Cambiare medico è diventato impossibile: la classifica delle città

Da un’indagine di Altroconsumo su 22 città italiane, la disponibilità di camici bianchi è critica in molte aree ed è peggiorata negli ultimi anni

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

In Italia, la ricerca di un nuovo medico di famiglia o pediatra è diventata un’impresa estremamente complessa. La disponibilità di professionisti in camice bianco è diventata un problema critico in numerose regioni del paese e la situazione si è ulteriormente deteriorata nel corso degli ultimi anni. Secondo i risultati di un’indagine condotta da Altroconsumo, assistiamo a una crescente desertificazione nell’assistenza sanitaria, un fenomeno che si è acuito di recente a causa della massiccia uscita di medici dal sistema, senza una corrispondente sostituzione da parte di giovani professionisti.

Dove ci sono le maggiori mancanze

L’indagine ha esaminato la disponibilità di medici e pediatri online nel periodo di giugno 2023 in 11 regioni italiane, prendendo in considerazione sia le città principali (ad eccezione del Veneto, con Padova, e Roma, in cui è stata considerata la Asl 1) che comuni più piccoli, per un totale di 22 località.

Su un totale di 37 rilevazioni effettuate, Altroconsumo ha riscontrato una situazione soddisfacente solo in 13 casi. Ciò significa che i cittadini in queste zone avevano accesso a almeno 5 o 6 medici tra cui scegliere entro un raggio di pochi chilometri da casa. Le regioni Liguria e Lazio sono emerse come le migliori in termini di disponibilità. Al contrario, si sono verificati 10 casi critici e 14 situazioni considerate insufficienti, tra cui spicca l’area del Trentino.

Considerando invece la disponibilità generale di medici e pediatri nelle città, l’indagine ha stimato che a Trento, Milano, Torino, Bologna e Cagliari, nel migliore dei casi, solo 1 medico su 4 aveva posti disponibili per accogliere nuovi pazienti.

“Risulta difficile parlare di libera scelta del medico – ha commentato Altroconsumo – sempre più spesso i cittadini si trovano di fronte a una scelta obbligata. Serve un urgente cambio di rotta perché il ruolo del medico di base è essenziale per garantire una continuità assistenziale adeguata ed evitare un inappropriato ricorso al privato”.

Nel dettaglio, ecco la classifica delle città con in percentuale i medici disponibili sul totale dei medici

  • Torino: 17%
  • Genova: 66%
  • Milano: 11%
  • Trento: 7%
  • Padova: 33%
  • Bologna: 20%
  • Firenze: 84%
  • Roma: 95%
  • Napoli: 46%
  • Bari: 100%
  • Cagliari: 23%

Perché c’è carenza di medici di base

Secondo quanto rivelato dall’indagine di Altroconsumo, la carenza di medici di base e pediatri può essere principalmente attribuita al fatto che nei passati anni, i ministeri responsabili non hanno formato un numero sufficiente di nuovi medici per sostituire quelli che lasciavano il Sistema Sanitario Nazionale andando in pensione.

Nel 2019, l’Organizzazione spiega che il Ministero della Salute ha cercato di affrontare questa situazione aumentando il turnover, consentendo una crescita del 10% nelle assunzioni e aumentando il numero di posti disponibili nelle scuole di specializzazione. Tuttavia, gli effetti di queste misure richiederanno del tempo per diventare pienamente visibili, poiché i medici richiedono anni di specializzazione prima di essere completamente pronti a esercitare.

Sono i numeri a spiegare bene la grande difficoltà degli italiani a trovare il proprio dottore di fiducia. Nel 2025 – secondo le stime dell’Agenas – ce ne saranno solo 36.628, contro gli oltre 46mila del 2002 e i 40mila del 2021. Uno dei motivi di questa morìa è la scarsa attrattività della formazione in medicina generale (infatti non tutti i posti disponibili vengono occupati).

Nel frattempo, per far fronte alla carenza a breve termine, è stato concesso alle Regioni la possibilità di aumentare il numero massimo di assistiti assegnati a ciascun medico di famiglia nelle zone svantaggiate, portandolo da 1.500 a 1.800 pazienti, e ai pediatri da 880 a 1.000 assistiti.