Armi a Israele, Schlein dice no ma Tajani chiarisce: “Lo avevamo già deciso noi mesi fa”

Schlein parla di rischio "crimini di guerra" e FdI insorge. Sullo stop all'invio di armi a Israele, Tajani spiega che era già stato stabilito lo scorso ottobre

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La segretaria del Pd Elly Schlein ha invitato a non inviare armi a Israele. La richiesta è arrivata dall’hotel Ai Cappuccini di Gubbio, ex convento riconvertito in struttura ricettiva a quattro stelle dove i parlamentari del Partito democratico sono al secondo giorno di ritiro.

Schlein contro l’invio di armi a Israele

“Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti – ha detto Schlein – di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra“.

Elly Schlein ha poi chiarito la posizione del Pd in merito al secondo fronte di guerra: “Dobbiamo continuare e insistere sul supporto all’Ucraina, non deve esserci e non c’è alcuna ambiguità“.

Tajani contro Schlein

Raggiunto dalle telecamere, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito, in toni pacati, la posizione dell’Italia in merito all’invio di armi a Israele: “È dal 7 ottobre che abbiamo deciso di non inviare più armi a Israele quindi non c’è da discutere su questo punto. La decisione è stata presa, lo abbiamo detto in Parlamento”.

Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Tajani ha alzato l’asticella della polemica: “Il periodo in cui sono state inviate più armi è stato durante il governo Conte. È pura propaganda. Al Pd dovrebbero essere meglio informati“. Per quanto riguarda la frase di Schlein, Tajani ha parlato di “una affermazione basata su una cosa che non esiste, perché l’Italia ha interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele”.

Fratelli d’Italia all’attacco di Elly Schlein

Oltre all’invio delle armi, ciò che ha indignato il centrodestra riguarda la loro possibile destinazione d’uso: le parole di Elly Schlein sembrano descrivere gli attacchi di Israele contro Hamas come dei “crimini di guerra”. Una posizione che si allinea a quella espressa a dicembre da parte dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha chiesto a Israele di aprire un’indagine su “possibili crimini di guerra commessi” da parte delle sue forze armate a Gaza.

Il centrodestra è insorto contro la presa di posizione della segretaria del Pd. “Parole non solo inaccettabili, ma indiscutibilmente vergognose. Sembrano negare gli atti di inaudita violenza perpetrati da Hamas“, ha scritto in una nota il gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

Critiche arrivano anche dal capogruppo al Senato di Italia Viva Enrico Borghi, secondo il quale Elly Schlein starebbe mettendo in atto “una politicamente suicida rincorsa al massimalismo del M5s”.

La posizione italiana su Israele

Tajani ha inoltre espresso la posizione italiana in merito al conflitto in Medio Oriente: “Intanto bisogna concludere la guerra e creare una amministrazione temporanea sotto l’egida delle Nazioni Unite, una missione che secondo me dovrebbe essere guidata da un Paese arabo”, ha detto Tajani. “In questo quadro, se ci verrà chiesto, noi siamo pronti a coinvolgere i nostri militari, in una missione di pace. L’Italia ha una buona conoscenza dell’area”.

Una volta che i cannoni avranno smesso di sparare, la strada secondo il governo italiano sarà quella di due popoli e due Stati: “Bisognerà lavorare duro per convincere le parti, ma i due popoli e due Stati sono l’unica soluzione per la pace. Non è un compito facile, Netanyahu non vuole, Hamas non vuole. Herzog mi è sembrato più disponibile a far nascere uno Stato palestinese”.