Concessioni balneari, Antitrust striglia i comuni: governo accerchiato, i nodi da sciogliere

L'Antitrust interviene sulle concessioni balneari intimando agli enti concedenti di avviare immediatamente le procedure di gara. La richiesta, di fatto, vanifica il piano del governo improntato all'ennesima proroga

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Sulle concessioni balneari il governo Meloni è sotto il tiro incrociato dell’Unione europea e del Consiglio di Stato che pretendono lo stop delle proroghe e gare immediate. Ma oggi si aggiunge un terzo tiratore, l’Antitrust, che interviene strigliando direttamente i comuni italiani: l’autorità indipendente ha inviato una segnalazione a tutta l’Anci e alla Conferenza Stato-Regioni con l’obiettivo di porre fine alle violazioni della concorrenza e agli effetti “distorsivi” dei rinnovi automatici.

L’Antitrust interviene sulle concessioni balneari

Non è la prima volta, per la verità, che l’Antitrust si occupa della materia. In passato, però, si era mossa inviando pareri motivati ai singoli comuni o generiche indicazioni al Parlamento. Parlamento che, nei fatti, è sempre più spogliato della funzione legislativa che viene invece esercitata dall’esecutivo a colpi di decreti. L’Agcm, (Autorità garante della concorrenza e del mercato) chiede che gli enti concedenti avviino rapidamente le procedure di gara, in modo da assegnare i nuovi bandi entro la fine del 2024.

Sono tre le motivazioni, nonché i punti chiave, che hanno spinto l’autorità in questa direzione. La prima riguarda la scarsità delle risorse demaniali: le spiagge libere sono limitate o addirittura inesistenti in alcune aree, impedendo l’ingresso di nuovi operatori nel mercato. La seconda riguarda la prevalenza della normativa europea: la direttiva Bolkestein dell’Unione Europea deve prevalere sulle leggi nazionali, rendendo inapplicabili le proroghe previste dal decreto Milleproroghe che estendono le concessioni fino al 2024 o, in casi eccezionali, al 2025.

La terza riguarda l’impossibilità di considerare legalmente valide le proroghe eccezionali: le motivazioni addotte dai comuni per giustificare le proroghe delle concessioni esistenti sono spesso risultate infondate e non conformi alla normativa, poiché le proroghe dovrebbero essere limitate a casi eccezionali in cui la procedura selettiva non può essere completata per circostanze oggettive. Tuttavia, l’Antitrust ha rilevato che nessun comune ha avviato queste procedure. Da qui il richiamo agli enti locali.

Il commento

L’Ansa riporta il commento di Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari, secondo il quale il problema “è che l’Autorità fa riferimento a una proroga automatica generalizzata, che è chiaramente improponibile. Siamo sempre stati d’accordo con l’idea di una proroga differenziata – puntualizza – e dalle indiscrezioni mi sembra che il governo stia andando proprio verso questo tipo di proroghe”. Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, sostiene che l’Agcm adotta “due pesi e due misure che non rappresentano mai una soluzione equa. Non pretendiamo che si fermino i processi, ma che si rispetti il legislatore ed il dialogo con la Commissione Ue per ottenere una riforma che manca da 15 anni”.

Il governo punta alla proroga per i balneari

L’Italia è già sotto procedura d’infrazione per quanto riguarda l’annoso nodo delle concessioni balneari. L’esecutivo sta cercando una mediazione con la Commissione europea: l’intenzione del governo Meloni è quella di allungare i tempi con una proroga generale fino al 31 dicembre 2025. Entro quella data dovrà essere messa in atto una nuova mappatura delle spiagge su base regionale.

La proroga sarà estesa a fine 2027 o fine 2029 in caso la superficie ancora concedibile sia, rispettivamente, inferiore o superiore al 25% del totale. Ma in caso di diritto di prelazione per i concessionari degli stabilimenti balneari scatterebbe un ulteriore bonus di 7 anni. In tal caso un operatore sarebbe in grado di mantenere la concessione fino al 2036.