Cosa sono gli otoliti che costringono Meloni a rimandare la conferenza stampa di fine anno

La premier ha effettuato una serie di esami per individuare la causa del malessere: cosa sappiamo sulla patologia che l’ha colpita tra Natale e Santo Stefano

Foto di Federico Casanova

Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Per la premier Giorgia Meloni il primo vero “Natale dei patrioti” (così lo ha descritto lei stessa nel messaggio di auguri diffuso sulle sue pagine social la sera del 24 dicembre) non è stato certamente il più facile da affrontare. Certo, quelle che sta vivendo la presidente del Consiglio sono ore alquanto complicate a livello politico, stretta tra la corsa contro il tempo per l’approvazione della legge di Bilancio e il Consiglio dei ministri che dovrà decidere sul destino del Superbonus edilizio: ma il grande nemico contro cui sta combattendo ha un nuovo nome e si chiama “sindrome otolitica“.

È questa infatti la causa del secondo rinvio in poche ore della classica conferenza stampa di fine anno, alla presenza dei giornalisti di tutte le testate più autorevoli a livello nazionale. Inizialmente era prevista tre giorni prima di Natale, poi è stata spostata alla mattinata di oggi (giovedì 28 dicembre) e infine rinviata al prossimo giovedì 4 gennaio. Ma cosa si sa sulla patologia di cui soffre Giorgia Meloni? Quali sono i sintomi? E le cause? Quali organi colpisce? E chi sono le persone più esposte a questa problematica? Cerchiamo di fare chiarezza e dare tutte le risposte.

Giorgia Meloni soffre della sindrome otolitica: di quale patologia parliamo e come le è stata diagnosticata

Dopo una settimana trascorsa tra i classici sintomi influenzali e una serie di tamponi per escludere di aver contratto una delle nuove varianti del Covid-19, la presidente del Consiglio sembrava essere in netta ripresa nelle ore tra Natale e Santo Stefano, vissute a Milano in compagnia della figlia Ginevra e dell’ex compagno Andrea Giambruno. Poi però, una volta rientrata a Roma, la leader di Fratelli d’Italia ha avuto una ricaduta, tornando ad accusare un forte senso di debolezza, accompagnato dalla comparsa delle vertigini. Così, nella mattinata di mercoledì 27 dicembre, Giorgia Meloni è stata visitata da un medico otorinolaringoiatria, che le ha diagnosticato la sindrome otolitica.

Come spiega l’Istituto superiore di sanità sul proprio sito ufficiale, si tratta di una patologia che causa la formazione di piccoli sassolini di ossalato di calcio nella parte interiore dell’orecchio, a livello del timpano. Questo materiale va ad interferire con la normale funzionalità delle cellule responsabili dell’equilibrio, che regolano ogni movimento del corpo umano inviando segnali al cervello: questo avviene attraverso un sistema sensoriale di ciglia e un liquido che prende il nome di endolinfa.

Quali sono i sintomi della sindrome otolitica che hanno costretto a letto la premier Giorgia Meloni

Le vertigini di cui sta soffrendo la premier sono dovute proprio all’azione dei sassolini di calcio, che si staccano dalla superficie interna dell’orecchio, si muovono liberamente e finiscono per stimolare in maniera erronea le ciglia sensoriali. Questa condizione viene descritta dai medici attraverso la dicitura di “vertigine posizionale benigna” o anche “vertigine posizionale parossistica“. Il primo aggettivo si riferisce ai cambi di posizione del corpo che scatenano i sintomi (da sdraiato a seduto, oppure da coricato ad eretto), mentre il termine “parossistico” indica la breve durata degli attacchi di vertigini, che di norma non eccedono i 60 secondi ma si manifestano con un’intensità molto accentuata e violenta.

A livello generale, la sindrome otolitica non viene associata ad altre malattie gravi o invalidanti e per questo i sintomi vengono classificati come “benigni” dalla comunità scientifica internazionale. Questo però non è un dato scientifico certo. Di conseguenza, come riportato da diversi studi prodotti in materia, è sempre bene svolgere alcuni esami specifici che possano escludere la compresenza di altri disturbi, tra cui i più frequenti sono i seguenti

  • sindrome di Meniere (patologia che colpisce l’orecchio interno, alterandone il normale funzionamento);
  • idrope sacculare (malattia che causa un aumento innaturale del volume di endolinfa nei canali preposti);
  • blocco della circolazione sanguigna all’interno di una delle arterie dell’orecchio coinvolto.

Una volta esclusa la possibilità che siano queste le cause del disturbo otolitico, è possibile prendere in considerazione altri fattori scatenanti che possono portare alla comparsa del senso di vertigini. Nello specifico, sempre osservando la letteratura scientifica prodotta in materia, vengono citati i traumi cranici o dell’orecchio, ma anche gli interventi chirurgici subiti nella medesima area, gli incidenti di vario genere (che siano di natura sportiva o automobilistica, solo per citare i più frequenti) e le infezioni generiche che vengono diagnosticate e curate dall’otorinolaringoiatria.

Come viene diagnosticata la sindrome otolitica e quali sono le manovre mediche per limitare i sintomi

Per confermare la diagnosi, lo specialista può eseguire la cosiddetta “manovra di Dix-Hallpike”, in cui viene esaminato il possibile nistagmo, ossia il movimento involontario anomalo degli occhi. Questa tecnica ha l’obiettivo di far spostare gli otoliti in una parte dell’orecchio in cui non portano alla comparsa delle vertigini. Per eseguire la manovra, il paziente si siede e inclina la testa di 45 gradi: poi, nel giro di pochi secondi, la abbassa lentamente fino a formare un angolo di circa 20 gradi tra la schiena e il lettino stesso, mantenendo sempre la stessa inclinazione della testa. Valutando i tempi in cui compare il nistagmo, si può stabilire se si tratta di “vertigine posizionale benigna” o se occorre percorrere altre strade tra quelle citate in precedenza.

Il trattamento del senso di vertigine causato dal distacco degli otoliti comprende alcune pratiche specifiche che consentono il riposizionamento dei sassolini in una sede non invasiva per il paziente. Quelle più conosciute e utilizzate sono la manovra di Epley” e la “manovra di Semont”. Sono entrambe efficaci e la scelta di eseguire l’una o l’altra dipende solo dalla decisione del medico e dalle capacità di mobilità della persona.

Queste due pratiche consistono in una sequenza ben precisa di movimenti della testa e di rapidi spostamenti da seduti a sdraiati. Durante le manovre, si verifica una vertigine violenta (che gli esperti chiamano “vertigine liberatoria”), con direzione opposta rispetto a quella che si manifesta durante le crisi. Inoltre, il paziente subisce un movimento involontario degli occhi. Se la manipolazione ha successo, il paziente guarisce e la vertigine scompare del tutto, altrimenti è necessario ripetere più volte la procedura. Di solito, il trattamento con farmaci non è raccomandato dal medico curante e anche il ricorso alla chirurgia è molto raro.