Arredo e illuminazione, calo del fatturato tranne che nel settore del lusso

Nel 2023 il settore di vendita di arredamento e illuminazione ha subito un calo del 2,8%, a causa, tra l'altro, delle tensioni geopolitiche. La fascia alta al contrario ha registrato aumenti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Questa settimana c’è la Milano Design Week, un’occasione imperdibile per gli amanti dell’arredamento, del design e anche dell’arte. Non c’è migliore occasione quindi per riflettere sui numeri di vendite dei mobili, perché ci sono dati interessanti e motivazioni ancora più sorprendenti, col settore del lusso che, al contrario di altre aziende, non vede periodi di magra.

Il panorama economico delle aziende operanti nel settore dell’arredo e dell’illuminazione ha subito una flessione significativa nel corso dell’ultimo anno, con un calo del 2,8% nel fatturato complessivo. Questa è la principale conclusione emersa dall’Osservatorio sul settore, recentemente realizzato dall’Area Studi di Mediobanca.

Fatturato in calo, l’impatto delle tensioni geopolitiche

Secondo i dati raccolti tramite un questionario condotto tra il 10 marzo e l’11 aprile su circa 330 imprese, il fatturato delle aziende partecipanti ha superato i 10 milioni di euro nel 2022, rappresentando il 60% dell’intero sistema del settore. Questo trend negativo nelle vendite era stato segnalato anche da Federlegno Arredo.

Le tensioni geopolitiche hanno giocato un ruolo determinante nell’andamento negativo delle performance economiche. In particolare, l’analisi evidenzia una diminuzione del 3,5% delle esportazioni, mentre le vendite nazionali hanno registrato una contrazione dell’1,7%. Questi dati hanno infatti un pieno riscontro rispetto alla situazione che si è creata pochi mesi fa nel Mar Rosso, dove le navi merci sono state costrette a cambiare rotta.

Un altro aspetto rilevante è rappresentato dalla pressione sui margini industriali, riscontrata dal 57,8% delle aziende intervistate. Inoltre, il 46,7% del campione ha evidenziato difficoltà nel reperire profili professionali adeguati, segnalando una problematica ricorrente nel settore.

Un ulteriore ostacolo individuato riguarda l’utilizzo della capacità produttiva. Il 44,4% delle imprese ha incontrato difficoltà nel massimizzare la propria produzione, attribuendo ciò al ridotto potere d’acquisto della clientela e a una domanda interna debole. L’inasprimento della concorrenza sui prezzi è un altro fattore che influenza negativamente le dinamiche di mercato.

La competizione sulla qualità sembra non rappresentare un’area di preoccupazione per la maggior parte delle aziende italiane, con solo il 4,4% delle imprese che individuano questo aspetto come problematico.

Le strategie di internazionalizzazione

Solo il 10% delle aziende intervistate possiede siti produttivi all’estero, prevalentemente operatori del segmento di alta fascia. La decisione di insediare stabilimenti oltreconfine è motivata principalmente dalla disponibilità di manodopera e materie prime a minor costo, asserita dall’80% delle imprese coinvolte.

Per il 40% di esse, inoltre, il vantaggio deriva dalla vicinanza ai mercati di approvvigionamento. Emerge, però, che il 60% di queste aziende lamenta difficoltà nell’assunzione di personale manageriale affidabile all’estero, mentre il 40% accusa il peso dell’eccessiva burocrazia, della distanza culturale con il Paese ospitante e ostacoli nel reperimento di risorse finanziarie.

Le esportazioni, tuttavia, rappresentano il 55% del fatturato. Le principali destinazioni dei loro prodotti sono l’Unione Europea (89,4% delle rispondenti), l’America del Nord (57,4%) e il Regno Unito (48,9%).

Per quanto riguarda i canali di distribuzione utilizzati per vendere all’estero, c’è una diversificazione: il 34% delle imprese privilegia i reseller finali specializzati, seguito dalla rete di vendita proprietaria e dagli intermediari importatori multimarca, entrambi utilizzati dal 31,9% delle aziende.

La decrescita non si vede nel settore del lusso

Nonostante la decrescita a livello globale, il settore dell’arredo e dell’illuminazione di alta gamma continua a dimostrare una notevole resilienza e una costante crescita. Nel corso del 2023, gli operatori di fascia alta hanno registrato un aumento delle vendite del 3,4%, di cui lo 0,7% generato dalle esportazioni.

Questi dati confermano il trend positivo che caratterizza questo segmento (e non si vede infatti solo nell’arredamento di lusso ma anche in altre categorie), capace di consolidare la propria posizione anche in periodi economicamente complessi.

Ciò si riflette anche nelle previsioni per il 2024: il 68% delle aziende di fascia alta si dichiara fiducioso riguardo a un ulteriore incremento delle vendite, un dato significativamente superiore al 48% delle altre imprese che non operano nel lusso. Questo ottimismo si estende anche alle prospettive di vendita all’estero, con il 68% di dette aziende che prevede una crescita delle esportazioni.