Portato a termine in questi giorni un maxi blitz dei Carabinieri di Udine che ha coinvolto diversi vini italiani, falsi DOP e IGP. Una frode sventata che ha coinvolto circa 30 soggetti diversi tra cantine, imprese agricole e ditte di trasporto.
Falsi vini DOP e IGP: le cantine perquisite
Nelle province di Udine, Pordenone, Gorizia e Treviso i Carabinieri del NAS di Udine ed i Funzionari dell’ICQRF (Ispettorato Repressione Frodi) – coadiuvati da militari e funzionari di paritetici NAS ed Uffici ICQRF, nonché da militari dei locali Comandi Provinciali dell’Arma – hanno dato esecuzione ai decreti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica di Udine nei confronti di circa una trentina tra cantine, imprese agricole, abitazioni e ditte di trasporto, nell’ambito di un’indagine tuttora in corso.
Il blitz è stato portato a termine per evitare che azioni ai danni dei consumatori venissero ancora commessi, assicurando inoltre la tutela della qualità delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche di prodotti agroalimentari, nello specifico nel settore vitivinicolo (vini DOP e IGP).
Si tratta di un settore che vale milioni di euro, volano per l’economia italiana, per cui gli accertamenti delle autorità ora sono volti ad acquisire elementi di prova relativi a possibili comportamenti fraudolenti, messi in atto nello specifico da una cantina della provincia di Udine.
Il reato contestato, in particolare, riguarda “la produzione e l’immissione in commercio di ingenti quantità di vini che, pur non costituendo un pericolo per la salute del consumatore, sono stati qualificati con più DOP ed IGP in violazione delle norme dei disciplinari […] l’ipotesi investigativa è che tali vini siano stati ottenuti parte con uve prodotte oltre i limiti massimi di resa e parte costituiti da vini di varietà, qualità e provenienza diversa da quella dichiarata”, si legge sul sito del ministero della Salute. Condizioni queste che fanno venire meno le certificazioni.
Quanto vale il mercato del vino in Italia
La tutela di un mercato importante come quello del vino ha una doppia valenza: salvaguardare i consumatori, prima di tutto, e proteggere un settore che assicura grandi introiti, grazie soprattutto all’export.
Basta pensare che, solo nel 2023, le esportazioni di prodotti Made in Italy sono aumentate del 18% secondo i dati Istat: un nuovo record dopo il massimo storico di 60,7 miliardi di euro registrato lo scorso anno grazie ai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio delle specialità italiane più venduti all’estero.
Ma non solo, da un’analisi di Coldiretti, il vino – tantissimi gli italiani tra i migliori al mondo – si conferma campione dell’export nel mondo, per un valore di 7,9 miliardi di euro nel 2022, grazie ad una crescita del 10% delle vendite all’estero.
Al secondo posto si piazzano la pasta e gli altri derivati dai cereali con 7,8 miliardi di euro mentre in terza posizione ci sono frutta e verdura fresche con 5,7 miliardi di euro di export, seguite dall’ortofrutta trasformata con 4,8 miliardi, formaggi a 4,4 miliardi di euro, l’olio extravergine di oliva a 1,8 miliardi, i salumi (0,9 miliardi).
Ma non solo, la cucina italiana è diventata un’attrattiva per i turisti, nonché principale voce del budget della vacanza in Italia, con oltre un terzo della spesa destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o souvenir enogastronomici in mercati, feste e sagre di Paese.
Si tratta – stando alle ultime stime – di un impatto economico che ha generato oltre 30 miliardi di euro nel 2023, divisi tra turisti italiani e stranieri che sempre più spesso scelgono il Belpaese come meta delle ferie per i primati a tavola.