Stop alle autorizzazioni omnibus per cedere informazioni personali a scopi promozionali. Il Garante della Privacy ha chiarito che non è lecito richiedere un consenso generico per contattare gli utenti con offerte commerciali. Chi acconsente, deve poter scegliere con precisione a quali ambiti merceologici intende aprirsi, selezionando ad esempio tra telefonia, assicurazioni, settore energetico o automotive.
A titolo esemplificativo c’è il caso della società Energia Pulita srl, sanzionata per l’uso illecito di dati personali. Moduli opachi, vendite poco chiare e controlli evanescenti sembra che abbiano generato un piccolo cortocircuito nel mercato del telemarketing.
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Sanzione a Energia Pulita per utilizzo illecito dei dati
Energia Pulita srl, impresa attiva nella fornitura di gas ed elettricità, è finita nel mirino dell’Autorità per aver utilizzato pratiche considerate scorrette. Secondo l’istruttoria, l’azienda avrebbe contattato telefonicamente un centinaio di persone senza una valida base giuridica, infrangendo così la normativa vigente.
Le chiamate promozionali ricevute da utenti che avevano espresso il loro dissenso iscrivendosi al Registro delle Opposizioni sono state considerate una violazione grave. In molti casi, inoltre, sarebbero state adottate tecniche di vendita particolarmente aggressive.
Consensi omnibus e pratiche opache nel telemarketing
Uno dei nodi critici rilevati è stato l’utilizzo di moduli cosiddetti omnibus, che non consentivano una selezione consapevole da parte dell’utente. In altre parole, chi prestava il consenso non era in grado di stabilire chi avrebbe poi potuto accedere ai propri dati, né a quali tipologie di prodotti si riferissero le offerte.
“Il consenso alla cessione dei dati personali a terzi per finalità di marketing può considerarsi realmente libero soltanto se all’interessato sono garantiti una scelta effettiva e il controllo sui propri dati” ha ricordato il Garante.
Non si tratta di una disattenzione formale. Dietro le caselle pre-selezionate e le diciture fumose si nasconde un intero ecosistema che campa sulla raccolta massiva di informazioni personali, distribuite poi a broker, call center e venditori senza volto. Il cittadino diventa bersaglio mobile e inconsapevole, mentre l’autodeterminazione si dissolve tra righe scritte in corpo otto.
Controlli assenti e responsabilità del titolare del trattamento
L’inchiesta ha anche messo in luce carenze organizzative. Energia Pulita srl avrebbe impiegato sia collaboratori interni che agenzie esterne senza un’adeguata supervisione. Mancavano formazione, indicazioni chiare e controlli sugli incaricati, tutti obblighi previsti dalla disciplina sulla protezione dei dati.
Il Garante ha pertanto imposto una sanzione amministrativa pari a 300mila euro. Contestualmente, ha ordinato lo stop immediato al trattamento dei dati riferiti agli utenti coinvolti nelle segnalazioni e ha imposto all’azienda di introdurre controlli più stringenti sulla filiera commerciale. Imporre regole, in questo caso, significa anche interrompere il flusso di contratti nati da contatti illeciti e arginare una filiera fuori controllo.
Escalation di sanzioni privacy: il Garante accelera sul fronte telemarketing
Nel 2024 e nei primi mesi del 2025, il Garante ha progressivamente inasprito la sua offensiva contro i call center troppo disinvolti e le aziende che si affidano a moduli-fantasma per rastrellare consensi. Il giro di vite ha colpito i grandi nomi e gli operatori meno visibili.
L’anno scorso, dopo la doppia multa da 100.000 euro inflitta a due fornitori di energia per contatti indesiderati a utenti iscritti al Registro delle Opposizioni, è toccato a Eni Plenitude fare i conti con una sanzione ben più pesante: oltre sei milioni di euro per promozioni invasive e contratti ottenuti senza trasparenza.
La scure si è poi abbattuta su E.ON Energia, colpita a gennaio 2025 per trattamenti illeciti legati a finalità commerciali e un sistema di gestione del consenso tutto da rivedere. Nemmeno Wind Tre si è salvata: la multa, in questo caso, è stata di oltre 347.000 euro per operazioni promozionali fuori dai binari della legge.
Più che episodi isolati, queste sanzioni raccontano un sistema che ha fatto del pressing telefonico una strategia standard, contando sull’opacità dei flussi informativi.