Marocco, strane luci nel cielo prima del terremoto: cosa sono

Nel cielo sono stati avvistati prima degli strani bagliori, poi il terremoto che ha devastato il Marocco: come possiamo spiegare questo fenomeno

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel recente e devastante terremoto di magnitudo 6.8 che ha colpito il Marocco pochi giorni fa, emergono aspetti misteriosi che hanno attirato l’attenzione di molte persone. Numerose segnalazioni video sui social media hanno documentato la presenza di strane luci nel cielo, verificatesi poco prima del disastro sismico. Queste apparizioni hanno assunto forme diverse: alcune persone le hanno scambiate per lampi, altre per bagliori, e talvolta sono apparse come puntini luminosi. Tuttavia, l’osservazione di fenomeni luminosi prima di un terremoto non è affatto una novità, e le testimonianze risalgono addirittura all’antica Grecia.

Cosa sono le “luci sismiche”

Gli esperti del settore, fino ad oggi, non sono riusciti a giungere a una conclusione definitiva riguardo a queste misteriose luci che si manifestano prima dei terremoti. Il professor John Derr, un geofisico che ha lavorato presso l’US Geological Survey, ha sottolineato che si tratta di un fenomeno “decisamente reale”. Ha inoltre spiegato che l’avvistamento di queste luci sembra dipendere dall’oscurità e da altri fattori favorevoli.

Le segnalazioni di queste luci prima dei terremoti sono numerose, tanto che l’evento è stato conosciuto come “luci sismiche”. Questo fenomeno si è verificato anche nel 2023, quando la Turchia e la Siria sono state colpite da forti terremoti, e sono stati registrati numerosi video virali che mostrano la stessa situazione. Lo stesso si è verificato in Messico nel 2017, dopo un potente terremoto di magnitudo 7. Nonostante l’osservazione ripetuta di queste luci, la loro causa rimane un enigma e continua ad essere oggetto di studio da parte della comunità scientifica.

Le ipotesi sui bagliori

Alcuni fisici hanno avanzato l’ipotesi che una specifica classe di luci del terremoto, osservate nelle immediate vicinanze di una faglia, potrebbe essere associata alla formazione di archi elettrici provocati dal movimento delle linee elettriche. Secondo quanto riportato dall’Independent, il geologo giapponese Yutaka Yasui fu il primo a fornire prove fotografiche di questo fenomeno nel lontano 1973, documentando bagliori rossi e blu nel cielo nuvoloso durante una serie di terremoti che colpirono la città di Matsushiro nel 1965 e nel 1967.

Tuttavia, molti altri scienziati rimangono scettici riguardo a un collegamento diretto tra queste luci e i terremoti. Come afferma il sismologo John Ebel del Boston College in un’intervista al New York Times, “Non possiamo davvero dire quali di queste segnalazioni siano effettivamente vere e quali siano il prodotto dell’immaginazione“.

È interessante notare che queste luci del terremoto possono assumere diverse forme a seconda del tipo di terremoto. A volte vengono descritte come fulmini, in altre occasioni come fasce luminose nell’atmosfera simili alle aurore boreali, mentre in altri casi sembrano sfere luminose che fluttuano nel cielo o bagliori che emergono dal terreno come fossero fiamme. La loro natura e origine rimangono ancora oggetto di ricerca e discussione scientifica.

Quando si verificano maggiormente

Gli studi condotti dal professor Derr e dai suoi colleghi hanno analizzato 65 terremoti per i quali sono stati ritenuti affidabili i rapporti sulle luci sismiche. Queste ricerche hanno rivelato che nell’80% dei casi, queste luci si sono manifestate in concomitanza con terremoti di forte magnitudo, superiore a 5.0. La maggior parte delle volte il fenomeno è stato osservato poco prima o durante l’evento sismico, ed è stato visibile fino a 600 chilometri dall’epicentro del terremoto.

Uno studio del 2014 ha suggerito la possibilità che queste luci possano verificarsi nelle immediate vicinanze delle placche tettoniche. Altre teorie, come quella elaborata da Friedemann Freund, un collaboratore di Derr e professore a contratto presso l’Università di San Jose che ha anche lavorato per l’Ames Research Center della NASA, suggeriscono che durante l’accumulo di stress tettonici prima o durante un forte terremoto, alcuni difetti o impurità nei cristalli delle rocce possono rompersi istantaneamente, generando elettricità.

In questo contesto, quando enormi volumi di roccia, che possono essere centinaia di migliaia di chilometri cubi di rocce nella crosta terrestre, subiscono stress e movimenti dei grani minerali l’uno rispetto all’altro, si può creare un fenomeno simile alla generazione di elettricità. Queste cariche elettriche possono fluire dalle rocce sottoposte a stress verso le rocce non stressate, viaggiando a velocità elevate, fino a circa 200 metri al secondo.