Dalla prossima stagione le calciatrici saranno finalmente considerate delle professioniste al pari dei colleghi uomini. La svolta storica è stata comunicata dal Consiglio Federale della Figc che ha completato le modifiche normative con riferimento al passaggio al professionismo per la Serie A femminile a partire dal campionato 2022/23.
Il calcio femminile diventa professionistico: la svolta storica
“Dal primo luglio inizia il percorso del professionismo del calcio femminile, siamo la prima federazione in Italia ad avviare e ad attuare questo percorso” è stato l’annuncio del presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina.
“Con l’approvazione delle Norme organizzative interne (Noif) in Consiglio federale, abbiamo dato concretezza e una definitiva base giuridica al passaggio al professionismo previsto per l’1 luglio” ha aggiunto il presidente dell’Assocalciatori, Umberto Calcagno.
“Soprattutto, abbiamo portato a compimento un lungo e prezioso lavoro fatto in questi mesi con la Divisione calcio femminile, le società, gli uffici federali e tutte le componenti a cui vanno i nostri ringraziamenti” ha dichiarato.
“Sarà l’inizio di una nuova sfida che ci vedrà come sistema impegnati a cogliere tutte le opportunità di questo epocale passaggio, anche per allargare ulteriormente la pratica del calcio nel nostro Paese”, ha concluso Calcagno.
“Oggi è un bel giorno per il calcio italiano: dalla nascita della Federcalcio, nel lontano 1898, mai una donna aveva avuto accesso al professionismo, mai” ha commentato Luisa Rizzitelli, presidente di Assist (Associazione Nazionale Atlete).
“Ma oggi con un annuncio giustamente roboante, sappiamo che alle calciatrici sarà finalmente riconosciuto il diritto sacrosanto e sancito dalla Costituzione di essere professioniste come possono esserlo gli uomini. La notizia è una cosa buona per il calcio italiano e per le calciatrici” ha dichiarato invitando le altre federazioni sportive a prendere esempio dalla Figc.
Con questa decisione storica la Federcalcio è, infatti, la prima federazione sportiva in Italia a riconoscere il movimento femminile come professionistico, ma solo in Serie A (come già accade, ad esempio, alle tesserate della Juventus): dalla Serie B in giù, il calcio rimarrà dilettantistico.
La riforma comporterà per le 12 società del massimo campionato un aumento dei costi tra il 60% e circa l’80%, pari a circa 10 milioni di euro circa di spese in più, a fronte di una media attuale di 13 milioni, per le quali la Federcalcio potrà contribuire per circa 3 milioni.
Il calcio femminile diventa professionistico: cosa cambia
Con il passaggio al professionismo le calciatrici firmeranno contratti professionistici, grazie ai quali contributi previdenziali, versare l’Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera, che garantiranno loro il diritto alla pensione e alla maternità.
I contratti di tipo dilettantistico smetteranno di avere validità dopo il 30 giugno e le giocatrici che non rinnoveranno potranno liberarsi. Per questo già dalla scorsa stagione diverse club di calcio femminile hanno avuto la possibilità a sottoscrivere accordi che si trasformeranno in contratti professionistici a partire dall’1 luglio 2022.
In concerto con le istanze della divisione femminile, Assocalciatori e Figc hanno fissato il salario minimo a 26mila euro lordi all’anno, sulla base delle cifre di partenza per la Serie C maschile.
Fino a oggi le calciatrici potevano stipulare degli accordi della durata massima di 12 mesi, che sia dal punto di vista economico che giuridico offriva tutele minori alle giocatrici, con un tetto ingaggi di 30.658 euro lordi a stagione che attraverso premi e indennità, potevano raggiungere somme di poco maggiori, intorno a 40mila euro lordi.