Si è tornati in questi giorni a parlare in modo prepotente di ‘ndrangheta in Italia dopo il nuovo servizio di Report e dopo alcuni arresti eccellenti. Secondo il programma Rai di Sigfrido Ranucci, le radici della mafia calabrese avrebbero infestato anche l’Arena di Verona: a montare e smontare palchi e scenografie sarebbe stata per anni una rete di imprese che, secondo la Procura antimafia di Venezia, con un giro di fatture gonfiate, avrebbe arricchito le cosche Grande Aracri di Cutro e Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, tra le più potenti ‘ndrine calabresi.
Cos’è e come opera oggi la ‘ndrangheta, quanto è potente, di cosa vive e quanto vale il suo fatturato? L’ultima analisi della Dia, relativa al 2023, traccia un quadro chiarissimo.
Il caso della ‘ndrangheta a Verona: le ipotesi su Flavio Tosi
Si parla di nuovo di ‘ndrangheta. A Verona soprattutto. Secondo le informazioni raccolte da Report, per anni l’Arena di Verona si sarebbe retta sullo stesso sistema di malaffare messo in piedi dal noto imprenditore locale Giorgio Chiavegato, che con la sua azienda Eurocompany si è ripetutamente aggiudicato gli appalti relativi al montaggio e allo smontaggio delle scenografie e dei palchi nell’Arena. Tra le diverse accuse mosse a Chiavegato c’è quella delle fatture false: sarebbero proprie queste fatture gonfiate ad aver permesso alla ‘ndramngheta di riciclare denaro.
La novità, però, sono i presunti legami con la politica locale, in particolare con il leghista Flavio Tosi, sindaco di Verona dal 29 maggio 2007 al 27 giugno 2017.
A fornire agli investigatori i dettagli di questo sistema criminale è stato il collaboratore di giustizia Domenico Mercurio, che avrebbe gestito le fatture false per conto di Chiavegato. “Ogni mese io porto 150mila euro in contanti dentro una busta – ha raccontato Mercurio – Chiavegato divide il denaro: il 25% lo mette da parte per le spese delle campagne elettorali per conto di Tosi. Del restante 75% lui si tiene una parte; una parte la dà ai politici che dentro al Comune truccano le gare d’appalto a favore di Eurocompany, e infine una parte va a Elio Nicito e a Casali”.
Ma si parla di ‘ndrangheta anche perché, nel giorno dell’anniversario dei 41 anni dall’omicidio del procuratore Bruno Caccia a Torino per mano delle ‘ndrine, ben 126 persone sono state rinviate a giudizio davanti al Tribunale di Crotone perché coinvolte nell’indagine “Glicine Acheronte”, che avrebbe portato alla luce un comitato politico affaristico, legato in alcuni casi alle cosche di ‘ndrangheta, in grado di condizionare le amministrazioni pubbliche locali e regionali, orientare il voto, decidere nomine e appalti.
Dov’è diffusa e perché è la mafia più pericolosa
Tra tutte le mafie, la ‘ndrangheta ha una radicata presenza in Calabria e in Italia ma anche una profonda ramificazione globale. Rappresenta la più potente organizzazione criminale al mondo, presente in 32 Paesi, di cui 17 in Europa, ma pochi ne conoscono la pericolosità fuori dall’Italia.
In Europa molti ancora la considerano soltanto un fenomeno folcloristico italiano, mentre in altri Paesi è solo un fenomeno criminale minore, eppure opera in quei territori facendo affari milionari.
La ‘ndrangheta è organizzata gerarchicamente: al vertice c’è la “provincia” o il “crimine”, nella provincia di Reggio Calabria, a quelli che vengono indicati come “mandamenti”, che insistono sulle tre macroaree storiche: la ionica, la tirrenica e il centro, all’interno delle quali operano le ‘ndrine, come nelle restanti province della Calabria e nelle regioni di proiezione. Una mafia la cui struttura trova il suo punto di forza nella fedeltà alle origini, alla tradizione, all’assetto di tipo familistico, “che ne ha impedito la trasformazione in un’asettica multinazionale del crimine”.
Ma allo stesso tempo un’organizzazione improntata alla massima flessibilità e ad un’elevata capacità operativa. “Una struttura di tipo unitario con un organo di vertice che appare nel contempo moderna e arcaica, poiché fa delle regole antiche, dei gradi, delle prassi, delle formule, dei giuramenti, dei santini bruciati ed intrisi di sangue, un elemento di solida coesione, in cui ogni sodale si riconosce e che percepisce come unicum” si legge nell’ultima relazione semestrale della Dia, riferita a un anno fa, al periodo gennaio-giugno 2023. Recenti operazioni di polizia hanno inoltre confermato il ruolo di potere assunto anche da figure femminili nella gestione degli affari, in assenza di mariti e padri in stato di carcerazione.
