Durante il periodo di emergenza sanitaria causato dal Covid-19, con l’adozione di ingressi scaglionati e prenotazioni obbligatorie, le lunghe attese in fila presso gli uffici pubblici sono diventate un ricordo lontano. Tuttavia, con la progressiva fine della pandemia, i cittadini hanno gradualmente ripreso a frequentare gli sportelli, determinando un nuovo e significativo aumento dei tempi d’attesa. Ma quanto tempo perdiamo effettivamente in coda? Quali regioni si distinguono per un migliore approccio a questo problema?
Sportelli pubblici, aumentano i tempi d’attesa
A fare un’analisi dettagliata della situazione è uno studio condotto dalla Cgia di Mestre: secondo le stime, nel 2023, rispetto al 2021, circa 2,5 milioni di cittadini (il 17,3% del totale) hanno dovuto attendere più di 20 minuti per essere serviti presso uno sportello pubblico, sia esso dell’Asl o dell’ufficio anagrafe del comune. Questo aumento dei tempi d’attesa colpisce soprattutto gli individui di età superiore ai 64 anni, i quali, a differenza dei giovani, presentano minori competenze informatiche che consentirebbero loro di accedere ai servizi online.
Nel periodo compreso tra il 2021, ancora segnato dalla crisi pandemica, e il 2023, primo anno dopo il Covid, si è registrato un aumento del 12,9% (+2,2 milioni di persone) nel numero di individui che si sono recati presso una Asl. Parallelamente, coloro che hanno atteso più di 20 minuti sono aumentati del 24,4% (+1,9 milioni persone).
Nello stesso intervallo temporale, il numero di persone che hanno dovuto recarsi fisicamente presso l’ufficio anagrafe del proprio comune è cresciuto del 13,4% (+2 milioni di persone). Allo stesso tempo, l’attesa prolungata oltre i 20 minuti è stata sperimentata dal 14,1% degli intervistati, registrando un aumento di 553.000 persone rispetto al periodo precedente.
La classifica delle regioni più lente
Secondo i dati della Cgia, le Asl in Sicilia si sono distinte per essere le più lente nell’erogare referti e pratiche tecniche/burocratiche, con il 68,4% degli adulti che ha dichiarato di aver atteso più di 20 minuti. Le Asl del Molise seguono con il 67,6%, seguite dalla Calabria con il 67,2%, la Campania con il 65,8% e la Basilicata con il 65%. Tra il 2021 e il 2023, le regioni dove teoricamente la fila agli sportelli Asl è aumentata di più sono state l’Abruzzo (+11 persone), il Veneto e la Basilicata (entrambe con +10 persone) e la Sardegna (+9 persone). Non è noto che il settore dell’Asl sia quello con più ritardi, dove si è registrato anche un aumento delle tariffe negli ultimi anni.
Per quanto riguarda gli sportelli degli uffici anagrafe, quelli nei comuni del Lazio sono stati i più lenti nell’erogare i certificati richiesti dai residenti, con il 44,1% degli adulti che ha dichiarato di aver atteso più di 20 minuti. Seguono i comuni siciliani con il 43,3%, quelli della Puglia con il 34,7%, quelli della Calabria con il 33,5% e quelli della Campania con il 32,2%. Tra il 2021 e il 2023, i comuni dove ipoteticamente la fila agli sportelli dell’anagrafe è aumentata di più sono stati la Calabria (+8 persone), l’Umbria (+6 persone) e l’Abruzzo (+5 persone).
Diversamente, le amministrazioni comunali che hanno visto una diminuzione della fila negli ultimi due anni sono state quelle del Molise (-6 persone), delle Marche (-3 persone), dell’Emilia-Romagna, Piemonte e Campania (tutte e tre con -2 persone). L’efficienza degli uffici anagrafe dei comuni sembra essere inversamente proporzionale alle dimensioni, con il 12,6% delle persone che hanno dichiarato di aver atteso più di 20 minuti negli amministrazioni con meno di 10 mila abitanti, salendo al 23,3% nei comuni tra i 10 e i 50 mila abitanti e toccando il 36,4% per quelli con più di 50 mila abitanti nel 2023.
Il confronto con l’Europa
Emergono differenze significative anche tra i residenti nei comuni limitrofi e quelli più distanti dalle grandi città. Nelle aree periferiche delle grandi città, il 23,8% delle persone ha atteso più di 20 minuti, mentre nelle zone centrali questa percentuale schizza al 55,5%.
Inoltre, per le piccole e medie imprese (PMI), la Pubblica Amministrazione rappresenta un grosso problema: più dell’80% degli imprenditori italiani ritiene che la PA imponga procedure amministrative estremamente complesse. A differenza della Francia, nessun altro paese dell’Area dell’Euro ha registrato un livello di insoddisfazione così elevato come l’Italia. Nel 2023, rispetto alla media dei 20 Paesi monitorati, l’Italia ha mostrato un divario negativo di quasi 25 punti percentuali in più.