Il tema dell’immigrazione resta il principale terreno di frizione tra Francia e Italia, protagoniste in queste settimane di un duro scontro diplomatico riguardo i migranti della nave Ocean Viking. Dei 234 stranieri sbarcati a Tolone, 123 hanno ricevuto il “divieto di ingresso” da parte di Parigi.
E mentre il caso della Ocean Viking continua a montare e a Ventimiglia proseguono i controlli francesi a tappeto, l’Eliseo ritiene che ora sia necessario guardare avanti e proseguire la collaborazione con l’Italia. Considerazione che però non gli impedisce di accusare il nostro Paese, parlando di “brutto gesto” da parte del Governo Meloni.
Cosa è successo tra Italia e Francia
Nonostante la promettente telefonata tra i due presidenti Emmanuel Macron e Sergio Mattarella (“piena cooperazione in tutti i settori”), la crisi tra i due Paesi confinanti non sembra essere rientrata. “Le persone sbarcate a Tolone saranno detratte dal numero che accogliamo quest’anno” nell’ambito del meccanismo di solidarietà “con l’Italia”, fa sapere l’Eliseo, che in precedenza aveva deciso di sospendere l’accoglienza prevista di 3.500 rifugiati dall’Italia. Annunciando al contempo il “rafforzamento dei controlli alle frontiere” con il nostro Paese, schierando al confine 500 agenti.
Tutto questo ancor prima dello sbarco dei migranti a Tolone. La condotta italiana era stata definita “disumana” da Oltralpe e le autorità italiane “non professionali, poiché hanno lasciato 20 giorni” la nave della Ong Sos Méditerranée “senza comunicare nessuna decisione”. Una “scelta incomprensibile” da parte di Palazzo Chigi, secondo il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin, il quale ha chiesto anche a tutti gli altri Paesi partecipanti al Meccanismo europeo, in particolare alla Germania, di “chiudere le frontiere”.
Il “brutto gesto” italiano e il caso dei “dileguati”
La situazione, insomma, non è né semplice né rosea, complicata ulteriormente dal fatto che si sono dileguati 26 minori, sbarcati sempre dalla Ocean Viking, che erano ospitati in un centro d’accoglienza nel sud della Francia. Il Governo Macron è incalzato dagli attacchi della destra su questo tema e, di riflesso, riversa la sua elettricità nei confronti dell’Italia. E parla di “vilain geste” (“brutto gesto”) in relazione al rifiuto italiano di accogliere l’imbarcazione umanitaria, pur ritenendo “importante continuare la cooperazione e non fermarsi qui”.
La capogruppo del Rassemblement National, Marine Le Pen, si scaglia contro la gestione Macron: “Il nostro governo è umiliato dalla fuga di 26 minori, tutto è fuori controllo“. Le fa eco il leader di Reconquête, l’altro partito di destra, Eric Zemmour, che rivolge sarcastici complimenti al ministro Darmanin: “234 migranti, 26 minori sono fuggiti, 123 clandestini rilasciati. Totale: 149 sono già dileguati nella natura in una settimana, ovvero il 64%”. Dopo lo sbarco a Tolone i 234 sono stati condotti in un villaggio vacanze nel dipartimento di Var, trasformato in “centro d’attesa” extraterritoriale. I 189 adulti accolti sono stati tutti interrogati dall’Ufficio per la protezione dei rifugiati (Ofpra), che ha rifiutato l’accesso sul territorio francese ad altri 123 stranieri. Le persone ammesse sono invece 66. I conti, però, non tornano, e i tanto sbandierati controlli ferrei sembrano meno duri del previsto: all’interno del centro accoglienza sono rimasti solo 12 migranti.
Cosa intende fare l’Italia?
Subito dopo l’accusa di “brutto gesto” da parte francese, l’Esecutivo italiano ha convocato una riunione alla Camera presieduta da Giorgia Meloni. Tra le altre cose, sono emersi preoccupanti rapporti di intelligence sui flussi provenienti da Libia, Tunisia ed Egitto. In attesa del Consiglio europeo straordinario del 25 novembre, la Commissione Ue sta lavorando a un piano d’azione che potrebbe vedere la luce a giorni. Secondo il ministro Piantedosi, l’Italia “il sogno migratorio dei giovani dall’Africa deve essere gestito dall’Italia e dai Paesi da cui provengono, non dai trafficanti”.
Il ministro Guido Crosetto, da parte sua, ha posto l’accento anche sui flussi migratori provenienti dall’Est Europa. E ha ipotizzato una “fiumana” che potrebbe registrare fino a 7-10 milioni di “migranti invernali”, in gran parte ucraini in fuga dalla guerra e dal freddo patito a causa della distruzione delle infrastrutture nel loro Paese. Con i bombardamenti russi che non accennano a finire.