Contagi fuori controllo? Chi si ammala ora e dove il Covid corre di più

A ridosso delle ferie degli italiani, e nonostante le temperature bollenti, il Covid torna a raggiungere un record che non vedevamo da un po'

A ridosso delle ferie, in questo inizio luglio dalle temperature bollenti – che ha portato anche alla tragedia della Marmolada con un record mai visto in vetta di 10 gradi (info aggiornate le potete trovare qui) – è quantomeno strano parlare anche di record contagi. Il Covid in Italia infatti non dà tregua e anzi tocca nuovamente il picco di 1 milione di positivi.

Nonostante il periodo estivo in cui tantissime attività sono all’aperto, ci troviamo di fronte a un forte aumento dell’incidenza dei contagi e a una trasmissibilità, sia calcolata su casi sintomatici che su casi ricoverati in ospedale, al di sopra della soglia epidemica, con anche un aumento nei tassi di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva. Questo per un fatto numerico: se aumentano i positivi aumenta la probabilità che tra loro ci siano anche casi seri.

Ora più che mai ci rendiamo conto di quanto i vaccini ci abbiano però aiutato: l’elevata copertura vaccinale nel nostro Paese, con il completamento dei cicli di vaccinazione e il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie fragili, fa sì che la stragrande maggioranza dei casi, fortunatamente, non sia grave (anche se qui vi abbiamo parlato del caso degli “ormoni impazziti” che colpisce anche i vaccinati).

In quali Regioni il Covid è più diffuso

Secondo i dati del bollettino del Ministero della Salute, nessuna Regione o Provincia autonoma è al momento classificata a rischio basso. 13 sono invece classificate a rischio moderato, e le altre sono addirittura a rischio alto:

  • Emilia Romagna (ad alta probabilità di progressione)
  • Lazio
  • Liguria
  • Marche (ad alta probabilità di progressione)
  • Puglia
  • Toscana
  • Umbria (ad alta probabilità di progressione)
  • Veneto.

Omicron 5 è un nuovo virus e buca i vaccini

Ma la domanda a questo punto è: perché il numero dei contagi è ancora così alto nonostante i vaccini? Tutta colpa della nuova variante Omicron 5, infinitamente più contagiosa, con un indice di contagio R0 intorno a 20.

Come ha spiegato il direttore generale dello Spallanzani Francesco Vaia in una intervista al Corriere della Sera, “è come se questo Covid fosse un nuovo virus, e buca i vaccini che non sono aggiornati.Resta il fatto che il vaccino è uno strumento fondamentale per proteggere dalle forme gravi della malattia”.

Chi si ammala oggi e chi rischia il ricovero in ospedale

Allo Spallanzani non si vedono più polmoniti interstiziali né giovani in reparto. I ricoverati sono over 70 con comorbidità, molti dei quali non avrebbero neanche bisogno di stare in ospedale, spiega Vaia, e tutto questo è chiaramente lo straordinario risultato della copertura vaccinale.

Detto altrimenti, chi non si è vaccinato ora rischia meno grazie alla stragrande maggioranza della popolazione che invece si è sottoposta all’immunizzazione. Cortocircuito che prova, ancora una volta, quanto sia fondamentale vaccinarsi, non solo per se stessi ma anche per gli altri.

Anche Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), in una intervista all’Adnkronos Salute chiarisce che “mediamente queste nuove polmoniti le troviamo nei soggetti anziani e fragili, anche nei vaccinati, ma questo oggi è normale visto che tra immunizzati e guariti ormai siamo oltre il 90% di italiani”.

Sulla crescita delle reinfezioni “la sensazione è che l’immunità data dal vaccino e dalla reinfezione fornisca un ottimo ‘booster’ protettivo, diciamo che chi è vaccinato e si scopre positivo ha questa piccola consolazione”, sottolinea il primario.

L’80-90% dei ricoveri è per positività, ma sono asintomatici o paucisintomatici. Quindi, i pazienti ad oggi che entrano con polmonite interstiziale o bilaterale, con un quadro impegnativo, sono meno del 10-15%”, aggiunge Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova.

Per Vaia “con un tasso di positività che un giorno segna 13% e il giorno successivo 28, si contribuisce solo a creare un clima di stress da allarme contro l’avversario Covid e, se unito alla paura della guerra e a quella dell’inflazione che sale (qui i prodotti che sono schizzati alle stelle), non fa che indebolire le difese immunitarie” sottolinea l’esperto.

Positivi, numeri ben oltre il milione?

Il punto ora è che il numero degli attualmente positivi in realtà potrebbe essere molto più alto: sono in netto calo i tamponi ufficiali, e moltissime sono le persone che ormai non dichiarano più la propria positività (ricordiamo tuttavia che è un reato e non si può uscire di casa se si è positivi).

Secondo gli esperti almeno il 5% degli italiani potrebbe avere il virus in questo momento, una percentuale che si traduce in un numero compreso fra 2 e 4 milioni di individui, probabilmente intorno a 3 milioni, secondo le stime dell’epidemiologo Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica dell’Università di Milano. A fronte del milione di casi noti, ci sarebbero circa 2 milioni di casi non registrati, probabilmente con pochi sintomi o nessuno.

Cosa fare: rischio nuovo lockdown?

Anche in questa fase, nonostante l’addio alle mascherine quasi ovunque (ma con importanti eccezioni per i mezzi di trasporto e il lavoro), il Ministero della Salute ribadisce la necessità di continuare a rispettare alcune misure come l’uso della mascherina stessa, l’aereazione dei locali, l’igiene delle mani e l’evitare situazioni di assembramento.

Rischi di nuovi lockdown in vista? Secondo gli esperti sembrerebbe di no. “I motivi dell’aumento dei casi non sono semplicisticamente riconducibili né al concerto della rockstar al Circo Massimo né alla partita di calcio all’Olimpico, a cui la gente ha diritto. Chi parla di nuovo lockdown sbaglia, il Paese deve andare avanti. E mai tornare indietro” precisa Vaia.

Che autunno ci attende? Difficile prevederlo adesso, perché troppi sono i fattori che possono incidere sull’evoluzione della pandemia, che ormai gli esperti peraltro chiamano “fase epidemica”, a voler sottolineare proprio questo intervallo di convivenza con il virus, che potrebbe durare però ancora a lungo.

Aggiornamento vaccini e ventilazione

Il direttore dello Spallanzani si dice d’accordo con la proposta dell’assessore della Regione Lazio D’Amato di abbassare la soglia d’età per la quarta dose di vaccino: “Noi il virus lo dobbiamo anticipare e non rincorrere”.

Oltre all’aggiornamento dei vaccini bisogna puntare anche su risposte concrete da parte del sistema Italia: prima fra tutte, ventilazione meccanica in tutti i luoghi della socialità, a partire dalle scuole e dai mezzi pubblici.

Questa la posizione di Vaia. “Non posso pensare di vedere ancora per un anno i bambini in classe con i giubbotti perché le finestre devono restare aperte. Un buon sistema di ventilazione meccanica è 3 volte più efficace della mascherina, che pure è stato uno strumento fondamentale in pandemia”.