Ci sono alcune cose che non tornano nell’ultimo testamento olografo di Silvio Berlusconi. Le 15 righe scritte a mano dall’ex premier durante uno dei momenti più critici della sua malattia, poco prima di entrare al San Raffaele a gennaio del 2022, lascia aperte delle possibilità di impugnazione da parte degli erede, scongiurate solo dall’unità della famiglia e dalle chiare volontà del Cavaliere. La prima all’occhio è l’assenza del più piccolo dei figli, Luigi, che non viene citato nella richiesta del padre di lasciare parte dell’eredità a Marta Fascina, Marcello dell’Utri e al fratello Paolo. Un legato di un totale di 230 milioni di euro.
Il testamento olografo di Berlusconi
“Cara Marina, Piersilvio, Barbara e Eleonora” scriveva di suo pugno Silvio Berlusconi, senza citare Luigi. “Sto andando al San Raffaele se non dovessi tornare vi prego di prendere atto di quanto segue: dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni a:
1) Paolo Berlusconi: euro 100 milioni
2) a Marta Fascina: euro 100 milioni
3) a Marcello dell’Utri: euro 30 milioni”.
L’omissione del figlio più piccolo sarebbe stata una dimenticanza data dalle precarie condizioni di salute del Cavaliere e dal momento di concitazione prima del ricovero, ma tanto basterebbe a Luigi Berlusconi per sottrarsi in teoria dal legato e non contribuire alle quote da versare, 46 milioni di euro. Chi è vicino alla famiglia assicura però che il suo contributo non è in discussione e che non avrebbe nessuna intenzione di esimersi dalle volontà del padre (qui abbiamo spiegato come vengono suddivise le quote Fininvest). (qui abbiamo spiegato chi pagherà i legati).
I legati
A suscitare qualche dubbio sulla legittimità delle somme destinate a Marta Fascina e a Marcello Dell’Utri, più che al fratello Paolo il cui legato è confermato dalla scrittura del 2020, sarebbe la frase “se non dovessi tornare” (qui abbiamo spiegato chi pagherà i legati).
Secondo diversi esperti, Berlusconi avrebbe potuto vincolare le sue volontà in quel momento alla possibilità di morire in ospedale e quindi, una volta tornato a casa, quel testamento olografo potrebbe aver perso validità, visto che sarebbe interpretabile come legato a un evento che non si è verificato.
Interpellata da ‘Repubblica’, l’avvocato Roberta Crivellaro ha spiegato che potrebbe essere “un elemento di potenziale debolezza. Sembra una condizione interpretabile come un ‘se dovessi mancare’, ma una lettura restrittiva e meramente letterale potrebbe mettere in discussione i legati a Fascina e Dell’Utri. Quello al fratello è più solido, essendo già stato espresso in passato”.
A differenza delle altre due lettere contenenti il suo lascito (del 2006 e del 2020) entrambe consegnate dallo stesso Berlusconi al notaio Roveda, inoltre, l’ultima del 2022 è rimasta in un cassetto di Villa San Martino fino a quando il 5 luglio sarebbe stata portata da Marta Fascina allo studio del professionista, che l’ha messa a verbale come “busta non sigillata”. L’ex premier avrebbe avuto più di un anno di tempo per renderla formale e registrarla, ma così non è stato.
Tra le anomalie del testamento di Berlusconi, c’è anche la ripetizione della somma di 100 milioni da destinare al fratello, già indicata nel documento del 5 ottobre 2020 che all’epoca il fondatore di Fininvest consegnò di persona fiduciariamente al notaio Arrigo Roveda. In teoria la doppia indicazione potrebbe essere letta come un raddoppio della cifra, ma in famiglia c’è la sicurezza che Paolo Berlusconi non avrebbe nessuna pretesa di ricevere 200 milioni di euro.