Riforma Rai, scontro Governo-Ue: televisione pubblica a rischio?

Il testo della riforma Rai è contestato dall’opposizione, che denuncia la concentrazione di poteri e il rischio di ingerenza politica

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Da venerdì 8 agosto si applica l’European Media Freedom Act, il regolamento europeo sulla libertà dei media. Si tratta di un testo che coinvolge direttamente gli interessi italiani, istituendo nuove norme per proteggere il pluralismo e l’indipendenza dei media. Secondo l’opposizione, il governo ha cercato in fretta e furia di abbozzare la riforma della Rai per evitare di scontrarsi con le nuove regole europee.

Il testo della riforma Rai contiene il sistema per svincolare la nomina del consiglio di amministrazione della Rai. Il contenuto è fortemente contestato perché, secondo l’opposizione, accentrerebbe il potere in capo al governo. Inoltre l’opposizione fa notare il rischio di sanzioni per le nuove regole europee, ma il centrodestra ha immediatamente risposto che si tratta solo delle “solite bugie di sinistra”.

Il testo della riforma Rai: cosa cambia

Un comitato ha avuto il compito di elaborare un testo base per uniformare le proposte depositate per adeguare le norme italiane all’European Media Freedom Act (EMFA). Questo testo include 13 articoli: si parla di canone, del ruolo dell’influencer e di governance.

Secondo l’opposizione si tratta di un “testo irricevibile”, e si punta il dito sull’assetto del consiglio di amministrazione della Rai. Secondo la riforma:

Sei membri saranno nominati dal Parlamento, con la maggioranza dei due terzi nei primi due scrutini, e con maggioranza semplice a partire dal terzo scrutinio (escludendo le opposizioni). Il settimo membro resta invece nominato dall’assemblea dei dipendenti.

Dietro la decisione ci sarebbe un tentativo di superare il blocco della nomina del presidente, situazione in cui ci si trova in questo momento: per nominarlo occorrono anche i voti della minoranza. La riforma, però, cambia tutto: basterà la volontà della maggioranza per decidere.

Inoltre, nel testo viene ampliata la durata in carica del presidente del consiglio di amministrazione, che passa da 3 a 5 anni con lo scopo di “aiutare la programmazione”.

Le critiche dell’opposizione: a rischio la libertà della Rai

Secondo l’opposizione, il testo conferirebbe pieni poteri ai partiti di governo, permettendo loro di nominare tutti i consiglieri di amministrazione e il presidente della Rai. Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, aggiunge che l’elezione del presidente con la sola maggioranza assoluta già al terzo scrutinio è “un compromesso al ribasso che, di fatto, apre la strada a un controllo politico pieno su questa figura di garanzia”.

Per il centrodestra, il testo è perfetto e dichiara che ci sono solo luci, rimandando a settembre il periodo degli emendamenti. Il centrosinistra invece rimanda indietro il testo e parla di una riforma che “punta all’occupazione politica della Rai”.

Le opposizioni, in una nota congiunta con i rappresentanti di Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5 e Unione degli Studenti, hanno messo in luce tutti i dubbi sul testo proposto. Mancherebbero procedure e criteri trasparenti, non si garantisce un monitoraggio esterno efficace e manca del tutto la definizione delle risorse economiche.

Perché c’è o non c’è il rischio di sanzione dall’Ue?

Il testo della riforma Rai, dal punto di vista dell’opposizione e delle associazioni per la libertà di stampa, appare soggetto a possibili sanzioni del nuovo regolamento dell’Unione Europea. Se si guarda al testo, che porterebbe la Rai sotto il completo controllo della maggioranza al governo, è chiaro che si rischia di limitare la libertà dei media e della Rai stessa.

Dopotutto, all’interno dell’European Media Freedom Act sono presenti norme per proteggere l’indipendenza dei media e vietare qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali. In altre parole, e in particolare per i media pubblici, l’EMFA punta a evitare che gli organi di informazione siano strumenti a scopi politici.

Per fare questo, è necessario che i membri dei consigli di amministrazione, come quello della Rai, siano selezionati con procedure trasparenti e non discriminatorie. Così mentre l’Europa festeggia la messa in vigore di una legge definita storica, in Italia ci si scontra sul testo base che, secondo l’opposizione e le associazioni, viola tali principi di trasparenza e libertà del media Rai.

In caso di sanzione, la decisione del governo ricadrà sui cittadini. L’opposizione la chiama “Telemeloni tax”: si tratterebbe di una sanzione da pagare per rispondere alle necessità del governo di restare a controllare la Rai per un tempo anche più lungo rispetto a quello attualmente in vigore.