Telegram, Pavel Durov rilasciato su cauzione da 5 milioni di euro: le accuse

Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, è stato rilasciato in Francia con la condizionale dopo essere stato arrestato per 12 capi d'accusa su reati commessi sulla piattaforma

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 28 Agosto 2024 23:51

L’amministratore delegato di Telegram, Pavel Durov, è stato rilasciato in Francia in libertà condizionale dopo quattro giorni di detenzione. Il fondatore del social russo è stato arrestato con dodici capi d’accusa, dall’abuso sessuale su minori al traffico di droga, reati che sarebbero stati commessi utilizzando la sua piattaforma. Il miliardario nato in Russia ma con cittadinanza francese è stato scarcerato a seguito del pagamento della cauzione di 5 milioni di euro, ma non potrà lasciare il Paese.

La cauzione di Durov

In Francia la custodia cautelare può durare fino a un massimo di 96 ore dall’arresto, che per Durov è avvenuto nella giornata di sabato 24 agosto, sulla pista dell’aeroporto di Bourget, a nord di Parigi.

Il fermo scadeva dunque nella serata del 28 agosto e l’imprenditore è stato trasferito nel primo pomeriggio di mercoledì al tribunale di Parigi.

“Un giudice istruttore ha posto fine alla detenzione di Pavel Durov da parte della polizia. Sarà in tribunale per una prima apparizione e un’eventuale incriminazione”, è quanto recitava un comunicato dell’ufficio del procuratore di Parigi.

In seguito all’udienza di convalida, due giudici istruttori hanno incriminato Durov per una serie di reati legati alla criminalità organizzata e lo hanno rilasciato con la condizionale al pagamento di 5 milioni di euro.

Secondo quanto annunciato dal procuratore di Parigi, Laure Beccuau, in una nota, oltre alla maxi cauzione, l’ordine di sorveglianza giudiziaria emesso dal tribunale prevede anche l’obbligo di presentarsi alla polizia due volte alla settimana e di non oltrepassare i confini della Francia.

Le accuse

Da quanto risulta dall’attività di indagine realizzata fin qui degli inquirenti, Durov sarebbe stato ritenuto complice dei reati commessi attraverso Telegram perché reiterati sulla piattaforma da lui fondata e per la mancata collaborazione con le autorità nella fornitura di documenti sulle inchieste relative ad attività criminali, come il traffico di stupefacenti o la diffusione di immagini pedopornografiche.

Per questo Durov è chiamato a rispondere adesso a 12 capi di imputazione relativi ad altrettanti crimini:

  1. complicità con la criminalità organizzata per l’amministrazione di una piattaforma online che permette transazioni illegali;
  2. rifiuto di comunicare su richiesta delle autorità informazioni e documenti necessari alle intercettazioni;
  3. complicità nel possesso di immagini di minori a carattere pornografico;
  4. complicità nella diffusione, nell’offerta o nella messa a disposizione di un’organizzazione criminale di immagini pedopornografiche;
  5. complicità nell’acquisizione, il trasporto la detenzione e la cessione di sostanze stupefacenti;
  6. complicità nell’hackeraggio di sistemi informatici;
  7. complicità in truffa organizzata;
  8. associazione a delinquere per commettere un crimine punito da almeno 5 anni di reclusione;
  9. riciclaggio di proventi illeciti;
  10. fornitura di crittografia per scambi riservati fuori dagli standard di legge;
  11. e 12. fornitura e importazione di un sistema di messaggistica criptata senza dichiarazione di conformità.

Stando a quanto riportato dall’agenzia France Presse, sulla base di rivelazioni di fonti investigative vicine all’inchiesta giudiziaria, il 39enne è indagato anche per gravi violenze contro uno dei suoi figli, nato nel 2017: il Tribunale dei minori avrebbe aperto un fascicolo in seguito alla denuncia che sarebbe stata presentata dalla mamma nel 2023 in Svizzera, dove la donna ora vive con il bambino, ma il fatto si riferirebbe a quando il piccolo era a Parigi.

Sulla vicenda il Wall Street Journal ha rivelato che Durov incontrò nel 2018 il presidente francese Emmanuel Macron e in quell’occasione respinse la richiesta di spostare la sede legale del suo social media a Parigi.

Secondo quanto rivelato dal quotidiano americano, nel 2017 il fondatore di Telegram sarebbe stato anche al centro di un’operazione di spionaggio organizzata dai servizi segreti francesi in collaborazione con quelli degli Emirati Arabi Uniti, dove si trova la sede sociale dell’app ‘Purple Music’.

Durov, inoltre, avrebbe mantenuto strette relazioni anche con la Russia e fonti ucraine avrebbero parlato di un suo recente incontro con il capo del Cremlino Vladimir Putin.