Caffè contaminato da ocratossina ritirato dai supermercati

Il ministero della Salute ha diffuso il richiamo dal mercato di cialde e capsule di tre marchi per il rischio di contaminazione chimica

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 26 Dicembre 2022 10:47

Allarme caffè per rischio chimico legato alla presenza di ocratossina nelle cialde e nelle capsule. A scopo precauzionale, il Ministero della Salute ha disposto il ritiro dagli scaffali dei supermercati di alcuni lotti dei prodotti a marchio Consilia, Lo Zio d’America e Caffè Trombetta per la possibile presenza della sostanza tossica, potenzialmente cancerogena per i reni.

Caffè contaminato da ocratossina ritirato dai supermercati: i richiami

Il richiamo riguarda il caffè di tipo Espresso arabica confezionato nello stesso stabilimento di via dei Castelli Romani 132 a Pomezia, in provincia di Roma, da un unico produttore, la Caffè Trombetta S.p.a..

Gli articoli segnalati dal dicastero della Sanità “per la potenziale presenza di ocratossina oltre i limiti di legge” sono identificati con i seguenti numeri di lotto e caratteristiche:

  • Caffè Trombetta, in confezioni da 10 capsule di arabica da 55g, lotto 02AD07B, data di scadenza 07-02-2024.
  • Caffè Zio d’America, in confezione da 50 capsule di arabica da 275g, lotto 02CD05B, data di scadenza 05-02-2024.
  • Caffè Zio d’America, in confezione da 10 capsule di arabica da 55g, lotto 01CD07B.
  • Caffè Consilia, in confezione da 18 cialde di arabica da 126g, lotto 01DD04B, data di scadenza 04-02-2024.
  • Caffè Consilia, in confezione da 16 capsule di arabica da 112g, lotti 01ND02B e 01ND03B.

Nel richiamo, il Ministero della Salute raccomanda  a coloro che avessero acquistato qualcuno di questi prodotti di non consumarli e riportarli nel punto vendita.

Caffè contaminato da ocratossina ritirato dai supermercati: cos’è

L’ocratossina è una micotossina prodotta naturalmente da alcune muffe, come la Aspergillus ochraceus e la Penicillum viridatum, estremamente resistente alle lavorazioni, come anche la tostatura del caffè, ed in grado di sopportare a lungo i normali processi metabolici.

Come spiegato in un parere del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA) sul sito della Sanità, l’Ocratossina A (Ota), composto derivante dall’accoppiamento tra l’aminoacido fenil-alanina e la cumarina, è tra le sostanze dannose più diffuse nei prodotti alimentari e “riveste particolare rilevanza sanitaria, in quanto ha spiccate proprietà tossiche, tra cui la cancerogenicità con potenziale meccanismo genotossico”.

La sua presenza è riscontrata in vari prodotti tra i quali caffè, frutta secca, vino e cereali, ma è presente anche in alimenti di origine animale, soprattutto nei prodotti a base di carne suina e nei prodotti lattiero-caseari, “nei quali è correlata principalmente alla proliferazione superficiale di funghi tossicogeni durante le fasi di stagionatura e stoccaggio dei prodotti”.

L’ocratossina svolge un’azione nefrotossica significativa che può portare a danno renale non reversibile e le sono attribuite proprietà cancerogene e azione immunosoppressiva.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha stabilito una soglia di assunzione settimanale tollerabile (Dst) basata sulla tossicità e la cancerogenicità per il rene.

In base ai valori di riferimento tossicologici di Efsa, i livelli di esposizione stimati forniscono margini di esposizione (Moe) “inferiori a 10.000 per gli effetti neoplastici con meccanismo genotossico, indicativo di un rischio per la salute per i bambini e per i forti consumatori”.

Come ricorda il Cnsa “a tutela della salute del consumatore, è opportuno adottare buone pratiche nella stagionatura di formaggi e salumi per prevenire e ridurre la contaminazione da Ota. Inoltre, è importante informare il consumatore che è necessario evitare il consumo di formaggi e salumi che presentino muffe potenzialmente tossigene e che non è sufficiente asportare le sole parti ammuffite, in quanto la micotossina può migrare in profondità”.