Inchiesta Liguria, spunta l’intercettazione ad Aldo Spinelli su 30 milioni arrivati cash

In Consiglio regionale se ne sono dette di cotte e di crude dopo che è stata respinta la richiesta di mozione di sfiducia del governatore Toti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Nonostante il suo posto nel Consiglio regionale della Liguria sia vuoto da tre settimane, il presidente della Regione Giovanni Toti, agli arresti domiciliari, continua a resistere alle pressioni. Le richieste di dimissioni avanzate da centrosinistra e M5s non hanno trovato riscontro nel centrodestra, che è riuscito a rinviare il voto su una mozione di sfiducia nei suoi confronti.

Nel frattempo sono emersi nuovi dettagli sull’interrogatorio a Paolo Signorini di lunedì 27 maggio, dove avrebbe dichiarato: “Toti telefonava per velocizzare rinfuse”.

Caos in Consiglio regionale: respinta la votazione per la mozione di sfiducia contro Toti

Tutti i gruppi d’opposizione hanno deciso di lasciare i lavori del Consiglio regionale della Liguria dopo che la proposta di convocare immediatamente un ufficio di presidenza per calendarizzare la votazione di una mozione di sfiducia contro il presidente della Regione Liguria sospeso, Giovanni Toti, è stata respinta. Giovanni Toti è agli arresti domiciliari dal 7 maggio con l’accusa di corruzione.

Gli esponenti di FdI hanno ripetutamente chiesto la fine delle polemiche legate all’inchiesta Liguria mentre Stefano Mai, capogruppo della Lega, ha definito “truppe cammellate” i manifestanti presenti sugli spalti a favore della mozione di sfiducia, provocando ulteriori tensioni che hanno portato il presidente dell’assemblea, Gianmarco Medusei, a minacciare l’intervento delle forze dell’ordine. Ferruccio Sansa ha criticato l’operato del presidente dell’assemblea, paragonandolo a un arbitro controverso. Fabio Tosi, capogruppo M5s, ha sottolineato l’urgenza di convocare l’ufficio di presidenza per calendarizzare la mozione. Luca Garibaldi, capogruppo PD, ha denunciato un problema democratico nell’aula, affermando che la legislatura è ormai conclusa.

La tensione in aula è salita durante la discussione, culminata con un acceso confronto fuori dall’aula tra Ferruccio Sansa, capogruppo della Lista Sansa, e Brunello Brunetto, consigliere della Lega. Durante la seduta, Luca Garibaldi, capogruppo del PD, ha definito Veronica Russo, consigliera di Fdi, “erede del fascismo”, provocando una forte reazione tra i banchi della maggioranza.

Prima di affrontare il tema delle dimissioni, Toti dovrà confrontarsi con i suoi alleati nel centrodestra, cosa che potrà fare solo da uomo libero. Fino a quel momento, persisterà la resistenza passiva, irritando diverse componenti politiche.

Situazione giudiziaria e strategie legali

Mentre la Commissione antimafia ascolta il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, sugli aspetti relativi all’indagine per corruzione, si allungano i tempi per il deposito dell’istanza di revoca degli arresti domiciliari. L’avvocato Stefano Savi potrebbe presentare l’istanza per il governatore Giovanni Toti solo dopo aver sentito tutti i testimoni. Nel frattempo, le richieste di dimissioni da parte del centrosinistra restano in sospeso. Matteo Salvini ha difeso Toti, sostenendo che si deve dimettere solo in caso di condanna, non per sospetti giornalistici, e lodando l’efficienza di Toti nel suo ruolo.

Le rivelazioni di Signorini durante l’interrogatorio: altri dettagli

“Sì, Toti mi telefonò per velocizzare la pratica del Terminal Rinfuse, ma tutti mi telefonavano per velocizzare le pratiche”. Questo è uno dei passaggi dell’interrogatorio di Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato di Iren, arrestato per corruzione il 7 maggio nell’ambito dell’inchiesta che ha sconvolto la Regione Liguria e portato agli arresti domiciliari il presidente Giovanni Toti.

Durante l’interrogatorio, Signorini ha discusso della pratica relativa al Terminal Rinfuse, aperta con Aldo Spinelli nel 2019, spiegando che era normale sollecitare nel 2021. Ha sottolineato di aver sempre operato nell’interesse pubblico e del porto.

Riguardo ai 15 mila euro che Aldo Spinelli gli avrebbe prestato, Signorini ha affermato di non avere debiti con lui, dichiarando che quei soldi, successivamente restituiti a un’amica che glieli aveva dati, erano vincite al casinò. Inoltre, ha giustificato l’aumento tariffario a favore della Santa Barbara dell’imprenditore Mauro Vianello, anch’egli indagato e sottoposto a interdittiva, sostenendo che era corretto adeguare le tariffe indipendentemente dalla loro amicizia.

Gli avvocati di Signorini, Enrico e Mario Scopesi, hanno annunciato che nei prossimi giorni chiederanno la scarcerazione e l’attenuazione delle misure restrittive.

L’intercettazione tra Spinelli e Signorini

Dalle intercettazioni agli atti della procura di Genova emergerebbe poi anche uno scambio di ben 30 milioni di euro, arrivati “cash”, si legge nella documentazione della Procura, ad Aldo Spinelli da qualcuno di sconosciuto al momento, di cui Spinelli “sembra voler scientemente nascondere il nome”. Al centro delle conversazioni ci sarebbero gli incassi della famiglia Spinelli derivanti dalla cessione del 4% del gruppo al fondo inglese Icon.

Questa l’intercettazione pubblicata tra Spinelli e Paolo Emilio Signorini: “C’han dato una barcata di soldi che tu non hai un’idea… una cosa incredibile… – si legge nelle intercettazioni riportate dai giornali – come… c’han dato quasi trecento… c’han dato quasi trecento milioni!”. In un altro passaggio Spinelli dice all’amico: “Dovevano darmi un premio di 50 milioni, me l’han dato di 20… gli altri 30 me l’ha dati… va beh…”. La procura vuole capire se questa differenza di 30 milioni sia stata effettivamente data all’imprenditore da qualcuno.