Addio a una storica banca, scompare l’istituto di credito

Ubs ha annunciato l'acquisizione del Credit Suisse, segnando la fine di un'era nel mondo bancario svizzero. Il ceo Ermotti rivela i dettagli del piano

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

L’annuncio dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs ha scosso il mondo finanziario, segnando la fine di un’era per entrambe le istituzioni. Il ceo di Ubs, Sergio Ermotti, ha presentato un piano ambizioso che porterà a notevoli cambiamenti nel panorama bancario elvetico.

In una nota diffusa ieri Ubs ha annunciato l’intenzione di «integrare completamente» Credit Suisse in Svizzera e che il marchio della banca acquisita scomparirà. Non sono state rivelate immediatamente le conseguenze dell’operazione sui posti di lavoro. «La piena integrazione rafforzerà i punti di forza che fanno di Ubs la banca leader in Svizzera», preservando al tempo stesso la concorrenza sul mercato elvetico, ha affermato in un comunicato il ceo Sergio Ermotti.

Il marchio Credit Suisse scomparirà gradualmente

Il piano di integrazione prevede una sforbiciata al personale svizzero, con la prevista eliminazione di 3.000 posti di lavoro. Inoltre, le attività svizzere di Credit Suisse verranno integrate completamente in Ubs, con la fusione legale programmata per il 2024. Il marchio Credit Suisse scomparirà gradualmente a partire dal 2025, segnando la fine di una delle banche più iconiche della Svizzera. Questi cambiamenti sono stati accolti positivamente dagli investitori, con il titolo di Ubs che ha registrato un aumento del 6% a 23,50 franchi svizzeri, raggiungendo i massimi dal 2008. Questo rappresenta un aumento del 35% rispetto all’annuncio dell’acquisizione.

Il gruppo guidato da Ermotti ha riportato nel secondo trimestre un profitto record di circa 29 miliardi di dollari, anche se gran parte di questo guadagno è stato generato dall’acquisizione di Credit Suisse, che ha prodotto un avviamento negativo di 29 miliardi di dollari. Tuttavia, il profitto è risultato inferiore alle aspettative degli analisti, che si attendevano 33,4 miliardi di dollari. L’utile ante imposte sottostante, escludendo l’avviamento negativo e le spese di integrazione, è stato di 1,1 miliardi di dollari, mentre l’indice di solidità patrimoniale (Cet 1 ratio) è stato del 14,4%.

Tagli al personale dopo l’acquisizione di Credit Suisse

La decisione di Ubs di integrare il Credit Suisse anziché scorporarlo è stata giustificata da Ermotti come la soluzione migliore possibile. Le analisi effettuate hanno confermato la necessità dell’acquisizione, sottolineando che Credit Suisse non avrebbe potuta sopravvivere da sola.
Come era stato previsto subito dopo l’acquisizione, il piano di esuberi è una parte significativa del processo di integrazione, la crisi delle banche infatti minaccia migliaia di posti di lavoro . Ubs prevede la riduzione di circa 3.000 posti di lavoro nei prossimi anni, di cui 1.000 legati all’integrazione della banca svizzera e il resto a causa della necessaria ristrutturazione. Dopo l’acquisizione del Credit Suisse, il gruppo ha visto aumentare il suo personale a quasi 120.000 dipendenti, di cui 39.000 in Svizzera. La riduzione dei costi coinvolgerà l’intera struttura a livello globale, con stime che indicano una possibile riduzione complessiva di 30.000-35.000 posti di lavoro.

Infine, Ermotti ha confermato che le sponsorizzazioni svizzere in vigore per entrambe le banche saranno mantenute fino alla fine del 2025. Questa mossa mira a garantire una transizione fluida durante l’assorbimento del Credit Suisse da parte di Ubs. L’acquisizione del Credit Suisse rappresenta un momento epocale per il mondo bancario svizzero, con Ubs che guarda al futuro con ambizione e determinazione mentre si prepara a diventare un gigante bancario ancora più grande.