Bitcoin nella “tempesta perfetta”, persi miliardi in poche ore con il crollo delle crypto

Il calo del Bitcoin, dopo mesi di fiducia, si deve all'intrecciarsi di una serie di cause. Alcune riguardano il mercato delle crypto, ma c'entra anche Donald Trump

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 25 Febbraio 2025 13:35

Bitcoin in crollo dopo mesi di entusiasmo: la criptovaluta più famosa al mondo, dopo essere rimbalzata verso i 99.000 dollari, è scivolata a 91.000 dollari.

Una rottura degli equilibri di crescita che potrebbe spaventare gli investitori e invogliarli alla fuga, spingendo la crypto verso ulteriori perdite. Sono diverse le cause che hanno determinato il calo del Bitcoin, e c’entra anche lo zampino di Donald Trump.

Bitcoin in calo dopo mesi

Il momento critico, arrivato dopo quasi 90 giorni di scambi in un intervallo compreso tra 91.000 e 102.000 dollari, ha portato a perdite per almeno 1,2 miliardi di dollari nelle ultime ore. Il crollo del mercato del Bitcoin iniziato lunedì 24 febbraio si è aggravato durante le prime ore di martedì 25, portando il Btc a meno di 89.000 dollari (il livello più basso da metà novembre) per poi farlo rialzare.

I futures che replicano il bitcoin hanno registrato liquidazioni per oltre 530 milioni di dollari, mentre le scommesse su ether (Eth) hanno visto evaporare oltre 294 milioni di dollari.

Perché il crollo del Bitcoin

Preso atto della situazione, le domande capitali adesso sono due: perché il calo del Bitcoin arriva proprio adesso? E perché gli importi sono così importanti?

La realtà è che, dopo mesi di fiducia, il Bitcoin è crollato perché è finito al centro di una tempesta perfetta. Sono almeno cinque le tendenze che hanno affossato la criptovaluta che pareva inattaccabile.

A pesare sul calo del Bitcoin è il crollo del mercato tradizionale, dal momento che la correlazione di Bitcoin con le azioni amplifica le sue perdite.

Rallenta, poi, la domanda istituzionale tramite fondi negoziati in borsa (Etf) spot. Bitfinex ha segnalato deflussi per un totale di 552,5 milioni di dollari dagli Etf Bitcoin nella settimana conclusasi il 21 febbraio, segnando un trend costante di prelievi. Questa contrazione suggerisce che i grandi investitori stanno realizzando profitti o ridistribuendo il capitale a causa dell’incerto contesto di mercato.

Pesa, probabilmente, anche un certo sentimento “ribassista”: l’influencer delle criptovalute ed ex Ceo di BitMex Arthur Hayes ha fomentato i disfattisti con un post su X del 25 febbraio 2025. Hayes ha messo in guardia da un’imminente “città dei goblin” per il Bitcoin. Il termine, in gergo, segnala un grave crollo dei prezzi. Secondo Hayes i potenziali fattori scatenanti sono i fondi speculativi che detengono posizioni nell’iShares Bitcoin Trust (Ibit) di BlackRock.

L’ultimo probabile fattore è una certa stanchezza da consolidamento, ovvero la mancanza di slancio di breakout espone Btc alle vendite. Secondo gli analisti di Bitfinex, il consolidamento prolungato dopo 90 giorni di scambi ai massimi importi ha causato la mancanza di uno “slancio necessario per una rottura sostenuta e questo ha portato a un periodo di contrazione e consolidamento in quasi tutte le principali criptovalute”.

Cosa c’entra Donald Trump

Pesa anche la politica tariffaria di Trump, con i timori di inflazione che stanno allontanando gli investitori dagli asset rischiosi. I dazi si stanno rivelando un’arma a doppio taglio sotto molti profili. Ma c’è anche un altro elemento a pesare: durante la sua lunga e aggressiva campagna elettorale, Donald Trump aveva annunciato maggiore considerazione per le criptovalute da parte dell’amministrazione americana. Pochi giorni prima dell’insediamento, Trump ne aveva emessa addirittura una a suo nome, il $Trump. Questa meme coin si è però sgonfiata nel giro di poche settimane, facendo perdere denaro al grosso degli investitori, anche a causa del fatto che Trump stesso ha dichiarato di non conoscerne il funzionamento. È possibile che ciò abbia minato la fiducia di chi pensava che l’amministrazione Trump sarebbe stata paladina delle crypto senza se e senza ma.

E c’è anche dell’altro: “Nonostante la recente posizione pro-Bitcoin del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tre proposte statali per le riserve di Bitcoin sono fallite in Montana, North Dakota e Wyoming. La riluttanza ad adottare riserve statali di Bitcoin sottolinea i rischi politici, poiché i decisori politici evitano le accuse di speculazione con i fondi dei contribuenti”, ha affermato Valentin Fournier, analista presso Brn.