Un comune antidepressivo per curare i non vaccinati, la scoperta

Un farmaco, già utilizzato per curare la depressione e alcuni disturbi mentali, pare sia in grado di contrastare il rischio di peggioramento nei casi Covid

Pubblicato: 7 Aprile 2022 12:11

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Redazione

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Diversi studi hanno confermato recentemente il potenziale ruolo terapeutico della fluvoxamina contro il Covid-19. Si tratta di un comune farmaco usato per curare la depressione e alcuni disturbi mentali, che ora si è scoperto in grado di ridurre notevolmente i rischi di ospedalizzazione nelle persone sintomatiche risultate positive al virus.

Un comune antidepressivo per curare il Covid? La scoperta

Un comune antidepressivo potrebbe essere in grado di curare il Covid. A confermarlo è una ricerca in peer review pubblicata su JAMA Network Open (consultabile per intero qui), che ha analizzato gli effetti della fluvoxamina sui pazienti positivi e con sintomi. Si tratta di una pillola economica e ampiamente disponibile sul mercato perché già utilizzata dai medici di tutto il mondo per curare malattie e disturbi mentali, nonché la depressione.

Sulla base di un’analisi dei dati di tre diversi studi clinici, i ricercatori hanno affermato che esiste una “alta probabilità” che la fluvoxamina sia associata a “almeno una moderata riduzione dei ricoveri per Covid-19“.

Per portare a termine la ricerca sono stati osservati e studiati sintomi ed evoluzione della malattia in 2.200 pazienti positivi al Covid non vaccinati (provenienti da Stati Uniti, Brasile e Canada). A questi sono stati somministrati 100 mg di fluvoxamina due volte al giorno, che – come i dati dimostrano – pare abbiano evitato il peggioramento delle condizioni di salute, impedendo il ricovero in ospedale.

Perché l’uso della fluvoxamina potrebbe cambiare tutto

Non è la prima volta che si studiano gli effetti della fluvoxamina sui pazienti positivi al Coronavirus. Tuttavia, il farmaco è ancora riconosciuto ufficialmente solo per l’utilizzo nei pazienti che soffrono di depressione o di altri disturbi mentali. Le ricerche volte a dimostrare che può essere utilizzato nei malati di Covid però continuano, perché gli scienziati puntano ad una cura che sia universalmente accessibile a tutti, sia da un punto di vista di forniture che da un punto di vista economico.

Questo tipo di antidepressivo è infatti facilmente reperibile, già disponibile in molti mercati e certamente più accessibile rispetto alle cure monoclonali (qui cosa sono e come funzionano). E se c’è una cosa che abbiamo imparato in due anni di chiusure e restrizioni è proprio come tempo e risorse possano fare davvero la differenza in una pandemia.

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Come funziona la fluvoxamina e i nodi ancora da sciogliere

La fluvoxamina è un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina (SSRI), approvato dalla FDA per il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo e ampiamente utilizzato per altre condizioni come la depressione. Da diverso tempo, come già accennato sopra, è oggetto di studio perché in diversi casi si è dimostrata in grado di prevenire il peggioramento delle condizioni di salute nei pazienti Covid.

Nonostante ciò, ci sono ancora alcune titubanze nel suo utilizzo. Prima di tutto, gli esperti non sono sicuri del motivo per cui la fluvoxamina e altri SSRI mostrano risultati promettenti contro Covid, anche se ritengono che possa avere qualcosa a che fare con la loro capacità di combattere l’infiammazione, un fattore chiave per i gravi esiti di Covid. Il National Institutes of Health però afferma che non ci sono prove sufficienti per raccomandare l’uso del farmaco contro Covid.

Inoltre, i ricercatori hanno notato che le varianti di Covid prese in considerazione dai ricercatori, e analizzate negli studi che hanno avuto ad oggetto l’antidepressivo, variavano di volta in volta. La maggior parte arrivano fino alle varianti ommicron e delta (ma non tengono in considerazione omicron 2 o la nuova mutazione xe che sta preoccupando gli scienziati, qui maggiori dettagli), il che potrebbe influenzare i livelli di rischio di base e qualsiasi riduzione calcolata.

Intanto l’OMS, che rivede periodicamente le linee guida terapeutiche contro il Covid (sulla base di nuove evidenze scientifiche) ha fatto sapere che sta valutando la fluvoxamina, insieme a molti altri medicinali, come possibili farmaci anti Cavid. L’agenzia ha aggiunto anche che le linee guida saranno aggiornate se e quando “nuove prove sufficienti lo giustificheranno”.