Assegno unico, per chi arriva davvero l’aumento da gennaio 2023

L'anno nuovo vedrà un aumento del 50% dell'importo per tutte le famiglie, per il primo anno di vita del bambino. L’assegno minimo passa da 50 a 75 euro: tutti i casi e le simulazioni

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Tra le tante misure che saranno riformate dalla Legge di Bilancio, una delle più attese (e chiacchierate) è il potenziamento dell’assegno unico. Il Governo Meloni ha deciso di intervenire, a partire da gennaio 2023, con la maggiorazione del 50% dell’importo per le famiglie con figli a carico. Una misura che varrà per tutti per il primo anno di vita del bambino.

Da gennaio l’assegno unico diventa dunque più ricco, in attesa dell’adeguamento all’inflazione con gli aumenti che portano la somma minima da 50 a 75 euro al mese. Il massimo salirà invece fino a 262,5 euro.

Cosa prevede la “riforma” dell’assegno unico

Il piano dell’Esecutivo prevede l’aumento del 50% per le famiglie con 3 figli o più per tre anni, in presenza però di un requisito essenziale: un Isee fino a 40mila euro. Al momento, per ciascun figlio minorenne o con disabilità, senza limiti d’età, è stato stabilito un importo di 175 euro mensili per Isee fino a 15mila euro. La somma si riduce gradualmente per livelli di Situazione Economica Equivalente superiori, rimanendo poi costante per chi supera il tetto Isee di 40mila euro.

Nel complesso, la Manovra stanzia 610 milioni di euro per coprire gli aiuti relativi a circa 520mila bambini sotto i 3 anni d’età, 369mila bambini più piccoli di 12 mesi e 150mila bambini sotto i 3 anni nati in famiglie numerose. Nell’arco del 2022 hanno beneficiato dell’assegno circa sei milioni di nuclei. Se poi si considera il totale degli aiuti alla famiglia e alla natalità, le risorse stanziate dallo Stato raggiungono quasi gli 1,5 miliardi di euro. Previsto anche l’abbassamento dell’Iva – dal 22 al 5% – sui prodotti per l’infanzia.

Di quanto aumenta l’assegno unico

Dal 1° gennaio 2023, gli importi dell’assegno unico vedranno una maggiorazione del 50% dell’importo secondo il seguente schema:

  • per ciascun figlio di età inferiore a un anno, indipendentemente dal reddito;
  • per i nuclei familiari con tre o più figli, per ciascun figlio di età compresa tra uno e tre anni, a condizione che l’Isee sia fino a 40mila euro.

L’importo minimo aumenterà dunque di 25 euro, passando da 50 euro a 75 euro, mentre quello massimo dovrebbe attestarsi a 262,5 euro, con un aumento netto di 87,5 euro. A partire da gennaio, inoltre, il contributo statale potrebbe aumentare ulteriormente, con una correzione in base all’inflazione che potrebbe persino superare il 7,3% riconosciuto provvisoriamente alle pensioni. Ecco di seguito lo schema delle simulazioni:

  • fino a 15mila euro: aumento di 87 euro al mese (+1.050 euro l’anno);
  • fino a 20mila euro: aumento di 75 euro al mese (+900 euro l’anno);
  • fino a 25mila euro: aumento di 62,5 euro al mese (+750 euro l’anno);
  • fino a 30mila euro: aumento di 50 euro al mese (+600 euro l’anno);
  • fino a 35mila euro: aumento di 37,5 al mese (+450 l’anno);
  • fino a 40mila euro e oltre: aumento di 25 euro al mese (+300 euro l’anno).

Cos’è l’assegno unico

L’Assegno unico e universale è un sostegno economico destinato alle famiglie con figli a carico fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per i figli disabili.

Come specificato sul sito dell’Inps, l’aiuto di Stato è detto “unico” perché “finalizzato alla semplificazione e al potenziamento degli interventi diretti a sostenere la genitorialità e la natalità”. La dicitura “universale” riguarda invece il fatto che l’assegno è garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di Isee o con Isee superiore alla soglia di euro 40mila.