Denaro nelle cassette di sicurezza: la proposta di tassazione e conversione obbligatoria in Bot

Un modo per fare emergere il contante nascosto che sfugge alla tassazione

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’evasione fiscale dovuta al contante nascosto nelle cassette di sicurezza è un problema serio in Italia. In arrivo nuove proposte per farlo emergere.

Qualche mese fa era stato Matteo Salvini con la sua proposta di tassare i contanti nascosti nelle cassette di sicurezza: “Ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”, aveva dichiarato il leader della Lega.

Denaro nelle cassette di sicurezza: la proposta

Una proposta che aveva suscitato sorpresa e sconcerto nell’opinione pubblica, tanto che Salvini era subito tornato sui suoi passi, smentendo l’ipotesi di introduzione di una tassa per poter utilizzare il denaro contante fermo nelle cassette di sicurezza. Sono “prive di qualsiasi fondamento le ipotesi di una patrimoniale, di tasse sui risparmi, sui conti correnti degli Italiani o su cassette di sicurezza”, aveva affermato a stretto giro.

Ora una nuova proposta per far emergere il denaro nascosto e sottratto al Fisco viene da un gruppo di esperti legati all’ex vice ministro dell’Economia Luigi Casero e all’ex presidente della Commissione Bilancio della Camera Maurizio Bernardo. L’idea è quella di introdurre una tassa su una percentuale compresa tra il 30% e il 50% delle somme nascoste e vincolare il residuo convertendolo in Bot quinquennali a tasso zero.

La tassazione del denaro nella cassetta di sicurezza

La legge che dovrebbe introdurre la nuova tassa dovrà stabilire la percentuale delle somme nascoste nelle cassette di sicurezza da sottoporre a tassazione, entro la forbice sopra indicata. Quindi su questa somma si applicherà l’aliquota Iva o l’aliquota IRPEF, con un’imposta compresa tra il 17,09% e il 34,78%.

Sulle somme restanti, escluse dalla tassazione, si applicherà l’obbligo di conversione in Bot quinquennali a tasso zero. In questo modo, il restante denaro nascosto verrebbe congelato per cinque anni e lo Stato recupererà le somme dei costi di emissione dei Bot e dei minori interessi dovuti.

Quando scadranno i cinque anni dei Bot, il denaro contante potrà essere utilizzato ma solo per spese personali del contribuente o dei suoi familiari, perché ogni impiego diverso verrebbe segnalato come operazione sospetta di riciclaggio.

Con questo sistema si vuole far emergere il contante nascosto nelle cassette di sicurezza e sottratto al Fisco, incentivando gli stessi evasori fiscali a dichiarare il denaro in nero. Questa proposta, tuttavia, non è di facile applicazione e rischia inoltre di essere considerata come un’altra sanatoria, troppo indulgente verso gli evasori totali.

Il problema dell’evasione fiscale rimane: stando a una stima della Banca d’Italia, su 148 miliardi di gettito fiscale annuale medio tra il 2002 e il 2014, la sola evasione dell’IRPEF raggiunge la cifra record di 23 miliardi di euro all’anno. Si tratta di denaro contante che viene nascosto nelle cassette di sicurezza in banca, nelle casseforti o addirittura in nascondigli in casa. Un problema sul quale è necessario un intervento urgente.