“Tsunami bianco” della cocaina dalla Francia: numeri mai visti

Dalla Colombia al Perù, passando per Africa e Caraibi: nuovi flussi di cocaina invadono la Francia: aumenta la violenza e il consumo

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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La Francia è invasa dalla cocaina. Lo hanno chiamato “tsunami bianco”, come un fenomeno quasi improvviso, un’onda anomala che minaccia il Paese. È quanto emerge dal rapporto 2025 dell’Ufficio antidroga francese, intitolato “Stato della minaccia legata al traffico di droga”. Si tratta di un documento confidenziale di oltre 60 pagine che fornisce tutti i dati aggiornati sui numeri di chi consuma droga e sulle principali rotte dei traffici illeciti.

Le principali rotte sarebbero ancora quelle da Venezuela, Honduras, Guatemala, El Salvador e Messico, dove nel 2024 si sono prodotte circa 4.000 tonnellate di cocaina. Il livello di produzione spiega anche l’elevato numero di sequestri e la quantità di sostanza intercettata, ma consente di comprendere un altro dato: l’aumento del consumo interno. La Francia mostra inoltre che, a fronte di un record di produzione e consumo, è cresciuto anno dopo anno anche il numero di omicidi e tentati omicidi.

Cocaina oltre ogni confine: le nuove rotte

La Francia possiede tutte le caratteristiche per essere un luogo centrale per la diffusione della cocaina: non solo ospita il più grande aeroporto europeo (ma non il migliore in Europa), ma vanta anche oltre 5.000 km di costa e una posizione strategica nel continente. Nel report “Stato della minaccia legata al traffico di droga” sono elencate diverse sostanze, tra cui la cocaina, che arrivano in Francia come luogo privilegiato di transito verso altre aree.

Le rotte nominate nel rapporto sono:

  • cannabis dal Canada e dalla Thailandia;
  • cocaina dalle Antille, dal Brasile, dall’Africa occidentale e dal Perù;
  • eroina dall’Afghanistan attraverso le rotte balcaniche, dall’Iran e dalla Turchia;
  • precursori chimici per la produzione di droghe sintetiche dalla Cina.

Secondo il report, lo scenario è piuttosto buio: tra il 2024 e il 2025 “la droga è entrata nel Paese attraverso tutte le frontiere con tutti i mezzi”. Ciò è dovuto al fatto che i trafficanti hanno diversificato i flussi, prendendo di mira vari aeroporti e autostrade. Non mancano rotte alternative, come i “cassetti di sicurezza” nascosti in diversi punti delle città, definiti a volte “Airbnb”.

Il boom di produzione

La necessità di tante nuove rotte non dipende solo dalla domanda di chi ne consuma di più, ma soprattutto dall’offerta. Nel 2024 la produzione globale di cocaina è esplosa: l’Ofast, l’agenzia francese anti-narcotici, stima quasi 4.000 tonnellate. A queste si aggiungono le 2.700 tonnellate prodotte in Colombia nel 2023 (+53% rispetto al 2022) e le 900 tonnellate del Perù. Nuovi trafficanti stanno espandendo le coltivazioni anche in Venezuela, Guatemala, Messico e altri paesi del Sud America.

Questi numeri hanno portato a un aumento del consumo interno, perché il prezzo della cocaina si è ridotto, rendendola più facilmente distribuibile. Un luogo di negoziazione è la Spagna, in particolare Andalusia e Catalogna, dove il prezzo all’ingrosso è compreso tra 15.000 e 20.000 euro al chilo, “storicamente basso” secondo le analisi dell’ufficio antidroga.

L’aumento della violenza

Con la crescita della produzione e del consumo, secondo l’Ofast è aumentata anche la violenza. Non si tratta soltanto di comportamenti individuali più aggressivi causati dall’abuso di cocaina, ma di violenza sul territorio legata a produzione, trasporto e vendita.

“È una lotta asimmetrica”, commenta il vicedirettore dell’Ofast, Christian de Rocquigny. “Livelli record di sequestro dimostrano la diffusa disponibilità di sostanze nel nostro Paese, che sta portando una minaccia crescente per la sicurezza, la salute dei cittadini e l’ambiente”, ha spiegato.

I gruppi criminali legati al narcotraffico usano la violenza per controllare il mercato. I dati più recenti su omicidi e tentati omicidi mostrano un aumento del 33% tra il 2021 e il 2024. Nel solo sistema del narcotraffico si contano 110 morti e 341 feriti nel 2024. Molte violenze avvengono soprattutto in città periferiche o di confine.

È una violenza “sotto contratto”, basata su tariffe che vanno da 2.000 a 10.000 euro per aggredire un inadempiente e da 5.000 a 10.000 euro per eliminare il leader di una rete criminale. Inoltre, questi gruppi sono esperti in aggressioni con armi automatiche e incendi dolosi, e spesso utilizzano i social per promuovere le loro capacità, fidelizzare clienti, reclutare manodopera e diffondere messaggi.

Tra le organizzazioni più temute ci sono la ’ndrangheta, la macro-mafia olandese-marocchina, i clan albanesi e balcanici e i cartelli sudamericani, tra cui il cartello di Sinaloa. Sempre secondo de Rocquigny, “queste organizzazioni, ricche, violente e agili, sfruttano le vulnerabilità della società francese e delle infrastrutture del Paese”. Insomma, un’onda anomala difficile da gestire, tanto che non esisterebbe una zona “pulita”, cioè non coinvolta nel narcotraffico.