Una holding internazionale capace di colonizzare l’Italia e il mondo
Cos’è dunque la ‘ndrangheta, oggi? Che potere ha davvero? Chiara Colosimo, Presidente della Commissione parlamentare antimafia che ha incontrato i giornalisti a fianco di magistrati e forze dell’ordine dopo la visita della Commissione a San Luca, Comune nuovamente commissariato per la mancanza di candidati sindaci alle ultime elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno, ha evidenziato come la ‘ndrangheta sia la più pervasiva e insidiosa delle criminalità organizzate, che si caratterizza per la sua espansività sul piano nazionale ed internazionale. Se volessimo sintetizzare con due termini un po’ giornalistici, ha detto, parleremmo di “una holding internazionale capace di colonizzare l’Italia e il mondo“.
Una criminalità organizzata particolarmente dedita e con un ruolo di primato mondiale nel traffico internazionale di droga ma che non ha abbandonato le tradizionali attività predatorie – estorsioni e usura in primis – e che ha aggiunto a questo un’infiltrazione estesa nel tessuto economico-sociale. “Abbiamo di fronte imprenditori vittime, imprenditori compiacenti e imprenditori propriamente mafiosi”. Fortemente radicata a livello territoriale in Calabria, ma presente nel mondo: un vero e proprio antistato, insomma.
Evidente la spiccata capacità della ‘ndrangheta di tessere rapporti con la politica e in generale con gli apparati amministrativi. Le modalità con cui questo avviene sono quelle di sempre: il voto di scambio politico mafioso. Invece, di nuovo, c’è la scelta di candidare direttamente esponenti che magari vengono “inventati dalla criminalità organizzata e diventano parte integrante della cosa politica”.
Cos’è e come funziona oggi la ‘ndrangheta
La vecchia ‘ndrangheta, dunque, non esiste quasi più. Ne esiste invece una forma rinnovata, cosmopolita, globale, finanziaria e imprenditoriale, che riesce ad allungare le mani potenzialmente ovunque, ma in maniera meno violenta di un tempo. Oggi le mafie sono perfettamente integrate nel settore degli affari, soprattutto grazie alla disponibilità di ingenti capitali accumulati con le attività illecite. Un elemento delle mafie che invece non muore mai è il senso di “empatia e prossimità verso la comunità di cui fanno parte”. A confermarlo proprio il report della Dia.
Il Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, in occasione dell’audizione che si era tenuta un anno fa, il 21 giugno 2023, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere, ha sottolineato come “molti pensano che le mafie siano espressione di tessuto economico debole e arretrato, una sorta di riflesso della povertà di quelle realtà. La realtà dimostra invece che le organizzazioni criminali sono espressione e strumento di accumulazione della ricchezza economica e di raffinati processi di espansione speculativa“.
La ‘ndrangheta oggi è capace di generare, si legge ancora nel report della Direzione investigativa antimafia, qualsiasi impulso economico o finanziario in grado di agevolare le operazioni di money laundering, cioè il riciclaggio di denaro, e di reimpiego di beni ed altre utilità di provenienza illecita.
La disponibilità di ingenti capitali derivanti dal ruolo rilevante della ‘ndrangheta nel narcotraffico internazionale, unita ad una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico, le hanno permesso di consolidare rapporti con le più importanti reti criminali internazionali.
Il ruolo della tecnologia negli affari mafiosi
Da questo punto di vista, la cattura di Matteo Messina Denaro e il dissolvimento di una rete di protezione affidata ai pizzini chiude simbolicamente un’epoca. “Sono sistemi raffinati e profondi che, peraltro accanto ai pizzini, hanno imparato a governare i mercati che si reggono sulle reti digitali”. Sono infatti le nuove tecnologie digitali, precisa il Procuratore, “il cardine organizzativo delle reti criminali, non solo delle reti mafiose”. Queste rappresentano “un moltiplicatore della capacità operativa delle reti criminali. In generale, le organizzazioni criminali mafiose vivono nel cyberspazio, che piegano a fini più diversi”.
Sempre meno violenza fisica, quindi, e sempre più strategie di silenziosa infiltrazione e azione di corruzione palese. In questo contesto, l’uso della tecnologia assume un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali, che con sempre maggiore frequenza utilizzano sistemi di comunicazione crittografata, app di messaggistica come Whatsapp, che offre ormai anche la possibilità di messaggi che si autodistruggono dopo poco, i cosiddetti messaggi effimeri, e tutti i social Meta, da Facebook a Instagram.
