Allarme case in Italia, perché non si riescono più a vendere

Marcata differenza tra le richieste dei venditori e la disponibilità degli acquirenti: tra sconti mancati e tempi di chiusura aumentati, cosa sta succedendo

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Non è di certo un buon momento per il mercato immobiliare in Italia, tra chi vuole comprare e chi ovviamente vendere. Nel 2023, anno che si spera possa essere di ripresa dopo gli anni nefasti del Covid e della crisi economica conseguente alla guerra in Ucraina, c’è ancora una differenza troppo marcata tra domanda e offerta, tra quanto è a disposizione di chi acquista e le richieste, tante volte folli e con cifre monstre, di chi vende. E lo scenario che si presenta a inizio anno nel sondaggio effettuato da Bankitalia, Agenzia delle Entrate e Tecnoborsa non fa altro che sottolineare il momento di stallo, con il settore immobiliare che è in deciso rallentamento.

Prezzi case, il mercato rallenta

L’ultimo sondaggio condotto dalla Banca d’Italia, dall’Agenzia delle Entrate e da Tecnoborsa dimostra infatti che il mercato del mattono è in forte rallentamento, come suggeriscono i dati di prezzi e vendite, con lo sconto medio e la durata della transazione che sono in deciso aumento. Nei sondaggi effettuati tra le 1.583 agenzie del territorio con cadenza trimestrale, infatti, si evidenzia come nel quarto trimestre del 2022, pur rimanendo maggioritaria, sia scesa la quota di operatori che esprimono giudizi di stabilità delle quotazioni immobiliari, tornando di fatto a essere negativo il saldo fra i giudizi di aumento e quello di riduzione dei prezzi.

Di contro, però, si è alzato di molto il divario tra chi pensa per i prossimi mesi e in un orizzonte biennale a una diminuzione dei prezzi e chi invece ritiene che le quotazioni aumenteranno. Guardando agli affitti, l’indagine invece segnala un incremento della quota di agenzie per cui i canoni sono aumentati nell’ultimo trimestre del 2022 e che si aspettano un’ulteriore salita. Una previsione che deriva dalle attese di un’inflazione che è in calo, ma è ancora forte e ben presente con una previsione del 5% e più a fine 2023. A diminuire sono gli incarichi relativi alla locazione, un dato che però non meraviglia più di tanto visto che, specie nelle grandi città, le offerte di locazione tradizionale latitano e chi punta sugli affitti brevi si rivolge o a piattaforme o a operatori specializzati.

Situazione mutui, cos’è cambiato

Nell’indagine firmata da Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate e Tecnoborsa emerge pure un dato significato. La quota di compravendite finanziate con mutuo ipotecario è scesa in maniera significativa al 65,3%, sotto del 2,7% rispetto al 68% dei tre mesi precedenti. Il rapporto fra l’ammontare del prestito e il valore dell’immobile, noto come Ltv, è rimasto su valori elevati attorno a quota 77, ma è comunque sotto di due punti rispetto al passato.

Guardando allo sconto medio e ai tempi di vendita, entrambi sono in peggioramento. Lo sconto medio che il compratore chiede, infatti, è passato dall’8,4 all’8,8%, mentre il tempo di vendita è notevolmente aumentato in quanto per chiudere la transazione oggi è richiesto un tempo medio di 6,1 mesi (contro i 5,9 della rilevazione precedente). A causare tutto ciò, va sottolineato, è il fatto che la maggior parte degli incarichi di vendita non vengono conclusi a causa del forte divario di prezzo tra richiesta del venditore e disponibilità economica dell’acquirente.