Sanità, “situazione drammatica” nei prossimi 5 anni: cosa succederà

Sempre più medici sognano la pensione anticipata o fuggono dagli ospedali, senza che ci sia un ricambio, e il sistema si avvicina al collasso: è allarme sanità

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

I medici sono invisibili per la politica. È la denuncia portata avanti con la nuova campagna di comunicazione lanciata dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, con uno spot che sarà diffuso sui social media e proiettato nelle sale cinematografiche. Secondo i dati, entro 5 anni potremmo ritrovarci con 100mila medici in meno. E per questo i camici bianchi hanno deciso di avvertire gli italiani. I problemi del Servizio Sanitario Nazionale sono molteplici per la Fnomceo: fondi tagliati, strutture antiquate, assunzioni bloccate, carenze di personale che costringono i medici in servizi a milioni di ore di straordinario. Problemi allarmanti a cui il Governo è chiamato ufficialmente a dare risposte, che dovranno arrivare al più presto.

Oltre 100mila medici in meno in 5 anni

Tra il 2010 e il 2020 sono stati chiusi in Italia ben 111 ospedali e 113 Pronto soccorso, con un taglio complessivo di 37 mila posti letto. Nelle strutture ospedaliere manicano 29 mila professionisti sanitari, di cui almeno 20 mila medici. Ben 4.500 le assenze nei Pronto soccorso, 10 mila nei reparti, 6.000 quelle riferiti ai medici di Medicina generale. Nei prossimi 5 anni andranno in pensione 4.100 tra medici di famiglia e dirigenti medici, che insieme a tutti i medici del SSN diventano 5 mila.

A questo bisogna aggiungere il fenomeno della fuga dagli ospedali. Nei due anni passati hanno abbandonato il campo almeno 8 mila camici bianchi per dimissioni volontarie, a causa del peggioramento delle condizioni di lavoro. Tra pensionamenti e rinunce dal 2016 al 2021 i medici difamiglia sono passati da 44.436 a 40.769, con importanti ripercussioni sulle famiglie e sui territori. Degli ambulatori di Medicina generale lasciati vuoti a causa dei 3 mila pensionamenti all’anno negli ultimi tre anni, solo un terzo è stato occupato da nuovi ingressi.

Fuga dei medici dagli ospedali: sognano la pensione

La fuga dei medici è un problema strutturale che va avanti da molti anni, che è stato però particolarmente avvertito durante la pandemia di Covid. Che tra l’altro ha messo sotto pressione non solo il Servizio Sanitario ma anche gli stessi operatori. Considerando che le visite da remoto e la telemedicina hanno anche invaso la vita privata dei camici bianchi. Un medico su tre oggi riferisce che potendo andrebbe subito in pensione. A dirlo sono addirittura i più giovani: un quarto nella fascia tra i 25 e i 34 anni e oltre un terzo nella fascia tra i 35 e i 44 anni.

A creare condizioni sfavorevoli per l’esercizio della professioni sono l’organizzazione degli ospedali come aziende, con i pazienti relegati a voci spesa, e gli stipendi non adeguati. L’Italia è al terzultimo posto in Europa sul fronte delle remunerazioni dei medici, davanti al Portogallo e alla Grecia. La Spagna, che occupa una posizione più in alto, offre ai professionisti mediamente 35 mila euro lordi in più all’anno.

Dei 14 miliardi di euro in più andati nel Fondo Sanitario Nazionale, a cui se ne aggiungeranno altri 15 provenienti dal Pnrr, “neanche un euro è stato destinato ai professionisti”. A sottolineato è Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, che aggiunge che “non servono solo risonanze magnetiche e Tac”, ma anche e soprattutto “chi le fa funzionare e chi se leggerne gli esiti”.

Orazio Schillaci, ministro della Salute: “Quadro drammatico”

L’appello dei medici non è passato inosservato. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, esponendo le linee programmatiche in commissione al Senato, non ha usato giri di parole per quello che ha definito “un quadro drammatico“. Ha annunciato che aprirà un dossier sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, vista la progressiva riduzione dei Pronto soccorso e dei punti nascita e della disastrosa situazione dei singoli reparti degli ospedali pubblici, che si aggiunge alla penuria di medici di base.

L’idea è quella di introdurre modelli e standard di monitoraggio sistemico e strutturato in tutta Italia per il percorso del paziente, dalla presa in carico della domanda  all’inserimento in lista d’attesa, dall’accesso alla prestazione fino al ricovero e alla dimissione. Ma non solo. Il ministro della Salute ha dichiarato che arriveranno nuove risorse per i medici, con un incremento del trattamento economico.

L’impegno è quello di anticipare la decorrenza al 2023 e lavorare con le Regioni per aumentare le retribuzioni degli operatori sanitari. Tra le righe, il numero uno di Lungotevere Ripa ha dichiarato che arriveranno misure anche relative alle assunzioni. per fare fronte all’emergenza con la Sanità in crisi.