In caso di attacco nucleare, l’Italia ha un piano di evacuazione? Se sì, cosa prevede e quali sono le procedure previste dalle autorità nazionali e internazionali per evitare il peggio e mettere al sicuro – quanto più possibile – persone e città?
Dei rischi legati al nucleare, purtroppo, si è tornato a parlare ultimamente per via delle minacce fatte da Putin all’Europa. Quanto è concreto che Mosca sganci le sue armi chimiche contro l’Occidente? Forse nemmeno i politologi più esperti potrebbero rispondere con esattezza a questa domanda, ad oggi. Perché da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, da febbraio a oggi, molti sono stati i colpi di scena (o per meglio dire di testa) che hanno contraddistinto la strategia bellica del Cremlino.
Cosa prevede il Piano nazionale per la gestione delle emergenze nucleari
Forse non tutti lo sanno, ma l’Italia ha già un “Piano di nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”, previsto dal decreto legislativo n. 101 del 31 luglio 2020, entrato in vigore e adottato con il Dpcm 14 marzo 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.112 del 14-05-2022.
Come specificato dal Ministero della Salute: “Ogni agente biologico potrebbe potenzialmente essere utilizzato come arma”. Tuttavia, concentrandoci sull’arsenale nucleare tattico, come le armi nucleari tattiche di Vladimir Putin, in caso di attacco con ordigni nucleari, la possibilità di ottenere una previsione, la più possibile esatta, dell’estensione dell’area distrutta e del fallout successivo, è fondamentale per la gestione dei soccorsi, per la salvaguardia della popolazione e delle squadre di intervento.
Al riguardo, la NATO ha adottato un documento di origine militare (STANAG 2103 e relativo manuale operativo ATP 45) che tramite alcuni parametri, da rilevare entro 15 minuti dall’esplosione, rende possibile la cercata previsione con una buona aderenza alla realtà. Detto documento costituisce comunque lo standard operativo comune dei Paesi dell’Alleanza Atlantica e del Partenariato per la Pace in materia, sia sotto il punto di vista militare sia sotto quello civile, diretto e coordinato dallo CEPC (Civil Emergency Planning Committee) che è uno dei Comitati nei quali è organizzata la NATO.
Per poter ottenere gli elementi necessari alla previsione, è necessario che fonti di informazione certifichino quanto avvenuto, diramando i seguenti dati:
- Tipo di scoppio (aereo, superficie, sotterraneo)
- Potenza dell’ordigno
- Località dell’esplosione
- Situazione meteorologica dei venti in quota.
Dai citati elementi, è possibile ottenere in pochi minuti una previsione di ricaduta e un’indicazione conseguente del territorio contaminato e, in seguito, dopo aver ottenuto le letture della radioattività presente, una carta più precisa, detta delle isointensità, utile per determinare tempi di percorrenza e transito, nonché possibilità ed impossibilità di uso del territorio.
Le autorità militari competenti sono poi tenuti a fornire i dati meteorologici necessari, sulla base di quanto stabilito dall’ ATP 45 (STANAG2103-NATO), il Ministero della Difesa raccoglie e fornisce poi al Ministero dell’Interno i necessari dati valutati sull’evento che, tramite la sua rete di rilevamento e gli Esperti in materia, fornisce a sua volta la mappa delle isointensità sull’intero territorio italiano.
Cosa fare in caso di attacco nucleare
La rapidità e la tempestività della risposta comunicativa è cruciale in un incidente CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico, Nucleare). C’è da dire, però, che il Piano nazionale si focalizza più sulle emergenze che possono nascere in ambito lavorativo, conseguenti a disastri naturali o a esposizioni, per cui è più che altro incentrato sulla gestione del rischio.
Alcune disposizioni, però, valgono per ogni tipo di allarme. Come dire, a prescindere che sia un incidente o un attacco a causare il disastro nucleare, le autorità – come sopra esposte – devono attivarsi per comunicare tempestivamente e procedere con un piano di evacuazione dell’area interessata.
Le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, qualora dovesse verificarsi un attacco, suggeriscono ai soggetti che si trovano nelle aree vicine di:
- tenersi sempre informati, ascoltando radio e tv per essere tempestivamente aggiornati sulle eventuali vie di evacuazione, sui rifugi temporanei e sulle procedure da seguire (vanno bene anche i social ma, ovviamente, i punti di riferimento devono essere solo pagine governative e fonti affidabili);
- in caso di evacuazione/fuga di sicurezza è necessario bloccare finestre e porte, spegnere l’aria condizionata, chiudere ogni presa d’aria ed eventuali canne fumarie;
- portare con sé forniture di emergenza, come una torcia e batterie extra, radio a batteria, kit di pronto soccorso e manuale, cibo e acqua;
- aiutare vicini e persone che potrebbero aver bisogno di assistenza speciale, in particolare neonati, anziani e persone con disabilità.
Gli effetti su una persona di un’esplosione nucleare dipendono comunque dalle dimensioni della bomba e dalla distanza della persona dall’esplosione, per cui essere tempestivi e mettersi in sicurezza in questi casi è fondamentale, perché riduce il rischio di complicazioni, conseguenti all’esposizione.