Champions League su Netflix, ipotesi 4 abbonamenti per vedere tutto il calcio

L’ingresso di Netflix nella corsa ai diritti UEFA per il triennio 2027-2030 potrebbe rivoluzionare il calcio in streaming e aumentare i costi

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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La UEFA e la nuova associazione European Football Clubs (EFC) stanno discutendo in questi giorni del futuro della Champions League per il triennio 2027-2030. Al centro del dibattito ci sono i diritti televisivi, sempre più strategici per la crescita economica dei club. Tra le novità più rilevanti, emerge l’interesse di Netflix, che per la prima volta potrebbe entrare nel mercato dei diritti sportivi europei. Secondo quanto riportato dal Times, la piattaforma di streaming sarebbe pronta a presentare un’offerta per trasmettere alcune partite della competizione, in un mercato che l’UEFA stima possa generare fino a cinque miliardi di euro di ricavi. Se l’operazione andasse in porto, rappresenterebbe una svolta storica: mai prima d’ora Netflix aveva investito in modo sistematico nel calcio europeo.

I broadcaster già in campo

Attualmente, in Italia e in diversi Paesi europei, l’unico servizio di streaming che trasmette la Champions League è Amazon Prime Video, che offre una partita per turno. L’ingresso di Netflix si aggiungerebbe a una lista di operatori già ampia: Sky/NOW per la Champions e l’Europa League, DAZN per la Serie A e Mediaset Infinity per Coppa Italia e Supercoppa. In parallelo, anche altri colossi tecnologici come Apple (già titolare dei diritti globali della Major League Soccer) e Disney starebbero valutando l’opportunità di partecipare alla gara UEFA. La piattaforma che otterrà i diritti globali avrà la priorità nella scelta delle partite del martedì, ma con un limite: non potrà trasmettere sempre lo stesso club in ogni turno.

Un nuovo abbonamento in arrivo?

L’eventuale ingresso di Netflix nel mercato calcistico comporterebbe una nuova frammentazione dell’offerta. In Italia, seguire l’intero panorama calcistico è già oggi un investimento consistente: tra Serie A, Champions, Europa League, Conference League e coppe nazionali, il costo totale medio si aggira intorno ai 580 euro annui. Attualmente, per vedere tutte le partite di Serie A è necessario l’abbonamento a DAZN, con un piano annuale da 359 euro. Per le coppe europee serve aggiungere l’abbonamento a NOW (circa 240 euro l’anno) e ad Amazon Prime Video, che trasmette una selezione di incontri a 49,90 euro annui. L’opzione più conveniente è il pacchetto TIMVISION, che combina più servizi in un’unica offerta a 584,80 euro all’anno. Se Netflix dovesse ottenere i diritti per alcune partite di Champions, si profilerebbe quindi un nuovo abbonamento da aggiungere. Anche una cifra apparentemente contenuta — ad esempio 9,99 euro al mese — incrementerebbe il costo complessivo per gli appassionati, accentuando il cosiddetto “effetto spezzatino”: la necessità di sottoscrivere più abbonamenti contemporaneamente per non perdere nessuna competizione.

L’effetto spezzatino: un fenomeno sempre più marcato

Il calcio in streaming sta vivendo una fase di trasformazione. Le leghe e le federazioni mirano a diversificare i canali di trasmissione per aumentare gli introiti, ma questo modello comporta una frammentazione crescente dell’offerta per gli utenti. In Italia, ad esempio, le partite di Serie A sono disponibili solo su DAZN, la Champions su NOW e Prime Video, mentre le coppe nazionali restano in chiaro su Mediaset. Con l’ingresso di Netflix, il numero di operatori salirebbe ulteriormente, rendendo più complesso e costoso l’accesso al calcio in diretta. È uno scenario che molti osservatori definiscono come una possibile “seconda ondata” di frammentazione, dopo quella avvenuta con l’arrivo di DAZN nel 2021.