Scattano i primi limiti di utilizzo di acqua in Italia: cosa succede

Continua l'emergenza siccità nel nostro Paese: in una Regione partono le prime regole per il contenimento della risorsa acqua

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La siccità morde forte e in Italia si torna a parlare di razionamenti di acqua. La situazione è sempre più difficile in diverse parti d’Italia, dove da mesi ormai perdura una condizione grave di deficit idrico rispetto ai valori medi stagionali. Il governo Meloni sta cercando di affrontare la questione idrica e ha istituito una cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie.

Tra le prime azioni e i lavori previsti, oltre alla proroga di 12 mesi dello stato di emergenza già deliberata, ci sono stati un provvedimento che contiene le necessarie semplificazioni e deroghe per accelerare i lavori essenziali per fronteggiare la siccità, l’avvio di una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile dell’acqua e la nomina di un Commissario straordinario con poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla cabina di regia.

Il problema siccità in Veneto. Zaia: serve un “Piano Marshall”

In particolare, la siccità si sta rivelando particolarmente grave in Veneto. Gli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico delle Alpi Orientali e del fiume Po hanno determinato l’aggiornamento dello stato di severità idrica, proponendo alcune azioni all’attenzione degli enti responsabili.

Motivo per cui il governatore della Regione Luca Zaia ha deciso di firmare un’ordinanza con cui fissa importanti limitazioni per l’uso controllato di acqua potabile.

“Siamo ancora a un livello di allerta che non richiede di imporre razionamenti, punto al quale speriamo di non arrivare” dichiara il governatore del Veneto. Che tramite l’ordinanza intende sensibilizzare con un atto formale i cittadini e tutte le istituzioni sulla necessità di non sprecare acqua in nessun modo, intervenendo, fra le altre misure, “nell’irrigazione dei giardini, chiudendo i pozzi a gettata continua, evitando sprechi nelle acque ad uso pubblico” spiega Zaia.

Per quanto riguarda l’agricoltura, sottolinea il governatore, “purtroppo sappiamo che, a causa di una rete datata, per l’irrigazione arriva dal 40 al 60% dell’acqua disponibile all’origine”. Zaia ha più volte già ribadito che occorre “un vero Piano Marshall” per la realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche, piano al quale, assicura, per quanto di competenza del Veneto, è già al lavoro.

“Ho sempre la speranza che arrivi la pioggia, ma nel frattempo faccio un appello ai veneti affinché non sprechino risorse idriche. Si eviti di innaffiare giardini e cose simili. Non voglio arrivare a consigliare di tenere in considerazione quante volte si deve usare lo sciacquone d’acqua, come ha fatto qualcuno, ma si capisce da soli che meno acqua usiamo meglio è“ aveva detto qualche giorno fa.

Berremo l’acqua del mare?

Sta facendo intanto parecchio discutere la frase pronunciata da Zaia riguardo all’acqua del mare. Inizieremo a berla? “Abbiamo una risorsa, il mare, che non dobbiamo più guardare distrattamente – ha detto -. Bisogna però capire quanto ci costerà il bilancio energetico, perché trasformare l’acqua salata in acqua dolce richiede energia. Ma se riusciamo, anche con le fonti rinnovabili, a mettere in piedi un sistema che ci porta ad un’economia circolare, perché no? Lo fanno gli israeliani, lo fanno altri Paesi e città come Dubai, dove ci sono giardini, palme e tutto ciò è sostenuto dalla desalinizzazione”.

Oltre al risparmio della risorsa, dunque, Zaia pensa in grande: a veri e propri impianti per la desalinizzazione dell’acqua del mare, che, così facendo, potrebbe diventare potabile. Siamo ancora lontani dal dire che berremo acqua di mare, ma è una frontiera tutt’altro che inesplorata.

Cosa prevede l’ordinanza di Zaia sull’acqua in Veneto

Come prima cosa il presidente del Veneto ha incaricato i sindaci dei Comuni del Veneto, dopo un confronto con le aziende di gestione del Servizio Idrico Integrato, di attivare con urgenza campagne di informazione per raccomandare l’uso accorto dell’acqua rivolte alla cittadinanza per limitarne gli utilizzi agli usi potabili e domestici, promuovendo una serie di buone pratiche e comportamenti da adottare per evitare lo spreco.

Si raccomanda per esempio di usare gli elettrodomestici a pieno carico, fare la doccia al posto del bagno, chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, utilizzare l’acqua di lavaggio degli alimenti freschi per annaffiare le piante.

Zaia punta anche a fare in modo che sia garantita una sufficiente vivificazione dei canali, per evitare problematiche di natura igienico-sanitaria, e che vengano adottate misure di contenimento dei prelievi da acque sotterranee per gli usi non prioritari, stabilendo in primis la chiusura delle fontane a getto continuo sparse in giro per le città.

La Regione Veneto sta anche lavorando per verificare la possibilità di orientare la gestione degli invasi promuovendo l’accumulo e per introdurre l’obbligo di periodiche analisi qualitative sull’acqua nei pozzi domestici, per verificare che, anche a fronte dell’attuale condizione di carenza idrica, siano comunque garantiti i requisiti di potabilità. La Regione ha programmato anche, con il Consorzio Delta del Po, la sistemazione della barriera alla risalita del cuneo salino sul fiume Adige.

Nell’ordinanza si parla poi di promuovere campagne di informazione per non sprecare l’acqua, rivolto in particolare ai soggetti titolari di concessione per auto-approvvigionamento per usi non prioritari e agli operatori agricoli, che devono diventare consapevoli del possibile rischio di aggravamento dei problemi di carenza idrica nei periodi di più intensa attività irrigua, come quella appena partita. A questo proposito, viene chiesto agli agricoltori l’utilizzo del cosiddetto “consiglio irriguo”, che dice proprio quando e quanto irrigare, funzionale a razionalizzare l’uso delle risorse idriche superficiali e sotterranee.

Per procedere al calcolo è necessario conoscere le voci in entrata e in uscita al volume di suolo considerato. Tra le voci in entrata ci sono ad esempio le piogge, l’irrigazione e gli apporti per risalita capillare da acque di falda. Tra quelle in uscita, l’evaporazione, la traspirazione, l’acqua persa per percolazione profonda.

Da tempo gli esperti evidenziano la necessità di adottare misure di contenimento dei prelievi da acque sotterranee per gli usi considerati non prioritari, promuovere campagne di informazione per l’uso accorto dell’acqua e attività di sensibilizzazione nei confronti delle aziende agricole, anche e soprattutto con l’inizio, mercoledì 15 marzo in Veneto, della stagione irrigua.

Serve anche predisporre, dove non già disponibili, i piani di emergenza per l’approvvigionamento potabile, come l’interconnessione delle reti, l’approvvigionamento mediante autobotti, interventi di riduzione delle perdite e così via.