Governo e banche sarebbero più vicini a un’intesa per delineare il contributo che gli istituti di credito dovranno dare al bilancio dello Stato nell’ambito della Manovra finanziaria per il 2026. Sembra ormai completamente escluso un ulteriore aumento dell’Irap rispetto a quello già previsto dal testo originale della legge di bilancio.
L’Esecutivo punta invece a un anticipo sulla liquidità delle Dta, un metodo già utilizzato nelle ultime due Manovre finanziarie per ricavare fondi dal sistema bancario senza gravare sui bilanci degli istituti di credito. Pronto un provvedimento anche per le assicurazioni, mentre ci sarebbe una timida apertura della Bce sulla norma che riguarda le riserve auree della Banca d’Italia.
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Il piano del Governo per le Banche in Manovra
Gli incontri della maggioranza a Palazzo Chigi degli ultimi giorni hanno escluso che l’aumento dell’Irap alle banche possa passare dal 2% previsto dal testo della Manovra al 2,5% chiesto dagli emendamenti presentati dalla Lega. È quindi passata la linea di Forza Italia, che ha premuto perché non venissero imposte nuove tasse agli istituti di credito.
L’Esecutivo non ha però rinunciato a ricavare nuovi fondi dal sistema bancario per coprire alcuni degli interventi proposti dal Parlamento. La soluzione sarebbe la stessa attuata nelle ultime due manovre finanziarie, l’anticipo di liquidità sulle Dta. Le banche hanno infatti a bilancio una serie di detrazioni fiscali e crediti verso lo Stato che prevedono di riscuotere nel prossimo futuro.
Sono sconti sulle tasse che il Governo chiederebbe alle banche di rimandare. In questo modo il gettito fiscale atteso per il 2026 aumenterebbe leggermente, mentre gli istituti di credito non dovrebbero modificare in negativo il loro bilancio, ma soltanto spostare i benefici dal 2026 agli anni successivi. Si tratta di un escamotage già utilizzato da Meloni nelle ultime due manovre finanziarie.
Il contributo delle assicurazioni
L’intervento ulteriore sulle banche dovrebbe portare nelle casse dello Stato tra i 250 e i 300 milioni di euro aggiuntivi, che finanzierebbero alcuni degli emendamenti più costosi presentati dalla maggioranza, come la sterilizzazione dell’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi.
L’esecutivo però vorrebbe ricavare in totale almeno un altro miliardo di euro rispetto a quelli preventivati, anche se il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe chiesto di non andare oltre i 18,7 miliardi di euro già preventivati durante l’elaborazione della Manovra finanziaria.
Un’altra possibile fonte di introiti potrebbero essere le assicurazioni. Come le banche, anche queste società subiranno un aumento delle tasse, ma il Governo starebbe puntando anche a un altro intervento. Ci sarebbe un’intesa con le associazioni di settore per una sanatoria sull’adeguamento dell’imposta per danni al conducente.
La questione delle riserve auree
Continua invece la discussione sulle riserve auree della Banca d’Italia. L’emendamento di Fratelli d’Italia che afferma che appartengono “Allo Stato in nome del popolo italiano” è stato segnalato e verrà quindi votato in Parlamento. Il Financial Times ha riportato una comunicazione della Bce, che afferma di essere stata consultata dalle autorità italiane su questo emendamento.
Il cambio normativo, secondo queste indiscrezioni, potrebbe essere accettato. La Banca centrale europea specificherebbe però che questo non significa che il Governo possa decidere di vendere le riserve auree, che servono invece a garantire la stabilità finanziaria del Paese in caso di forti pressioni.