Brandizzo: Sigifer in cassa integrazione, incubo per gli operai

La comunicazione è arrivata alla prima assemblea con sindacati e lavoratori all'interno dell'azienda di BorgoVercelli, "scaricata" da Rfi dopo la strage di Brandizzo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La ditta Sigifer, per conto della quale stavano lavorando gli operai deceduti nei pressi della stazione di Brandizzo durante lavori di manutenzione sulla rete ferroviaria commissionati da Rfi, ha richiesto la cassa integrazione per un totale di 79 dipendenti. Dopo alcune settimane dalla tragedia, Rfi, su decisione del suo amministratore delegato, ha escluso la Sigifer dalla lista delle aziende autorizzate per appalti futuri. Questa mossa ha costretto l’azienda di Borgo Vercelli a richiedere la cassa integrazione per un periodo di 13 settimane, anche se è stata confermata la retribuzione per il mese di agosto.

Le organizzazioni sindacali Feneal Uil, Fillea Cgil e Filca Cisl Piemonte Orientale hanno espresso la necessità di una responsabilità condivisa da parte di tutti, compresi appaltatori e subappaltatori, nell’assicurare un futuro per queste 79 famiglie colpite dalla tragedia. L’impegno è quello di prevenire la creazione di problemi sociali e di preservare le competenze professionali coinvolte. Con la sospensione a tempo indeterminato dei lavori da parte di Rfi, ora ci sono 79 persone in meno a garantire la sicurezza delle nostre linee ferroviarie.

Cassa integrazione per 79 operai

La giornata di tensione e incertezza per gli operai coinvolti nell’incidente a Brandizzo è iniziata con un incontro mattutino presso la Cassa Edile di Vercelli. L’atmosfera era densa di silenzio, carica di tensione e pervasa da un senso diffuso di paura. Era evidente che tutti i presenti erano ormai rassegnati alla difficile situazione che si era venuta a creare. Alcuni dei manutentori presenti avevano espresso il desiderio di trovare impiego in un’altra azienda nel caso in cui Sigifer non fosse stata più in grado di mantenerli. Tuttavia, la rabbia accumulata ha finalmente trovato voce attraverso una voce isolata che ha gridato: “Non è colpa della ditta; i ragazzi avevano l’approvazione della scorta per lavorare. Come è possibile che ci lasciate tutti a casa?”. Un grido di frustrazione che ha dimostrato la crescente tensione e il desiderio dei lavoratori di poter continuare la propria attività.

Nel pomeriggio, i sindacati hanno presentato una richiesta all’azienda, cercando di avviare una procedura di cassa integrazione anticipata per tutti i dipendenti. Carlo Rivellino, il segretario Filca Cisl del Piemonte orientale, ha spiegato che Rfi aveva comunicato la sospensione dei lavori e che da lunedì sarebbe stata richiesta la cassa integrazione. Purtroppo, non è stato possibile ottenere un anticipo della cassa integrazione, il che significa che i 79 dipendenti dovranno affrontare una riduzione dei loro salari. Rivellino ha espresso la speranza che l’attività possa riprendere al più presto e che tutti i lavoratori possano essere riassunti.

Il provvedimento inviato da Rfi a Sigifer menziona una “sospensione dell’abilitazione” ai lavori, evitando di utilizzare il termine “revoca”. Tuttavia, non è stato specificato un termine temporale definito per il ritorno al lavoro, lasciando gli operai in uno stato di sospensione a tempo indeterminato. I manutentori avevano iniziato a sospettare qualcosa già il venerdì precedente, quando erano stati respinti dai tecnici di Rfi senza spiegazioni al cantiere dove avrebbero dovuto svolgere le operazioni. Massimo Coliandro, il segretario generale Fillea Cgil Torino e Piemonte, ha sottolineato l’importanza di istituire tavoli di discussione a tutti i livelli e ha chiesto a Rfi di assumersi la propria responsabilità nella situazione.

Beppe Manta, il segretario regionale della Feneal Uil, ha evidenziato che la colpa non può essere attribuita esclusivamente a Sigifer. Ha enfatizzato la necessità che il consorzio aggiudicatario, Glf, e Rfi, il committente che aveva una scorta ferroviaria, si assumano la loro parte di responsabilità nella situazione attuale. Manta ha sottolineato la sua speranza che, indipendentemente dallo sviluppo degli eventi, si trovi una soluzione che eviti ai lavoratori di perdere il loro posto di lavoro.

Inoltre, è stato comunicato che Sigifer garantirà il pagamento degli stipendi per il mese di agosto, ma non sarà in grado di anticipare la cassa integrazione. La situazione rimane quindi delicata per i dipendenti coinvolti, mentre si cercano soluzioni per affrontare la sospensione dei lavori e l’indagine in corso.

La sospensione da Rfi

La decisione di mandare gli operai in cassa integrazione è arrivata dopo che l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), Gianpiero Strisciuglio, ha deciso di escludere l’azienda dai cantieri e dalle operazioni sulla rete ferroviaria dell’azienda. Strisciuglio ha sottolineato che queste misure sono state adottate in risposta all’incidente e alla sua gravità.

Nel programma “Cinque Minuti” condotto da Bruno Vespa, Strisciuglio ha dichiarato che l’incidente avrebbe dovuto richiedere l’adozione di misure serie e drastiche, come appunto l’esclusione dai cantieri, e ha enfatizzato l’impegno massimo per evitare che tragedie simili possano ripetersi in futuro. «Ho promesso a mio figlio che suo padre lavorerà con il massimo impegno e il massimo rigore perché non accada mai più una tragedia come questa. La gente non può andare a lavoro e non tornare a casa», ha affermato Strisciuglio.

L’AD di Rfi ha evidenziato l’importanza delle attività di manutenzione per la sicurezza dell’infrastruttura ferroviaria e ha sottolineato che tali lavori devono essere eseguiti rigorosamente nel rispetto delle procedure e dei tempi stabiliti, «questa è una condizione fondamentale per garantire la sicurezza», ha affermato. Strisciuglio ha anche menzionato che ci sono indagini in corso per determinare il motivo per cui gli operai hanno iniziato i lavori prima dell’orario consentito, ovvero prima della mezzanotte.

A seguito della notizia, l’azienda di Borgovercelli ha risposto attraverso una nota dichiarando: «Sigifer non aveva e non avrebbe potuto avere alcun controllo sul traffico ferroviario o sul rischio di interruzione del traffico ferroviario, responsabilità che spetta esclusivamente al Committente.» Hanno sottolineato che la notte del 30 agosto non è stata fornita l’interruzione della linea, un requisito fondamentale per permettere loro di svolgere il lavoro in sicurezza. Hanno poi aggiunto che il committente ha permesso inizialmente ai loro operai di lavorare, per poi impedire loro di svolgere le mansioni senza alcuna comunicazione preventiva.

Inoltre, l’azienda ha affermato che solo successivamente il committente ha notificato la sospensione delle qualificazioni che permettevano a Sigifer di operare sulle ferrovie da trent’anni. Una risposta che mette in evidenza la sfida e la confusione nel contesto di quanto è accaduto e delle decisioni prese dai responsabili della sicurezza e dell’organizzazione dei lavori ferroviari.