Razzo cinese in caduta libera: quali sono i rischi per l’Italia

Tre traiettorie, tra quelle possibili, che interessano l'Italia, e la Protezione Civile ha stilato alcuni consigli da seguire in questi casi

Pubblicato: 30 Luglio 2022 19:48

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

L’Agenzia Spaziale Italiana ha fornito i dati aggiornati sul rientro incontrollato in atmosfera del secondo stadio del lanciatore spaziale cinese PRC-CZ5B, i cui detriti potrebbero cadere su aree abitate. Ecco quanto è emerso dal tavolo tecnico a cui hanno partecipato l’Asi, i rappresentanti dell’Ufficio del consigliere militare della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Centro Space Situational Awareness dell’Areonautica, del Ministero della Difesa – Covi, del Ministero degli Esteri, dell’Enac, dell’Enav, dell’Ispra e la Commissione di Protezione Civile della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, aperto dalla mattina del 28 luglio per monitorare la traiettoria del razzo.

Il razzo cinese colpirà l’Italia? Cosa sappiamo e quali regioni sono a rischio

Dai lavori tecnici, dichiarati conclusi da Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile, è emerso che è possibile escludere la caduta di uno o più frammenti del razzo cinese sul territorio dell’Italia. Nonostante questo, gli enti italiani continueranno a monitorare il rientro incontrollato del razzo cinese sulla Terra.

Tra le traiettorie possibili della caduta dei detriti del Long March 5B prevista per la tarda serata e la notte del 30 luglio, sono tre quelle che potrebbero interessare l’Italia. E in particolare il Centro e il Sud, coinvolgendo il Lazio, il Molise, la Campania, la Basilicata, la Puglia, la Calabria, la Sardegna e la Sicilia. Tuttavia, come già detto, appare improbabile che il lanciatore cada sulla Penisola. Secondo l’Agenzia spaziale cinese, i frammenti del razzo dovrebbero cadere nell’Oceano.

Cosa fare per proteggersi in caso di caduta di frammenti di razzi dal cielo

La possibilità che si verifichi un evento di questo tipo, con impatti sulla terraferma in aree abitate, è molto bassa. Dunque non esistono indicazioni precise in ambito internazionale per difendersi, anche in caso di attacchi di guerra.

La Protezione Civile ha tuttavia stilato un elenco di comportamenti di autotutela che la popolazione che si trova nei territori potenzialmente esposti all’impatto dovrebbe seguire in questi casi.

  • È improbabile che i detriti spaziali possano causare il crollo degli edifici, dunque stare al chiuso è più sicuro di trovarsi all’aperto. Meglio anche allontanarsi da finestre e porte vetrate.
  • I frammenti di un razzo potrebbero causare tuttavia danni ai tetti di abitazioni e altre costruzioni, perforandoli e bucando anche i solai sottostanti. In assenza di informazioni precise sulla vulnerabilità della propria casa, è sempre meglio rimanere nei piani più bassi.
  • I posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso di un eventuale impatto sono gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti, cioè quelli più spessi, o vicino alle colonne o alle pareti degli edifici in cemento armato.
  • È poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto, è dunque inutile alzare gli occhi al cielo alla ricerca di un segnale.
  • Alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero tuttavia sopravvivere all’impatto e contenere sostanze pericolose, come l’idrazina. Meglio, in caso di avvistamento, non toccare i detriti, rimanere a una distanza di sicurezza di almeno 20 metri e inviare una segnalazione alle autorità competenti.

Non è la prima volta che un razzo cinese rischia di colpire l’Italia, è successo anche l’anno scorso. Anche in quel caso non ci furono pericoli per l’Italia. Segno del fatto che si tende a fare allarmismo su problemi inesistenti e sottovalutare invece quelli che dovremmo affrontare con urgenza, come appunto quelli climatici, assenti o quasi dalle notizie date nei tg (appena l’1%).