Antitrust, aperta istruttoria su Armani e Dior per presunte pratiche commerciali scorrette

L'Antitrust mette nel mirino Armani e Dior per possibili condotte illecite nella promozione e nella vendita di articoli e di accessori di abbigliamento

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 17 Luglio 2024 10:53

L’Antitrust ha avviato un’indagine nei confronti di alcune società dei gruppi Armani e Dior per presunte pratiche illecite nella promozione e vendita di abbigliamento e accessori, in violazione del Codice del Consumo. Secondo l’Autorità, in alcuni casi, queste società avrebbero utilizzato fornitori che impiegano lavoratori con salari inadeguati, orari di lavoro oltre i limiti legali e condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti, contraddicendo i dichiarati livelli di eccellenza della produzione.

Cosa dice l’Antitrust

Dopo l’indagine della Procura di Milano, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di alcune società del Gruppo Armani e del Gruppo Dior per presunti illeciti nella promozione e vendita di abbigliamento e accessori, in violazione del Codice del consumo. Con l’assistenza della Guardia di Finanza, l’Autorità ha già effettuato ispezioni presso le sedi delle aziende di Armani e Christian Dior Italia.

Secondo quanto emerso, queste società avrebbero utilizzato fornitori che impiegano lavoratori sottopagati, con orari di lavoro oltre i limiti legali e condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti, nonostante promuovessero l’eccellenza dei loro prodotti. L’istruttoria coinvolge in particolare le società Giorgio Armani Spa, G.A. Operations, Christian Dior Couture Sa, Christian Dior Italia Srl e Manufactures Dior Srl.

L’Antitrust ha comunicato che le società potrebbero aver rilasciato dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere, in particolare riguardo alle condizioni di lavoro e al rispetto della legalità dei fornitori. “A fronte di tali dichiarazioni, per realizzare alcuni articoli e accessori di abbigliamento, le società si sarebbero avvalse di forniture provenienti da laboratori e da opifici che impiegano lavoratori che riceverebbero salari inadeguati. Inoltre opererebbero in orari di lavoro oltre i limiti di legge e in condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti, in contrasto con i livelli di eccellenza della produzione vantati dalle società”, spiega l’Antitrust nella nota.

Fatturato di Dior e Armani

Un impero della moda e del lusso con un fatturato di 2,3 miliardi di euro, 650 boutique nel mondo e 8.700 dipendenti, guidato da un unico leader: Giorgio Armani. Il fondatore detiene il 99,9% del capitale e vanta un patrimonio personale di 10,5 miliardi di euro, rendendolo il terzo uomo più ricco d’Italia, secondo la classifica annuale di Forbes, subito dopo Giovanni Ferrero e Andrea Pignataro.

Fondata nel 1975 con un capitale sociale di 2,5 milioni di lire, l’azienda di Giorgio Armani, originario di Piacenza e milanese d’adozione, si è ampliata in tutte le declinazioni del lusso: abiti, accessori, gioielli, cosmetici, oggetti d’arredo e hotel. Nel 2008, ha anche acquisito la squadra di basket dell’Olimpia Milano.

Il gruppo Dior, fondato nel 1946 dallo stilista Christian Dior, è parte di Lvmh dal 2017, conglomerato francese nato dalla fusione di Louis Vuitton e Moët Hennessy. Oggi, Lvmh conta 75 maison e 213mila dipendenti, di cui il 71% donne. Nel 2023, il fatturato ha raggiunto 86,2 miliardi di euro, con oltre 20 miliardi di crescita in due anni, e ha versato 6 miliardi di euro in imposte sulle società. L’impatto economico globale di Lvmh in Francia rappresenta l’1,1% del Pil francese.