Italiani ancora a letto con l’influenza: perché dura così tanto?

Milioni di persone da Nord a Sud ancora alle prese con febbre, dolori articolari e infiammazioni alle vie respiratorie: le regioni più colpite e le cause

Uno dei tanti effetti imprevisti che l’emergenza pandemica da Covid-19 ha lasciato in eredità alla società contemporanea è una rinnovata consapevolezza del ruolo strategico ricoperto dai cosiddetti dispositivi di protezione individuale. Stiamo parlando in particolare dell’utilizzo delle mascherine per le vie respiratorie, una pratica che prima di allora veniva messa in atto solamente in alcuni Paesi asiatici particolarmente sensibili come il Giappone e la Corea del Sud. Un tema che ha accompagnato a lungo il dibattito pubblico sullo sconvolgimento sanitario che il coronavirus ha portato dal 2020 ad oggi.

Già dopo i primi dodici mesi di crisi sanitaria – nonostante l’attenzione generale dell’opinione pubblica fosse rivolta ad individuale le modalità di convivenza con il virus – quasi tutti gli esperti hanno potuto notare un aspetto da sempre sottovalutato che riguarda la copertura di naso e bocca. Difatti, se viene effettuata con rigorosità e precisione, l’attività preventiva ostacola in maniera davvero massiccia la diffusione di microbi e batteri (anche quelli non legati alla sindrome che abbiamo imparato a chiamare SARS-CoV2).

L’influenza stagionale quest’anno sta durando di più?

Un segnale inequivocabile lo si è avuto proprio nell’inverno del 2021, quello della seconda fase acuta: infatti, la quasi totalità dei medici presenti sul territorio nazionale segnalò di non aver tracciato nemmeno un caso di influenza stagionale. Zero ammalati, nessun paziente segnalato nei reparti di Pronto soccorso degli ospedali, negli ambulatori privati, nelle residenze per anziani. Qualsiasi sintomo emergesse nello stato fisico dei cittadini mostrava fin da subito una correlazione con il coronavirus, mentre i classici malanni tipici dei mesi più freddi sembravano spariti dalla circolazione.

La spiegazione è arrivata a stretto giro da parte delle autorità sanitarie (in primis il ministero della Salute e l’Agenzia italiana del Farmaco), che hanno individuato proprio nel generalizzato ricorso alle mascherine lo strumento che ha permesso a tutti gli italiani di difendersi dall’influenza. Cosa che poi, purtroppo, non è più avvenuta: già a partire dalla prima parte del 2022 il ricorso ai dispositivi di protezione individuale è andato via via scemando. Un calo di attenzione sfociato nella situazione attuale, con moltissime persone che si sono completamente dimenticate di quella copertura che fino a poco tempo fa dovevano indossare obbligatoriamente sul volto.

Influenza stagionale, quali sono i sintomi e come curarla

E così siamo tornati ad ammalarci. Sono oltre 10 milioni gli italiani che hanno contratto la sindrome influenzale da ottobre ad oggi. Intere famiglie costrette a letto con febbre, dolori articolari, raffreddore, difficoltà respiratorie e un’infiammazione spesso acuta che ha colpito soprattutto la gola e i vicini linfonodi del collo. Come consigliato da tutti i dottori, non occorre assumere antibiotici nei casi in cui non subentri un aggravamento delle condizioni di salute. La fase di incubazione e convalescenza (che in genere dura dai 7 ai 10 giorni) si può affrontare anche solo con molto riposo e un po’ di pazienza.

Aldilà dei differenti report redatti dai centri di monitoraggio locali (con la Toscana e l’Abruzzo che sono risultate le regioni con la maggior incidenza sulla popolazione), l’aspetto strano dell’influenza stagionale di quest’anno è il protrarsi della durata. Infatti, osservando l’andamento medio negli anni precedenti alla pandemia, si evince come la parabola dei nuovi ammalati andasse in forte discesa dopo il picco classico tra dicembre e gennaio. Quest’anno, invece, giunti a marzo siamo ancora alle prese con migliaia di positivi. Un fatto su cui si stanno concentrando gli sforzi investigativi della comunità scientifica.

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