Olimpiadi, ecco qual è l’età ideale per vincere in atletica

Bisogna considerare un elenco di variabili che aiutano a prevedere quando giungerà il picco prestazionale di un atleta, per costruire piani di allenamento mirati.

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Dick Fosbury. Il suo è un racconto di un successo unico, e non solo per l’invenzione del salto in alto dorsale. Perché, come si direbbe di un virtuoso del violino come Niccolò Paganini, non ha concesso repliche. Ha vinto la medaglia d’oro olimpica (nuovo record a 2,24 centimetri) a Città del Messico nel 1968 e poi si è ritirato. In qualche modo, una storia davvero curiosa. Anche perché lo stile da lui creato è poi divenuto realtà per i saltatori, soppiantando le altre modalità di oltrepassare l’asticella.

La vicenda di Fosbury, in qualche modo, ci dice che ci sono momenti nella vita di un atleta che diventano cruciali. E le Olimpiadi, con la loro ripetitività quadriennale, sono una competizione in cui occorre giungere al meglio. Appunto, ma essendo ogni quattro anni, i giochi possono “incontrare” l’atleta nella fase di massima performance o magari quando invece le sue condizioni psicofisiche non solo ottimali. Questo ovviamente incide sull’allenamento e sulla preparazione.

Ma si può calcolare se davvero il tempo dei giochi dei cinque cerchi si combina con la massima prestazione da parte di un atleta? E può la statistica aiutare in questo, per definire l’età ideale per le prove di atletica leggera? Una risposta viene da una ricerca apparsa sulla rivista Significance e condotta da due esperti dell’Università di Waterloo, David Awosoga e Matthew Chow

Qual è l’età ideale

In termini generali l’evolversi delle prestazioni in atletica segue la classica curva a campana. C’è un periodo di crescita, si raggiunge un picco con la prestazione migliore, poi si punta a mantenere la stabilità. Ma col tempo, ovviamente se non intervengono acciacchi, si tende a calare.

Gli esperti hanno esaminato, incrociando l’età con i risultati in carriera, l’evoluzione anno per anno di ogni atleta di atletica che ha gareggiato in un evento individuale alle Olimpiadi dai Giochi del 1996 ad Atlanta. Hanno preso in esame i dati relativi a genere, nazionalità, tipo di evento, da quanto tempo l’atleta si allenava a livello d’élite e se era o meno un anno olimpico.

Lo studio dimostra che che l’età media di partecipazione degli sportivi alle specialità di atletica delle Olimpiadi rimane pressoché costante nel tempo negli ultimi tre decenni. In pratica, si ottengono le prestazioni più significative e quindi la partecipazione ai giochi intorno ai 27 anni. Anche dall’analisi dei due ricercatori, peraltro, è emerso come l’età media di picco per questi atleti è di di 27 anni. Passata questa soglia, sempre in base ai calcoli matematici, ci sarebbe solamente il 44% di possibilità che il momento apicale della carriera di un atleta debba ancora giungere. E più si va avanti, più questo numero tende a diminuire.

Le previsioni su misura

Attenzione. Come sempre accade quando si parla di statistiche, occorre sempre considerare che esistono variazioni rispetto alla media. E non bisogna dimenticare che siamo di fronte ad un’analisi esclusivamente teorica, basata su numeri, che non può prendere in considerazione la variabilità individuale. Ma rimane un dato inconfutabile, che va oltre l’età. “Costruendo” la preparazione in base alla ritmicità dei giochi olimpici, si può provare a fare in modo che gli atleti superino i bias legati alla loro curva di performance.

Lo segnala in una nota dell’ateneo Crow. “L’età non è l’unico fattore che determina l’apice di un atleta – spiega. Ciò che è davvero entusiasmante è che abbiamo anche scoperto che sapere che è un anno olimpico aiuta effettivamente a prevedere la prestazione di un atleta”.

Insomma, bisogna considerare un elenco di variabili che aiutano a prevedere quando giungerà il picco prestazionale di un atleta, per costruire piani di allenamento mirati. Perché i giochi olimpici arrivano ogni quattro anni. E il tempo delle Olimpiadi può incontrare il corridore, il saltatore o il mezzofondista esattamente all’apice delle prestazioni, o magari quando iniziano a calare. E questa è questione di calendario. Per il singolo, fatti salvi incidenti e stop agli allenamenti, anche il tempo dei giochi conta. In bocca al lupo a tutti i nostri atleti.