Inimicarsi la Francia in Europa non è certo stata una mossa vincente da parte di Giorgia Meloni, soprattutto a fronte della posta alta in gioco oggi: i soldi che l’Ue dovrebbe inviare all’Italia. Non è proprio arrivata a Bruxelles dicendo ai Paesi Membri “è finita la pacchia” (come aveva promesso in campagna elettorale), ma il gioco di forza – mal gestito – della nuova premier potrebbe farci perdere delle risorse che – adesso più che mai – risultano fondamentali per la ripresa. Ma andiamo con ordine.
Indice
Sale la tensione tra Italia e Francia sulla questione migranti
Le cause dei rapporti tesi tra Francia e Italia oggi sono da ricercarsi nella gestione dei flussi migratori in Europa. La decisione di negare l’accesso ai porti italiani alle navi delle Ong che soccorrono i migranti, presa da Meloni in violazione delle leggi internazionali, ha sollevato tensioni tra Roma e Parigi nell’ultima settimana.
Alcune di queste persone, bloccate in mare in condizioni di salute critiche e considerati soggetti a rischio, sono state poi fatte scendere, ma le cose non sono migliorate con l’approvazione nuovo decreto del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha stabilito – per i prossimi sbarchi – che l’Italia applicherà un approccio “selettivo” nel decidere chi può essere accolto e chi no. Chi non si qualifica come “vulnerabile”, in pratica, dovrebbe lasciare le acque italiane e dovrebbe essere curato dallo “Stato di bandiera”, secondo queste nuove regole.
Al di la di quelle che sono le proprie posizioni al riguardo, che siate favorevoli o meno a questo tipo di approccio, è innegabile che si tratti di una posizione esclusivamente politica. Se si decide di trattenere in mare, in condizioni di disagio, 35 persone, a fronte di più di 200 che invece sono state fatte scendere (è quello che è successo con Humanity1 e Geo Barents), è chiaro che lo stop di poche decine di persone non risolve il problema dell’immigrazione.
Su questo punto, però, il nuovo esecutivo non sembra sentire ragioni. Da qui la decisione di far giungere in Francia la nave Ocean Viking, gestita da SOS Mediterranee, con a bordo 234 persone, tra cui 57 bambini, molti di età inferiore ai quattro anni. Anche in questo caso, non rispettando quelli che sono i diritti e i doveri stabiliti dal diritto internazionale e europeo.
Alla nave il governo francese ha concesso uno “status eccezionale” per attraccare al porto militare di Tolone ma l’insistenza del governo italiano a non farsene carico è stata definita “un comportamento inaccettabile” dal ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin. “La Francia si rammarica profondamente che l’Italia abbia deciso di non comportarsi come uno Stato europeo responsabile nell’affrontare questa questione”, ha poi riferito lo stesso ai media locali. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha replicato etichettando come “sproporzionate” questa reazione. Il governo di Parigi, di tutta risposta, ha invece ribadito che ci saranno delle conseguenze (a partire dai prossimi giorni, per esempio, verranno ripristinati i controlli alle frontiere).
Migranti: quello che il governo Meloni non dice
Sulla questione migranti ha detto la sua in più occasioni Tajani (che già ha fatto discutere di sé per alcune frasi decisamente fraintendibili sul fascismo, ve ne abbiamo parlato qui). Il ministro, in merito a quanto successo in questi giorni, ha accusato i paesi europei di non aver fatto molto nell’ambito del programma di ridistribuzione dei migranti all’interno dell’Ue, aggiungendo che delle 8.000 persone che dovrebbero essere distribuite dall’Italia, solo 117 richieste di queste sono state prese in carico ad oggi.
In separata sede, anche il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi (di quali siano i suoi programmi ve ne avevamo già parlato qui) ha criticato la presa di posizione da parte francese, replicando che la Francia ha finora accolto solo 234 migranti mentre l’Italia ne ha accolti 90.000. C’è però un dettaglio, se così si può definire (visto la portata dei numeri), che i due esponenti del governo Meloni si sono dimenticati forse di dire. Probabilmente, in quanto a primo porto sicuro, l’Italia accoglie un numero maggiore di migranti rispetto a molti altri Paesi (se si escludono però quelli più a nord, che al momento stanno gestendo un flusso migratorio dall’Ucraina imparagonabile). Tuttavia, per quanto riguarda le richieste di asilo, l’Italia fa molto meno rispetto alla Francia.
