Insegnanti a rischio stress e burnout, lo dice uno studio

A pesare sarebbero soprattutto i compiti non essenziali, più che l’insegnamento in sé. Il 30% degli insegnanti sta valutando l'idea di abbandonare la professione prima dell'età pensionabile

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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C’è chi ha detto che sia la professione più bella al mondo, quella dell’insegnante. Ma sempre di più poter insegnare a bambini, adolescenti, giovani e studenti universitari si lega ad una serie di incombenze e di problematiche sociali che rendono davvero difficile potare avanti la propria missione. Il tutto, con un carico di stress che in alcuni casi si può rivelare estremamente intenso, tanto da portare a vero e proprio burnout. A segnalarlo è una ricerca condotta in Australia, che propone comunque tematiche globali.

Cosa dice lo studio

La ricerca è stata condotta da ricercatori dell’UNSW (Università del Nuovo Galles del Sud) di Sidney, coordinati da Helena Granziera. Dall’indagine emerge una percentuale estremamente elevata di docenti che soffrono di grave stress, con un 70% degli intervistati che rivela come il carico di lavoro sia ingestibile. Ma soprattutto dallo studio, condotto sulla scorta di esperienze che hanno coinvolto nella narrazione poco meno di 5000 docenti di scuola primaria e secondaria del Paese, emerge che i tassi di depressione, ansia e stress negli insegnanti australiani risultano triplicati rispetto alla media nazionale. In particolare, ha rilevato che questi problemi di salute mentale sono tre volte superiori alla media nazionale.

La ricerca dal titolo “Teachers’ workload, turnover intentions, and mental health” è stata pubblicata su Social Psychology of Education. I ricercatori hanno scoperto che il 90% degli insegnanti ha riferito livelli di stress da moderati a estremamente gravi, mentre oltre due terzi hanno manifestato sintomi di depressione e ansia da moderati a estremamente gravi. In una nota dell’ateneo la stessa Granziera rivela:

“Non si tratta solo di una questione di benessere, ma di una questione di forza lavoro. I nostri risultati mostrano che gli insegnanti manifestano sintomi di salute mentale a tassi ben superiori alla popolazione generale e che questi sintomi sono strettamente correlati al loro carico di lavoro e alla loro intenzione di abbandonare la professione”.

La ricerca si è basata su misure psicologiche convalidate (il test DASS) rivelando in conclusione che i punteggi medi degli insegnanti per depressione, ansia e stress rientravano nella fascia “estremamente seria”.

Perché accade e quanto impatta sull’istruzione

La ricerca ha anche rilevato che la gestibilità del carico di lavoro rappresenta un fattore chiave quando si tratta di valutare la salute mentale degli insegnanti. Pensate che i docenti con la percezione di un carico di lavoro come ingestibile hanno mostrato probabilità significativamente più elevate di presentare segni e sintomi di depressione, con conseguenze sulle loro scelte di proseguire o abbandonare la professione.

Di particolare importanza in questo senso sarebbero le incombenze burocratiche. Come rivela sempre l’esperta, a pesare sarebbero soprattutto i compiti non essenziali, più che l’insegnamento in sé.

“Gli obblighi amministrativi, gli obblighi di conformità e l’eccessiva raccolta di dati stanno sottraendo tempo alla pianificazione delle lezioni e al coinvolgimento degli studenti. Questo sta portando al burnout e a un senso di disillusione professionale”

commenta nella nota Granziera.

Va detto che, rispetto alla situazione italiana, in Australia il panorama appare diverso. Stando a quanto riportano alcune informazioni dell’Australian Institute for Teaching and School Leadership, quasi il 30% degli insegnanti sta valutando l’idea di abbandonare la professione prima dell’età pensionabile. I risultati mostrati nello studio aggiungono ulteriore urgenza a queste preoccupazioni, dimostrando che la cattiva salute mentale, in particolare la depressione, è un fattore predittivo significativo delle intenzioni di turnover.

Migliorare le condizioni di lavoro, insomma, appare fondamentale. Anche e soprattutto nelle aree rurali e più remote. Il tutto, anche per migliorare le prospettive delle nuove generazioni. Se lo stato psicologico e mentale del docente è carente, infatti, si assiste a ripercussioni sul benessere degli studenti e in conclusione ad impatti sulla qualità globale della classe, con potenziali influssi sul rendimento scolastico.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.