Fermato il piano Bolsonaro: nuova vita per la foresta Amazzonica

Il piano per salvare la foresta Amazzonica del governo Lula ha avuto inizio subito, da gennaio 2023: l'impatto è stato incredibile

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Negli ultimi anni la situazione in Brasile ha preoccupato il mondo interno. La gestione politica di Bolsonaro, infatti, rappresentava un netto rischio per l’intero pianeta, sotto l’aspetto ambientale. Una frase che in realtà può adattarsi al meglio anche ad altri Paesi del mondo, considerando gli interventi spesso inadeguati per tentare di invertire la rotta sul fronte del cambiamento climatico.

Se si parla di Brasile, però, è impossibile non pensare al destino della foresta Amazzonica, la cui sorte è stata messa in serio rischio nel corso della precedente gestione governativa. Vediamo cos’è cambiato, nel concreto, sotto la guida di Lula in meno di un anno.

Deforestazione dell’Amazzonia

Uno degli interventi più importanti e necessari del governo socialista del Presidente Luiz Inacio Lula da Silva riguardava le sorti della foresta Amazzonica. Questa è stata infatti sfruttata e abusata nel corso della gestione Bolsonaro, generando un vero e proprio allarme globale.

Il cambiamento politico nel Paese è stato evidente, considerando come nei quattro anni precedenti sia stata addirittura consentita la vendita di pezzi della foresta. A nulla sono serviti i tentativi di intervento da parte dei Paesi membri del G7, dal momento che i loro aiuti sono stati prontamente rifiutati.

Nessun interesse manifestato per la conservazione di questo polmone planetario, tutt’altro. Lotta continua alle comunità indigene in lotta per la tutela dell’Amazzonia e netta riduzione dei fondi per la salvaguardia della foresta.

La gestione Lula

Il governo Bolsonaro non si è limitato a mettere in serio pericolo l’Amazzonia. Le sue politiche, in svariati ambiti, lo hanno di fatto spinto a un’uscita politica forzata. Lo scorso giugno il Tribunale superiore lo ha ritenuto colpevole di abuso di potere e uso distorsivo dei media ai fini elettorali. Ad oggi è ineleggibile per i prossimi otto anni, il che cancella del tutto l’ipotesi di una sua corsa alla presidenza nel 2026.

Ciò minimamente spiega cosa abbia spinto più di 60 milioni di brasiliani a votare la sinistra socialista di Lula. Elezioni storiche, a dir poco, che hanno evidenziato una fiducia che, per ora, non sembra affatto sia stata mal riposta.

Ingresso in carica a gennaio 2023, in un trionfo di ottimismo, passando subito all’azione. Necessari svariati interventi per la tutela del territorio, con il governo che ha posto nel mirino le grandi società agricole della soia e gli allevatori di bestiame. La gestione Bolsonaro aveva infatti offerto loro sempre più pezzi della foresta pluviale.

Ha inoltre fatto fronte alla piaga dei minatori e dei boscaioli illegali. Per riuscire a ottenere la loro cacciata, è stato addirittura necessario organizzare delle vere e proprie azioni militari. A ciò si aggiungono le realizzazioni di più aree protette, date in gestione alle popolazioni indigene. Uno degli interventi più immediati, però, è stato il blocco imposto alla realizzazione di una nuova strada. Il suo progetto, infatti, avrebbe quintuplicato la deforestazione dell’Amazzonia.

Tutto ciò a dimostrazione di come interventi mirati e immediati possano di fatto avere un impatto netto sull’ambiente. Le politiche di Lula, infatti, hanno riscontrato un grandioso successo. Stando ai satelliti del sistema di sorveglianza dell’Amazzonia Deter, infatti, si è registrato ben il 60% di deforestazione in meno rispetto al 2022.