Energia, Antitrust minaccia rimborsi per un miliardo

Antitrust: se confermate le sanzioni, previsti rimborsi per 1 miliardo di euro ai consumatori sul caro-bollette per il settore energetico. Le aziende hanno già fatto ricorso

Foto di Francesca Secci

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 10 Aprile 2024 08:57

Una tempesta si profila all’orizzonte per le aziende del settore energetico, con l’Antitrust che minaccia di mandare avanti le pratiche di ammonimento per far pagare loro un conto salato per le presunte pratiche scorrette. L’avvertimento arriva direttamente dal presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), Roberto Rustichelli, intervenuto nella trasmissione “5 minuti” di Bruno Vespa.

Rustichelli: un miliardo di euro ai consumatori

Secondo Rustichelli, se la giustizia amministrativa non dovesse respingere il ricorso delle aziende condannate per aver alzato i prezzi delle bollette, queste si troverebbero a dover rimborsare i consumatori per una cifra che potrebbe superare il miliardo di euro.

Rustichelli ha precisato che le previsioni riguardanti i rimborsi sono prudenti, poiché si basano sulle bollette minime fornite da Arera e non su quelle medie dei circa 4,5 milioni di consumatori coinvolti nell’indagine.

Le accuse mosse dall’Antitrust riguardano il rialzo dei prezzi unilaterali delle bollette energetiche da parte di alcune aziende, nonostante la legge vieti esplicitamente tale pratica. Questo ha fatto drizzare le antenne dell’Agcm perché queste decisioni sono state apportate, per l’appunto, “Unilateralmente, e nonostante la legge lo impedisse, hanno alzato il prezzo che invece non doveva essere alzato”, ha affermato Rustichelli durante l’intervento televisivo.

L’Antitrust ha avviato indagini su un totale di 19 società del settore energetico. Di queste, 8 sono rientrate immediatamente, mentre altre 5 si sono impegnate a restituire un totale di 122 milioni di euro a 550mila consumatori.

Provvedimenti impugnati

Per altre 6 società (Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia), l’Autorità ha concluso i casi accertando pratiche commerciali scorrette, coinvolgendo circa 4,5 milioni di consumatori. Queste stesse aziende hanno impugnato i provvedimenti dell’Antitrust, e ora spetta alla giustizia amministrativa decidere sulle decisioni dell’Autorità.

L’Antitrust ha multato Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia con una sanzione totale di 15,64 milioni di euro. Queste sei società sono state ritenute responsabili di pratiche commerciali aggressive che hanno costretto i consumatori ad accettare aumenti nei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Queste pratiche sono state considerate in contrasto con la normativa di protezione derivante dall’articolo 3 del Decreto Aiuti bis, come ha sottolineato Rustichelli.

“Se Tar e Consiglio di Stato dovessero confermare” le decisioni dell’Antitrust, ha spiegato Rustichelli, “allora è una prova importante nei giudizi di rimborso di oltre 1 miliardo di euro”. Quelli presi dall’Antitrust, infatti, sono solo provvedimenti, perché non ha la facoltà di multare direttamente e di far rispettare la legge.

Nei limiti delle sue facoltà, l’Antitrust, può può invece adottare provvedimenti sanzionatori come l’ingiunzione di cessazione delle pratiche illecite o l’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie in caso di violazioni delle normative antitrust. Questi possono poi essere impugnati, e saranno infine gli orfani giurisdizionali (solitamente il Tar) a decidere.

Una nota importante è che il codice del consumo tutela anche le microimprese, che potrebbero a loro volta chiedere il rimborso se confermata la decisione dell’Antitrust. Infatti, Rustichelli ha suggerito che i consumatori, anche tramite le associazioni, dovrebbero presentare un reclamo alle aziende e richiedere l’applicazione del contratto e del prezzo stabilito nel contratto originale, che l’azienda ha modificato unilateralmente.