È stato somministrato all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli il primo vaccino anti melanoma in Italia, basato sull’esperienza della ricerca sull’mRna, sviluppata durante la pandemia da Covid-19. A riceverlo è stato Alfredo De Rienzi, 71 anni, medico di base di Carovilli, in provincia di Isernia, il primo paziente a dare il via nel nostro paese alla sperimentazione di fase III del farmaco contro il cancro di Moderna.
Il farmaco
Il vaccino è arrivato all’ultima fase di test sull’uomo prima di poter ricevere l’approvazione da parte delle agenzie internazionali del farmaco. L’obiettivo della ricerca non è di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore.
“Ho accettato subito – ha detto De Renzis – mi sembrava doveroso per il mio ruolo di medico dare un contributo alla ricerca. Non ho mai avuto paura”.
Il 71enne spera così di dare il suo contributo alla sperimentazione che potrebbe fornirgli un’arma che lo aiuti a sconfiggere il melanoma.
Il condizionale in questo caso è necessario perché, trattandosi di un test a ‘doppio cieco’, De Rienzis potrebbe aver ricevuto una dose di placebo: “Secondo protocollo, infatti, né il paziente né l’oncologo sanno cosa gli è stato iniettato. Lo sapremo alla fine della sperimentazione” ha spiegato Paolo Ascierto, direttore del dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, che ha in cura il 71enne da settembre dello scorso anno.
Anche se, precisa Ascierto, “ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest’ultima fase dello studio clinico, la fase III”, De Rienzis non si perde d’animo e si dice “sereno”: “Non ho paura, mi fido della scienza e mi fido dei colleghi che mi stanno seguendo” ha dichiarato.
La speranza è sostenuta dai dati dello studio di fase II del vaccino a mRNA, diffusi lo scorso dicembre da Moderna e da Msd, che, come riportato da Repubblica, hanno mostrato una riduzione del 44% del rischio di recidiva nei pazienti affetti da melanoma trattati in combinazione con anticorpi monoclonali.
“La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili” ha affermato ancora Ascierto (qui avevamo riportato il boom dei tumori tra i giovani negli ultimi 20 anni).
“Il vaccino, prodotto da Moderna si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid – ha spiegato – cioè utilizzando mRNA sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati ‘neoantigeni’, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate”.
Il paziente
Medico di base, sposato con due figli, De Rienzis ha scoperto due anni fa che a una neoformazione cutanea era in realtà un melanoma (qui abbiamo riportato la spesa sanitaria dell’Ue per la cura dei tumori ogni anno).
Dopo le prime terapie ad Isernia è arrivato poi a Napoli, per essere curato nel reparto dell’Ircss Pascale guidato da Paolo Ascierto.
A settembre 2023 la comparsa di metastasi linfonodali inguinali e l’intervento a novembre. Il 15 dicembre il 71enne ha iniziato trattamento con Pembrolizumab nell’ambito dello studio V904, quando, quasi in contemporanea con l’inizio dell’immunoterapia è arrivata la proposta di aderire alla fase III del primo vaccino a mRNA di Moderna contro il melanoma (qui abbiamo parlato del nuovo farmaco contro il tumore ai polmoni per una ristretta categoria di pazienti).