Pubblica amministrazione, addio ritardi. Ora lo stato paga in anticipo

I dati sui 30 milioni di saldi registrati dal Mise. Lo stato ha regolarizzato la sua posizione nel 95,9% dei casi. Chi paga prima

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

I ritardi della pubblica amministrazione potrebbero essere un ricordo. Lo testimoniano i dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze riguardanti i tempi medi impiegati dallo Stato per saldare un pagamento nell’anno 2020.

Ebbene la finestra della corresponsione dell’importo dovuto è stata di soli 45 giorni. Un numero che mette in luce un anticipo di 3 giorni rispetto alla scadenza limite per il pagamento.

Insomma, la Pa, che non poteva vantare ad oggi una gran reputazione di puntualità nei pagamenti, nel 2020 è addirittura risultata in anticipo.

Un’ottima notizia, quella dell’efficienza della macchina pubblica, nel momento cruciale in cui ci si troverà a gestire l’ingente flusso di risorse provenienti dall’Europa da investire per risanare un’economia messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria.

Cosa dicono i dati suoi pagamenti della Pubblica amministrazione

Le cifre risultano da un’analisi condotta grazie al sistema informativo della Piattaforma per i Crediti Commerciali (PCC). I dati sono stati rilevati a maggio di quest’anno e ricavati da quasi 30 milioni di fatture recapitate al settore pubblico nell’anno del Covid, per un importo totale di circa 150 miliardi di euro.

Sono 24,7 milioni le fatture che sono state pagate, per una cifra totale di 140 miliardi di euro circa. In percentuale, si tratta quindi della corresponsione del 95,9% del totale degli importi.

La Pubblica amministrazione è sempre più veloce. Chi fa meglio

Come osserva il Mise, i tempi di pagamento seguono un andamento discendente che è già stato evidenziato per i precedenti 5 anni a partire dal 2021. nel 2015, il tempo medio di pagamento era in effetti molto maggiore: 74 giorni. Si è quindi passati ai 48 nel 2019 e al record temporaneo di 45 nel 2020. Mentre nel 2019 si cadeva in corrispondenza esattamente del termine di pagamento, un anno dopo la corresponsione del dovuto in denaro è da considerarsi addirittura in anticipo sui tempi di 3 giorni.

Le migliori performance, sono quelle del comparto delle Regioni e Province autonome e degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta anche dei soggetti che dal 2018 al 2020 sono maggiormente migliorati, segnando, nell’ultimo anno di registrazioni, un anticipo tra i 15 e i 10 giorni, in riduzione rispettivamente di 12 e 10 giorni sul 2018.

Ma il ministro Brunetta punta a migliorare ulteriormente le prestazioni dei pubblici uffici.

Dieci ministeri su dodici pagano in ritardo

A fare il punto della situazione sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione ci ha pensato la Cgia di Mestre, che ha spiegato che:

In una fase di difficoltà economica senza precedenti tutti si sarebbero aspettati che almeno i ministeri avessero pagato con puntualità le imprese fornitrici. Invece, le cose sono andate diversamente. Nel 2020, infatti, ben 10 ministeri su 12 lo hanno fatto in ritardo rispetto alle disposizioni previste dalla direttiva europea; in moltissimi casi peggiorando lo score registrato nel biennio precedente e confermando un trend che relega la nostra pubblica amministrazione tra le peggiori pagatrici d’Europa.

L’associazione ricorda che nel 2020:

La situazione più critica relativa all’Indicatore di tempestività nei pagamenti registrato dai dicasteri italiani riguarda il ministero dell’Interno che ha saldato le fatture ricevute con un ritardo medio di oltre 62 giorni. Seguono il ministero della Difesa con oltre 36, lo Sviluppo Economico con quasi 28 e il ministero delle Infrastrutture con quasi 27.