Quanto costerebbe curarsi se non ci fosse il SSN: il conto shock

Senza il Servizio sanitario nazionale gli italiani sarebbero costretti a curarsi ricorrendo alle visite specialistiche. Il costo delle prestazioni manderebbe in bolletta numerose famiglie

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Anni di tagli e di spending review hanno duramente colpito il Servizio sanitario nazionale col risultato di penalizzare i cittadini e complicare il lavoro dei professionisti della salute. Sono pochi, rispetto al fabbisogno, i medici e gli infermieri, e sono costretti a turni spesso massacranti. I pazienti, di contro, sono chiamati a sopportare interminabili attese al pronto soccorso e ad aspettare mesi per esami urgenti.

Quando è nato il Servizio sanitario nazionale

E non è tutto: Anaao Assomed denuncia poi l’autonomia differenziata che crea disparità territoriali, l’eccessiva frammentazione regionale e territoriale che contribuisce a subordinare il diritto alla salute alla residenza, “causando drammatiche differenze di aspettativa di vita e degradanti viaggi della speranza” così come “la mancanza di riforme organiche nazionali del servizio sanitario che innovando e aggiornando tengano il passo con le straordinarie novità scientifiche e tecnologiche di cui disponiamo, affrontando i cambiamenti demografici e sociali in cui siamo immersi”.

Ma pur con tutti i suoi difetti e i suoi limiti, il Servizio sanitario nazionale è una conquista da tutelare.

Il Servizio sanitario nazionale è nato il 24 dicembre 1978 con la legge di riforma sanitaria n. 833. Legge che ha introdotto il modello universalistico di tutela della salute che pone gli oneri a carico della fiscalità generale. Prima del 1978 vigeva un vecchio sistema mutualistico. Si trattava, in sintesi, di una forma di protezione assicurativo-previdenziale. Il diritto a vedere tutelata la propria salute era correlato alla condizione lavorativa. Non si trattava dunque di un diritto universale in senso stretto.

Il costo delle visite specialistiche private

Anaao Assomed ha fatto i conti e ha rilevato quanto costerebbe per i cittadini curarsi se, per paradosso, il Servizio sanitario nazionale dovesse venire improvvisamente spento. Di seguito qualche esempio:

  • ricovero a bassa complessità assistenziale – 422 euro al giorno;
  • ricovero ad alta complessità assistenziale – 1.278 euro al giorno;
  • operazione chirurgica – 1.200 euro per ogni ora di utilizzo della sala operatoria;
  • degenza in un reparto chirurgico – 600 euro al giorno;
  • degenza in un reparto di medicina – 400 euro al giorno;
  • ricovero ordinario post acuzie – 165 euro al giorno.

Anaao Assomed passa poi a elencare qualche esempio relativo ai costi di alcune specifiche prestazioni:

  • colecistectomia laparoscopica semplice – 3.300 euro;
  • colecistectomia laparoscopica complessa – 4.000 euro;
    (si specifica poi che per tali interventi la parcella del chirurgo va da 3.000 a 10.000 euro).

E poi ancora:

  • check up cardiologico uomo under 40 – 345 euro;
  • check up cardiologico uomo over 40 – 395 euro;
  • check up cardiologico donna under 40 con mammografia – 694 euro;
  • check up cardiologico donna over 40 con mammografia – 775 euro.

Si tratta, naturalmente, di tariffe generiche che possono subire variazioni, anche di rilievo, a seconda di età, sesso ed esami previsti.

Mancano i medici in Italia

Non si tratta di una denuncia isolata: la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici ha già raccontato il quadro “drammatico” della sanità pubblica relativamente alla carenza di camici bianchi.

Tenendo conto di tutto ciò, e considerando il fatto che l’emergenza pandemica terminata solo lo scorso 5 maggio ha acuito le problematiche e le disparità sanitarie, sociali ed economiche, Anaao Assomed invita la politica e le  istituzioni a non trascurare il SSN, ma anzi a valorizzarlo e a uniformarlo alle realtà europee più virtuose.

Intanto le famiglie italiane continuano a fare i conti con il caro vita, che non risparmia neppure i farmaci e le visite specialistiche. Fortunatamente, come ogni anno, è possibile almeno in parte portare in detrazione farmaci e prestazioni sanitarie in sede di dichiarazione dei redditi.