Uber, lettera aperta contro il governo Meloni: “60 minuti per una corsa”

Uber protesta contro la bozza di decreto del governo: ecco cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

È scontro aperto tra Uber e il governo. Ne è la prova la lettera aperta pubblicata dal general manager di Uber Italia, Lorenzo Pireddu, inviata agli utenti. Un avvertimento in merito a ciò che sta per accadere. Un modo per riaccendere il dibattito in maniera forte, partendo dal basso, da chi subirà i maggiori disagi, sottolinea nel testo, ovvero gli utenti della piattaforma.

L’attesa per una corsa

Nella lettera aperta si legge come in Italia, tra qualche mese, l’attesa per un veicolo Uber potrebbe essere di 60 minuti. Nessun problema tecnico interno all’azienda, bensì una manovra politica. È quanto spiega Lorenzo Pireddu, che sottolinea come in Italia i cittadini rischino di ricevere un trattamento ben differente da quello che è garantito in tantissime città nel mondo.

“Siamo presenti in più di 15 città italiane, perché spostarsi con Uber non dev’essere un privilegio di New York, Parigi, Milano o Roma. Dopo le berline nere degli NCC, abbiamo aperto il servizio anche ai taxi, perché non siamo qui per dividere, ma per innovare”.

Il governo di Giorgia Meloni non sembra però interessato a risolvere la situazione, si legge. Parte qui l’attacco all’esecutivo, reo di star andando in direzione opposta a ciò che serve ai cittadini. Parole chiare, quelle del general manager, che spiega come il tempo d’attesa medio in Europa sia di 5 minuti per una corsa Uber: “Secondo una nuova legge, che potrebbe entrare in vigore tra qualche mese, il tempo obbligatorio di attesa in Italia per un utente sarà di 60 minuti”.

Nuovo decreto

Nel mirino di Lorenzo Pireddu c’è la bozza di decreto ministeriale che è stata presentata al ministero dei Trasporti di Matteo Salvini. Il general manager italiano di Uber si riferisce alla previsione di alcuni provvedimenti allarmanti, per la categoria.

Si cita il divieto di utilizzare ogni forma di disintermediazione per la stipula di contratti di trasporto connessi ai servizi. Spazio inoltre per l’obbligo per gli autisti di far trascorrere almeno 1 ora tra un cliente e l’altro.

Un passo indietro netto, spiega, che va a richiamare l’imposizione di quattro anni fa agli ncc di rientrare in rimessa tra una corsa e l’altra. Norma dichiarata poi anticostituzionale. Parla di divieti del tutto immotivati, a fronte di una carenza evidente e strutturale per quanto concerne il trasporto in Italia.

Se Roma vanta 7700 taxi e 1000 ncc, occorre sottolineare come Londra ne abbia da 20.000 a 100.000: “Tutto ciò a causa di un quadro normativo che non si è mai evoluto, dal 1992. Ne serve uno moderno, che possa rimettere al centro il cittadino, anche in vista di grandi eventi. Il Decreto Taxi prevedeva l’ampliamento delle licenze, che però non sono mai state emesse. Noi non siamo per la liberalizzazione ma per il monitoraggio dei flussi domanda-offerta, anche grazie ad applicazioni come la nostra e una risposta alla domanda di mercato crescente”.

Parole che si poggiano su numeri importanti. Nel 2023, infatti, l’app di Uber ha registrato in Italia 23 milioni di accessi. La volontà di cambiamento da parte di una certa generazione di utenti è dunque evidente. Il tutto senza escludere il mondo dei taxi. È stato infatti stipulato un accordo con uno dei principali operatori di Radio taxi in Italia, ha spiegato Pireddu, così da poter sfruttare la piattaforma.

L’auspicio, ribadisce, è che il ministero voglia aprire a una riforma complessiva del sistema, guardando al futuro: “In questo contesto, i provvedimenti attuativi quali Ren, Foglio di servizio e Decreto piattaforme presentati dal Governo alle categorie vanno, a nostro avviso, nella direzione opposta, tracciata ed emersa anche nella ricerca Swg, ovvero maggiori flessibilità e possibilità di accesso ai servizi, riduzione dei costi e incremento degli elementi innovazione”.