La Camera ha approvato la proposta di legge sul diritto all’oblio oncologico. Il testo, passato all’unanimità, dovrà ora essere esaminato anche dall’Aula del Senato per completare il suo iter. Fin dal lancio della proposta si era auspicato l’ok definitivo entro il 2023.
L’obiettivo dei promotori è quello di assicurare che “alla guarigione clinica da una malattia oncologica corrisponda la possibilità di esercitare i propri diritti, in condizioni di uguaglianza rispetto al resto della popolazione”. Ecco di cosa si tratta e cosa cambia nel concreto (intanto arriva la rivoluzione sui tumori con un test del sangue per la diagnosi precoce).
Cos’è l’oblio oncologico e cosa cambia ora
Il provvedimento licenziato da Montecitorio contiene le norme per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche. Nel testo l’oblio oncologico viene infatti definito “il diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire informazioni né essere oggetto di indagini sulla propria pregressa condizione patologica“.
L’uguaglianza degli ex pazienti affetti da tumori davanti alla legge cui si fa riferimento nel testo riguarda anche l’accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi, nonché alle procedure di adozione di minori. La vigilanza sull’applicazione delle nuove norme viene attribuita al Garante per la Protezione dei dati personali. In pratica, per una persona guarita da una patologia oncologica da più di 10 anni senza episodi di recidiva non è ammessa la richiesta di informazioni relative allo stato di salute. Tale periodo è ridotto della metà (5 anni) nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del 21esimo anno di età (intanto uno studio italiano rivela il punto debole di uno tra i tumori più temuti).
Cosa prevede il testo approvato dalla Camera
La proposta di legge dispone che le informazioni sulla patologia oncologica “non possono essere acquisite neanche da fonti diverse dal contraente”. Non solo: qualora tali informazioni siano comunque nella disponibilità dell’operatore o dell’intermediario, “non possono essere utilizzate per la determinazione delle condizioni contrattuali”. Le medesime condizioni valgono anche per l’accesso alle procedure concorsuali che prevedono l’accertamento di requisiti psicofisici o riguardanti lo stato di salute dei candidati.
Anche per quanto riguarda l’adozione e l’affidamento di minori, chi indaga sui potenziali genitori o affidatari non potrà pretendere di conoscere il loro stato di salute. Stesse regole anche per l’accesso a procedure concorsuali, anche qualora esse prevedano l’accertamento di requisiti psicofisici o concernenti lo stato di salute dei candidati: non si potranno richiedere informazioni relative allo stato di salute concernenti patologie oncologiche con gli stessi paletti specificati per gli altri casi.
Sostegno bipartisan
Il provvedimento sull’oblio oncologico è stato sostenuto da vari partiti, sia di maggioranza sia di opposizione, tra cui Lorenzo Guerini (Pd), Cristina Rossello (Forza Italia), Vanessa Cattoi (Lega) e Dieter Steger (Autonomie). Secondo Patrizia Marrocco, deputata di Fratelli d’Italia e firmataria del testo, è stata vinta “una battaglia di civiltà che permetterà ad ogni paziente oncologico guarito di poter vivere una vita normale senza nessuna discriminazione, una norma che permette all’ex paziente di non dichiarare più la malattia”.
Soddisfatta anche la segretaria del Pd, Elly Schlein: “Milioni di persone guarite dal cancro non saranno più discriminate quando dovranno stipulare un’assicurazione, accendere un mutuo o adottare un minore. Una buona notizia, un passo avanti per il Paese”. Sulla stessa linea anche il commento di Maria Elena Boschi (Italia Viva), che ha lanciato la proposta di legge: “Ci sono oltre un milione di persone che sono guarite da una malattia oncologica per la scienza, eppure hanno un trattamento diverso quando devono chiedere un mutuo per comprare casa, un prestito per acquistare un’auto o addirittura se vogliono essere padre e madre chiedendo l’adozione di un bambino. Una vera e propria ingiustizia che la nostra legislazione ha tollerato. Ora abbiamo la possibilità di fare un passo in avanti. Questa legge per ciascuno di noi ha un nome e un volto, perché ogni famiglia ha fatto esperienza di una malattia oncologica”.