Impatto dello sciopero del 29 novembre sulla sanità, saltate migliaia di visite e interventi

Lo sciopero generale del 29 novembre ha causato gravi disagi alla sanità. L'adesione del personale ha messo a dura prova il sistema, con migliaia le visite e interventi chirurgici rinviati

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 30 Novembre 2024 10:55

Lo sciopero generale del 29 novembre, proclamato da Cgil e Uil, ha avuto un forte impatto sul sistema sanitario, con migliaia di visite e interventi chirurgici rimandati. A livello nazionale si prevedevano disagi estesi e che avrebbero potuto far saltare fino a 1,2 milioni di prestazioni sanitarie. Da Torino arrivano alcune conferme, pur con numeri inferiori rispetto ai pronostici.

La protesta è stata molto sentita, soprattutto perché alimentata dalla contestazione alla legge di Bilancio che ha bloccato il piano di assunzione di 30.000 nuovi operatori e ha previsto solo aumenti salariali minimi, giudicati comunque insufficienti dal personale sanitario. Nonostante la bassa adesione “ufficiale”, lo sciopero ha coinvolto un gran numeri di operatori, mettendo a dura prova un sistema sanitario già fragile. Le urgenze, in ogni caso, sono state garantite. Diverse le ripercussioni sulle prestazioni, che saranno da calcolare nelle settimane e nei mesi successivi, vista la difficile pianificazione del calendario in tutta Italia.

Adesione del personale sanitario: l’impatto in numeri

Massimo Esposto, Segretario Cgil del comparto Sanità, ha confermato che circa il 10% del personale ha aderito ufficialmente alla mobilitazione del 29 novembre. In apparenza un numero basso. La gran parte dei medici, infermieri e operatori amministrativi infatti è stata chiamata a garantire l’erogazione dei servizi urgenti, come interventi chirurgici indifferibili e prestazioni sanitarie non rinviabili. Questo ha permesso ai pronto soccorso e ai reparti di degenza di mantenere la piena operatività.

Nonostante la bassa adesione ufficiale, l’impatto della mobilitazione è stato invece piuttosto ampio, con una partecipazione indiretta che ha toccato il 50% del personale in alcune strutture sanitarie.

Lo sciopero, come preventivato, ha messo in evidenza le gravi carenze di personale che affliggono il sistema sanitario piemontese, un problema cronico che non trova ancora soluzioni adeguate. La carenza di medici e infermieri, che sfiora il 10%, incide pesantemente sulla capacità del sistema di rispondere alle necessità dei cittadini, aumentando i carichi di lavoro e compromettendo l’efficienza dei servizi.

A livello nazionale, il rischio di disagi era ancora più alto, con le stesse sigle sindacali che avevano previsto la possibilità di far saltare fino a 1,2 milioni di prestazioni, sebbene le urgenze fossero garantite. In Piemonte (dove ci sono state le maggiori tensioni, con tanto di scontri), le strutture hanno cercato di limitare i danni, ma la protesta ha comunque avuto un forte impatto sulle prestazioni non urgenti.

Dati e criticità nella riprogrammazione delle prestazioni

A livello pratico, lo sciopero ha portato al rinvio di migliaia di prestazioni sanitarie. Nei quattro ospedali principali di Torino (Molinette, Cto, Regina Margherita e Sant’Anna) sono stati rinviati 1500 esami specialistici, oltre ad altre 417 visite  rimandate solo al Mauriziano. Al contrario nei nosocomi dell’Asl Città di Torino, non si sono registrati rinvii di interventi chirurgici, mentre i dati relativi alle visite specialistiche rimandate non sono ancora stati forniti.

Gli ospedali sono comunque apparsi semideserti, con molti pazienti già avvisati in anticipo dei rinvii. La capacità di risposta del sistema sanitario è stata quindi limitata, con gli ospedali che, pur mantenendo la massima operatività nelle aree di emergenza e nei reparti urgenti, hanno visto ridotto l’afflusso per le attività ordinarie.

Gli effetti dello sciopero del 29 novembre si sommano ai disagi già causati dal precedente sciopero del 20 novembre, che aveva visto il rinvio di 90 interventi chirurgici e 300 visite ambulatoriali. In questo scenario, la riprogrammazione delle prestazioni diventa una priorità, ma le tempistiche per recuperare i ritardi restano incerte. Le liste d’attesa, già influenzate dalla carenza di risorse, potrebbero allungarsi ulteriormente, con gravi disagi per i pazienti che rischiano di vedere le proprie prestazioni sanitarie rinviate di mese in mese.