Rai, dalla Francini alla Marcuzzi: programmi cancellati e bilanci in rosso

Equilibri fragili in casa Rai, dove si dice addio a tre programmi: ecco la situazione post Amadeus e il dubbio costante sui bilanci

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 19 Aprile 2024 20:54

Non è di certo un momento facile per la Rai, che sta fronteggiando una trasformazione in parte obbligata da altri. Si sta parlando molto di pressioni dall’alto, più volte negate dall’Ad Roberto Sergio e, allo stato attuale, in pochi sembrano essere certi del proprio posto. Lo dimostra la decisione di fare piazza pulita di tre programmi in un colpo solo.

Rai, programmi cancellati

Dopo l’addio di Amadeus, ufficialmente passato al Nove, la Rai sembra essere piombata in una fase di caos. Si sta parlando ripetutamente del rischio di perdere altri volti noti, il cui allontanarsi dalla rete pubblica porterebbe di certo un buco di ascolti.

Si apre così un quadro complesso da analizzare. Per alcuni soggetti, com’era Fazio e com’è Ranucci, non si può di certo parlare di un rapporto facile e sereno con il governo di Giorgia Meloni. Al tempo stesso, però, dovervi rinunciare crea un annoso problema in chiave ascolti e, in ultima misura, bilancio.

L’agitazione è evidente in Viale Mazzini, dove si è deciso di cancellare Forte e Chiara, programma condotto da Chiara Francini. Il motivo? Ascolti ben al di sotto delle aspettative. Ecco la comunicazione della Direzione Prime Time: “Il progetto pensato con finalità sperimentali, pur veicolando valori importanti e originali, non ha prodotto risultati auspicati”.

Un disastro tale da non mandare in onda neanche la terza e ultima puntata. Un boccone amaro difficile da digerire per la conduttrice, che ufficialmente però nega il flop.

Altro giro e altra donna posta dinanzi al giudizio implacabile degli ascolti e del gusto Rai. Si tratta di Alessia Marcuzzi, anche se in realtà a essere posto sotto analisi scrupolosa è soltanto Boomerissima. Clima più sereno intorno alla presentatrice, a differenza di quanto si sospetta in merito alla collega.

Non ci sarà una terza stagione, a causa di ascolti non disastrosi ma in calo. Si preferisce dunque non investire in un progetto che non offre garanzie bastevoli. Per la Marcuzzi ci sarebbe però spazio per un nuovo format da testare, nuovamente su Rai 2.

Nel clima attuale, c’è da ritenersi fortunati nel rientrare nelle grazie della Rai e dell’esecutivo. Non è infatti cosa facile. Lo sa bene Ranucci, querelato da Gasparri. A rischiare sarebbe anche Tv Talk, storico programma di Massimo Bernardini su Rai 3. Lo riporta Dagospia, che getta luce in realtà più sul conduttore. Potrebbe non venir rinnovato ma, in sua assenza, non è chiaro se si tenterà di sostituirlo o si opterà per la cancellazione di un pezzo di storia recente della televisione pubblica.

Il bilancio Rai

Sembra essere tornati alla fase di lancio di Mediaset, con il nuovo che avanzava e tentava di gettare in un angolo i palinsesti Rai. Warner Bros. Discovery sta tentando l’assalto con i nuovi nomi, confermati e corteggiati, su Nove. Al resto però ci sta pensando la stessa rete pubblica.

La crisi del bilancio non è di certo una questione da addossare al governo Meloni, sia chiaro. Ha però senza dubbio un peso, soprattutto perché ora pare stia venendo a mancare l’appeal di un tempo.

Pubblicato il bilancio nell’estate del 2023, L’Espresso dedicò un’attenta analisi alla condizione economica dell’azienda. Il risultato? Tra il 2001 e il 2021 il gruppo Rai ha accumulato perdite per 520 milioni di euro. Guardando al deficit complessivo, però, la cifra totale aggiornata a poco meno di un anno fa era di 691,5 milioni.

La società convive con i problemi economici, che si potrebbero anche chiamare disastri. Riceve 1,7-1,8 miliardi di euro dal canone, più di 500 milioni di euro dalle pubblicità, di media, e poi i contributi governativi. Tutto ciò però non basta, considerando anche come tra le tante uscite ci siano i contributi pubblici ai quotidiani, che ricevono somme reindirizzate dalla quota canone.

Una situazione che prima o poi si sarà costretti a fronteggiare. Un vaso di Pandora che si teme di scoperchiare, soprattutto perché l’unica soluzione potrebbe essere la privatizzazione. Un concetto che, in generale, non infastidisce Meloni in linea generale. Si ricorda in merito la legge Gasparri del 2004, che prevedeva una quotazione in borsa, con disponibilità sul mercato di una fetta minoritaria.

Berlusconi, al tempo al governo, rinunciò al progetto, che avrebbe comportato di certo una ridotta presenza politica negli uffici dell’azienda radiotelevisiva. Chi può dire che questo esecutivo non sia disposto a salutare questo “privilegio”.