La Banca Popolare Cinese ha annunciato un netto taglio dei tassi di interesse al fine di rilanciare l’economia del Paese. La banca centrale di Pechino ha abbassato sia l’indice di riferimento per famiglie e imprese a 10 anni che quello per il mercato immobiliare a 5 anni di 10 punti base. Una mossa del tutto inaspettata, giustificata però dalla situazione economica cinese.
Il Paese non ha ripreso a crescere agli stessi ritmi del periodo precedente alla pandemia e ha difficoltà a stimolare la domanda interna. Un maggiore accesso al credito dovrebbe permettere investimenti più massicci e facilitare uno dei pochi segmenti che sta funzionando: l’export. La strategia dovrebbe però rimanere quella degli ultimi mesi: l’esportazione di grandi volumi di prodotti a basso prezzo.
Il taglio a sorpresa dei tassi della Cina
Nella mattinata del 22 luglio la Banca Popolare Cinese, la banca centrale di Pechino che controlla la valuta della nazione asiatica, ha annunciato un taglio di 10 punti base agli indici che regolano i tassi di interesse. Quello a 5 anni, che è riferito soprattutto ai finanziamenti di aziende e famiglie, è passato dal 3,45% al 3,35%, mentre quello 10 anni, più concentrato sui mutui e sul mercato immobiliare, dal 3,95% al 3,85%.
L’obiettivo, stando a quanto detto dallo stesso comunicato della banca centrale, è quello di rafforzare la fragile ripresa economica della Cina. Si tratta però del secondo taglio dei tassi da febbraio e diversi analisti si sono detti incerti di quanto possa essere efficace. I mercati asiatici non hanno infatti reagito in maniera eccessivamente positiva alla decisione, con la Borsa giapponese di Tokyo in particolare che ha aperto in perdita di più di un punto.
Il piano del governo cinese per l’economia
Il taglio dei tassi della Banca popolare cinese è dovuto ai risultati deludenti dell’economia del Paese. Per la Cina la pandemia e le sue conseguenze sono durate molto più a lungo che per il resto del mondo. La politica Zero Covid ha penalizzato le aziende, obbligando a chiusure e misure di contenimento dei contagi mentre il resto dei concorrenti, soprattutto occidentali, riaprivano forti della protezione vaccinale. Abbandonata questa linea, il Paese si è dovuto subito scontrare con l’inasprimento della guerra commerciale con gli Usa.
Nel primo trimestre del 2024 il dato maggiormente positivo è stato quello delle esportazioni, nonostante i rapporti sempre più tesi con gli Usa ma anche con l’Ue. A un +4% di volume si è però coniugato solo un aumento del valore del 1,5%. Questo significa che il Paese ha esportato molti prodotti ma a prezzi molto bassi. Il taglio dei tassi va nella direzione di sostenere questa politica.
Una moneta debole, che sarà l’effetto principale oltre all’aumento della disponibilità del credito per aziende e famiglie, favorisce le esportazioni perché rende più semplice l’acquisto all’estero da parte di società che agiscono in Paesi con monete più forti. In un momento in cui sia la Banca Centrale Europea ma soprattutto la Fed americana non sembrano avere intenzione, almeno nei prossimi mesi, di tagliare a loro volta i tassi di interesse.