Euro 2032 è all’orizzonte, ma in Italia gli stadi non sono ancora pronti. Nonostante manchino sette anni al calcio d’inizio degli Europei di calcio organizzati con la Turchia, entro ottobre 2026 il nostro Paese dovrà indicare le cinque strutture adatte ad ospitare le partite del torneo secondo gli standard Uefa. Al momento, però, l’unico a norma è l’impianto della Juventus. Insieme a quello di Torino, il ministro dello Sport Andrea Abodi ritiene “punti fermi” anche San Siro e l’Olimpico di Roma, mentre per il presidente del Coni Giovanni Malagò il Maradona di Napoli non può mancare. Per ristrutturare e adeguare gli stadi ai criteri del calcio continentale servirebbero circa 4 miliardi di euro, ma il tempo stringe e il Governo ha già dichiarato alla Figc di non avere intenzione di finanziare il progetto di riqualificazione, se non in piccola parte.
Gli stadi di Euro 2032
La strategia dell’Esecutivo di Giorgia Meloni sembrerebbe puntare tutto sulle ambizioni politiche dei Comuni e la competizione tra le rispettive squadre in Serie A per candidare il proprio impianto a Euro 2032.
In attesa di scoprire il quintetto ufficiale, la lista da presentare alla Uefa parte dagli stadi di Torino, Roma e Milano, con soltanto due posti rimasti in palio. Uno dei due sarebbe però destinato a un altro impianto simbolo del calcio italiano, come il Maradona di Napoli, almeno nelle volontà del presidente del Coni, Giovanni Malagò.
“È tutta una materia che è in mano onestamente allo Stato e al Comune che è il proprietario. È chiaro che bisogna affrontare l’argomento in modo concreto” ha dichiarato il numero uno del Comitato olimpico, tornando recentemente sull’argomento e tirando in ballo sia il ministro Abodi, sia il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.
La riqualificazione del Maradona
Come la maggior parte degli stadi italiani, anche lo stadio Maradona presenta diversi problemi strutturali e necessita di interventi di ammodernamento, nonostante i lavori di ristrutturazione da 20 milioni di euro finanziati dalla Regione per le Universiadi 2019.
Anche per la ristrutturazione dell’ex San Paolo sarà necessario l’intervento della proprietà del Napoli, ma i canali tra il presidente Aurelio De Laurentiis e il primo cittadino partenopeo si sono riaperti soltanto di recente.
I lavori di riqualificazione dell’impianto passerebbero dall’intenzione del patron del club di acquistare la struttura, un’ipotesi su cui si è scontrato in diverse occasioni con Manfredi, ma che adesso non sarebbe più un tabù, anche grazie al sostegno della cosiddetta “legge Stadi”.
Prima di Natale, De Laurentiis aveva annunciato novità sull’operazione e il sindaco si era sbilanciato sulla cifra che la società avrebbe dovuto investire almeno 150 milioni di euro per la ristrutturazione e ottenere così la proprietà dell’impianto, sulla base di una valutazione dell’Agenzia delle Entrate, come quella fatta anche a Milan e Inter per l’acquisto del nuovo San Siro.
Il piano del Governo
Per scongiurare il fallimento di Euro 2032 sembra quindi girare tutto attorno alle volontà dei singoli club che sono disposti a finanziare i costi di rifacimento degli impianti e a fronteggiare le restrizioni e le lungaggini della burocrazia italiana.
Il ministro dello Sport Andrea Abodi è stato chiaro nel dichiarare che da parte dello Stato ci sarà la disponibilità di costituire un fondo immobiliare, un fondo equity e di irrobustire finanziariamente il fondo contributi in conto interessi e quelli di garanzia, oltre ad eventuali crediti d’imposta, ma nessun investimento a fondo perduto.