Da cosa guadagna di più
Droga
Di cosa vive la ‘ndrangheta? Prevalentemente di droga. Grazie alla connivenza con i cartelli criminali che a livello transnazionale continuano a gestire il traffico di stupefacenti, a volte gestito con nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web, soprattutto nella fase dello smercio. Questo aspetto di internazionalizzazione, prosegue la Dia nella sua analisi, si manifesta a tutti i livelli, anche grazie ai piccoli negozi di quartiere, in qualche caso appaltati a manovalanza straniera per compiti meramente esecutivi.
La cocaina è l’affare più redditizio, perché ancora c’è molta richiesta in Europa e nel mondo occidentale e la ‘ndrangheta porta in Europa circa l’80% della coca mondiale. Piccola curiosità: la mafia calabrese è stata inclusa solo nel 2008 dagli Stati Uniti nella lista nera delle 75 organizzazioni di traffico di droga più pericolose.
Palese la proiezione internazionale dei traffici di stupefacenti della ‘ndrangheta, i rapporti con fornitori di cocaina del Centro e del Sudamerica – soprattutto Colombia, Brasile, Ecuador e Panama – e con organizzazioni paramilitari attive nel settore come il clan del Golfo in Colombia, come hanno portato alla luce le operazioni “Sunset”, “Eureka” e “Gentleman”.
A livello strategico, la propensione internazionale si manifesta con la capacità di stringere rapporti con i maggiori narcotrafficanti stranieri per attivare nuovi canali di approvvigionamento dei carichi di stupefacenti. Peraltro, l’attenzione delle consorterie criminali si rivolge anche alla illecita realizzazione di altri affari criminali, tra cui la commercializzazione di prodotti petroliferi.
Riciclaggio
La mafia calabra è fortissima anche nell’attività di riciclaggio in diversi Paesi europei, in particolare Francia, Germania e Portogallo, mediante l’acquisto di beni di lusso e l’avvio di attività nei settori della ristorazione e dell’autolavaggio, grazie anche al coinvolgimento di cittadini cinesi.
Si è avuta poi ulteriore conferma della proiezione ultra regionale, in particolare Milano e Lombardia, della cosca Bellocco così come già segnalato nel precedente semestre. Stesse considerazioni valgono per l’Emilia Romagna, con la presenza delle cosche crotonesi e reggine. Si conferma il ruolo di potere assunto da figure femminili che gestiscono gli affari in assenza di mariti e padri in carcere.
Appalti pubblici
Come sempre, la ‘ndrangheta ha una presenza massiccia anche all’interno dei consorzi che si occupano della gestione degli enti pubblici. Sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa, solo nel 2023, ben 3 comuni in Sicilia, 2 in Calabria, 2 in Campania e 1 in Puglia.
Il ruolo del porto di Gioia Tauro
Un capitolo a sé riguarda lo snodo del porto di Gioia Tauro, essenziale nelle dinamiche che interessano il settore della droga, che fanno della ‘ndrangheta un partner fidatissimo per le organizzazioni criminali omologhe del Centro America e del Sudamerica, che riforniscono l’Europa di coca. Discorso simile per gli Stati Uniti e il Canada, dove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta.
Negli ultimi anni anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta una tappa sempre più importante per i suoi traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono stati i primi Paesi a finire nel mirino delle mafie, diventando cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia.
Non a caso, la famiglia ‘ndranghetina forse più potente della Calabria arriva propria da Gioia Tauro: i Piromalli. Si tratta di una ‘ndrina calabrese tra le fondatrici della ‘ndrangheta calabrese, presenti sul territorio da più di 100 anni. Secondo la Dia, sono la più grande e influente cosca dell’Europa occidentale, con più di 400 famiglie membri e diverse migliaia di affiliati.
A quanto ammonta il fatturato della ‘ndrangheta
Come ha ricordato il magistrato Nicola Gratteri, la ‘ndrangheta è l’unica mafia presente in tutti i 5 continenti ed è anche “l’unica in grado di andare in una foresta amazzonica e comprare un chilo di cocaina con un principio attivo del 98% o del 99% a 1.000 euro, mentre le altre mafie lo comprano a 2mila o 2.500”.
Sul piano economico, il Pil della ‘ndrangheta vale più di una finanziaria: oggi, il suo fatturato è pari a qualcosa come 55 miliardi di euro. Motivo per cui, a ragione, viene considerata la mafia più ricca e potente d’Italia e una delle più danarose e rilevanti del mondo.