L’accordo di Dublino prevede che i migranti debbano chiedere asilo nel paese di ingresso, quindi dovrebbe esserci una certa proporzione tra il numero di persone che sbarcano e quello che viene poi effettivamente accolto in Italia. Ebbene, così non è, e basta dare un’occhiata ai dati (aggiornati costantemente sul sito del Parlamento europeo e consultabili qui, al link diretto):
- le richieste di asilo in Italia nel 2021 sono state 53.610 contro le 120.685 delle Francia (e le oltre 190 mila della Germania);
- nel 2020, anno della pandemia, l’Italia ha gestito meno di 27 mila richieste (26.940 per la precisione) contro le 93.200 della Francia e le quasi 122 mila della Germania;
- negli anni pre emergenza sanitaria, quando quindi c’erano meno restrizioni e blocchi, le richieste di asilo in Italia sono state 43.700 (in Francia 151.070 e oltre 165 mila in Germania).
Quello che succede spesso, infatti, è che i migranti arrivano in Italia e non chiedono asilo, e questo viene in qualche modo tollerato. Molti irregolari poi lasciano i centri di accoglienza, fanno perdere le loro tracce e nella gran parte dei casi si muovono verso i confini, spesso in Germania, Spagna e in Francia, dove poi fanno richiesta di asilo e vengono effettivamente accolti.
Inoltre, nell’ultimo anno, i rifugiati in Italia sono stati 144.862 su una popolazione di 59.109.668, mentre in Francia 499.914 su una popolazione di 67.749.632 abitanti. Ancora, la sproporzione è evidente.
I soldi che ora l’Italia rischia di perdere
Nonostante i numeri sopra esposti, la Francia è da tempo il nostro principale alleato in Europa, infatti aveva promesso di aiutare il governo italiano ricorrendo al cd. meccanismo di solidarietà, ovvero facendosi carico di più persone tra quelle arrivate con gli sbarchi nelle nostre coste. In cambio, però, Parigi aveva chiesto il rispetto del trattato di Dublino, ovvero un maggiore impegno nella gestione e presa in carico delle richieste d’asilo.
L’impegno, però, non è stato mantenuto da Giorgia Meloni, che al contrario ha deciso di inimicarsi subito uno dei Paesi che ci aveva garantito sostegno. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le cose si complicano, e la dove ci serve una mano ora siamo soli. La riforma del diritto d’asilo in Ue, che avrebbe fatto comodo all’Italia, probabilmente salterà. Viste le tensioni sull’argomento, difficile che uno dei Paesi Membri si faccia avanti per aiutare chi (noi) ha deciso di abbondare la strada delle trattative e fare il pugno duro.
In termini economici, inoltre, essere soli in Ue è un problema. Prima di tutto perchè i soldi in ballo sono tanti: ci sono gli aiuti in arrivo con il PNRR, che dipendono dal rispetto di alcune condizioni e impegni, quindi se e l’Italia commetterà anche solo un passo falso (un errore, un ritardo, un’irregolarità) difficile che la cosa passi inosservata a un tavolo dove persino il principale alleato, la Francia appunto, ora non ci appoggia più.
Poi c’è la riforma del patto di stabilità europeo: il debito pubblico italiano ha sempre fatto storcere il naso a Bruxelles, improbabile che si arrivi a concordare nuove condizioni ottimali ora, con facilità, vista l’ostilità del governo di Parigi che, al contrario, pare adesso avere molte riserve nei confronti dell’Itali. “L’Italia scarica la sua responsabilità sui suoi vicini e sugli amici francesi”, ha dichiarato Olivier Véran, portavoce governo francese ai media, etichettando poi le decisioni prese sul fronte migranti “unilaterali, inaccettabili e ingiuste” e definendo Giorgia Meloni “la grande perdente di questa situazione”.
Infine, c’è da dire che, dopo aver spinto sul tetto al prezzo dell’energia, Meloni si è inimicata proprio la Francia, che è il secondo fornitore di energia elettrica dell’Italia.