La fiducia non è una variabile economica, ma può dire molto sullo stato di salute di un Paese. Nel 2024, secondo l’Istat, gli italiani ne hanno meno verso quasi tutte le istituzioni: dal Quirinale ai comuni, dai tribunali ai partiti. È un rallentamento diffuso, che interrompe la risalita iniziata dopo la pandemia e che riporta molti indicatori ai livelli del 2018.
Il rapporto “Fiducia nelle istituzioni del Paese”, diffuso oggi dall’Istat, si basa sull’indagine Aspetti della vita quotidiana, che ogni anno misura la quota di cittadini di 14 anni e oltre che assegna un voto di almeno 6 (su una scala da 0 a 10) a ciascuna istituzione.
Un Paese più diffidente: anche le istituzioni più solide perdono terreno
La fiducia cala quasi ovunque. Le Forze dell’ordine, storicamente tra le istituzioni più apprezzate, scendono dal 76,2% del 2023 al 72,9%, tornando ai livelli pre-Covid. Anche la Presidenza della Repubblica, nonostante il gradimento di Sergio Mattarella rispetto ad altre figure istituzionali, pur restando tra le più stimate, registra un arretramento: dal 71,6% al 68,2%.
Il dato forse più emblematico riguarda i partiti politici, che si confermano il fanalino di coda: solo poco più di un italiano su cinque dà loro un voto sufficiente. Ma la disaffezione non risparmia nemmeno il governo nazionale, che scende al 37,3%, né il sistema giudiziario, in calo al 44%.
L’unico fronte che regge, pur con flessioni minime, è quello locale: i comuni mantengono la fiducia di quasi la metà dei cittadini (48,3%), più del doppio rispetto ai partiti. La differenza tra livello locale e nazionale è una costante che si allarga: le persone tendono a fidarsi di chi vedono agire ogni giorno più che delle istituzioni percepite come lontane.
Il Nord si fida di più, ma il Sud crede ancora nella giustizia
Il fattore geografico continua a pesare. Nel Nord oltre il 53% degli intervistati esprime fiducia nel proprio comune, contro il 43,5% del Mezzogiorno. Anche per le regioni la forbice resta ampia: 45,6% al Nord contro 35,9% al Sud.
Eppure non tutto segue il solito schema: la fiducia nel sistema giudiziario è più alta nel Mezzogiorno (46,7%) che nel Nord (41,5%). Una tendenza che l’Istat osserva da alcuni anni e che può riflettere aspettative differenti verso la giustizia o un diverso livello di esperienza diretta con i tribunali.
Nei piccoli comuni la fiducia è più forte (56,3%) rispetto alle grandi città (38%). In un contesto dove la distanza tra cittadini e istituzioni è percepita come crescente, la dimensione locale sembra offrire un contatto ancora umano e riconoscibile.
Il Centro Italia, invece, si distingue per la fiducia nel Quirinale: 72,1% contro una media nazionale del 68,2%.
Giovani più distanti, laureati più critici: il fattore generazionale e culturale
La fiducia non cala solo con il tempo, ma cambia con l’età. Gli italiani più giovani sono i più diffidenti: appena il 61% dei 14-34enni assegna un voto positivo al Presidente della Repubblica, contro il 75% degli over 55. Il divario è simile per le Forze dell’ordine: 66% di fiducia tra i giovani contro 78% tra gli anziani.
È una differenza che parla di generazioni cresciute in contesti diversi. Chi ha vissuto la cosiddetta Prima Repubblica tende ad associare le istituzioni alla stabilità, mentre i nati dopo il 1990 le percepiscono come più fragili o inefficaci.
Anche il titolo di studio incide: i laureati mostrano maggiore fiducia nelle istituzioni di garanzia (come la Presidenza della Repubblica o il Parlamento europeo) ma si mostrano più critici verso la politica nazionale. Il governo, ad esempio, raccoglie il 38,6% di fiducia tra chi ha al massimo la licenza media, ma solo il 35,3% tra i laureati.
Un segno, forse, che più conoscenza non sempre genera consenso, ma può portare a un giudizio più esigente. Allo stesso tempo, la fiducia nei partiti rimane bassa in ogni fascia: 24,1% tra chi ha istruzione media, 20,2% tra i laureati.
La fiducia si perde in tutta Europa
Il calo registrato in Italia riflette una tendenza diffusa in Europa. L’Eurobarometro 2025 mostra che solo il 34% degli italiani si fida del proprio governo, contro una media europea del 33%. La fiducia nel Parlamento nazionale è poco più alta, al 37%, mentre quella nell’Unione Europea raggiunge il 49%, il valore più elevato dal 2007. È un segnale chiaro: gli europei, e in particolare gli italiani, credono più nelle istituzioni comunitarie che in quelle nazionali.
Anche l’Ocse, nel rapporto Survey on Drivers of Trust in Public Institutions (2024), conferma la stessa direzione: solo il 39% dei cittadini dei Paesi membri dichiara fiducia nei propri governi, con l’Italia leggermente al di sotto della media (36%). La fiducia è dunque un capitale in erosione non solo in Italia, ma in gran parte dell’Occidente industrializzato, dove pesano polarizzazione politica, disuguaglianze e sfiducia nella capacità delle istituzioni di proteggere i cittadini in tempi di crisi.
Nel contesto italiano, tuttavia, emerge una specificità culturale. Come rilevano anche il Censis e l’Osservatorio Demos & Pi, la distanza tra cittadini e istituzioni è ormai strutturale e intergenerazionale: un aspetto che si rinnova ogni anno più che risolversi. Eppure alcune istituzioni continuano a conservare fiducia, ma si tratta di quelle più visibili e concrete, come i Vigili del fuoco (88%) e le Forze dell’ordine (73%), che l’Istat colloca stabilmente in cima alla graduatoria.