Anche in guerra ci sono delle regole: quelle che Israele non sta rispettando

Il conflitto tra Israele e Hamas mette alla prova il diritto internazionale, perché sì: anche in guerra ci sono delle regole che vanno rispettate

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Il conflitto tra Israele e Hamas mette alla prova il diritto internazionale, perché sì: anche in guerra ci sono delle regole che vanno rispettate e, purtroppo, le ultime notizie parlano di una Striscia di Gaza massacrata, bombardata ininterrottamente e a corto di viveri e beni di prima necessità.

A Gaza non ci sono provviste, manca carburante, l’accesso all’elettricità e a Internet, persino l’acqua non basta, e gli ospedali sono ridotti allo stremo, oltre che presi di mira.

I leader israeliani, però, hanno avviato gli attacchi anche via terra e fatto sapere al mondo che sarà una “guerra lunga”. A pagarne lo scotto maggiore, purtroppo, civili, donne e bambini che muoiono a migliaia in questi giorni, a spregio di qualsiasi legge e mentre le potenze mondiali assistono.

Quali leggi di guerra proteggono i civili e i bambini

Le Convenzioni di Ginevra costituiscono il nucleo del diritto internazionale umanitario. Le quattro convenzioni furono adottate nel corso di una serie di trattati tra il 1864 e il 1949 e oggi sono considerati i pilastri legislativi per quanto riguarda la protezione dei bambini durante i conflitti armati. Sono state ratificate da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite e integrate da sentenze dei tribunali internazionali sui crimini di guerra.

La quarta Convenzione di Ginevra, adottata nel 1949, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, è incentrata sulla protezione dei civili, anche nei territori occupati. Lo Stato di Israele, appena formato, firmò il 6 luglio 1951, ed è ancora oggi uno dei 196 paesi ad averlo fatto.

I principi del trattamento dei civili, dei soldati e dei prigionieri di guerra fanno parte di un sistema noto collettivamente come “Legge sui conflitti armati” o “Diritto umanitario internazionale”.  Le regole, in questo caso, sono definite da numerosi articoli e protocolli aggiuntivi alle Convenzioni, che includono come garanzie:

  • creazione di ospedali e zone di sicurezza per i bambini di età inferiore ai 15 anni;
  • l’accesso a “prodotti alimentari, vestiti e ricostituenti essenziali” per i bambini nelle aree sotto assedio;
  • un’attenzione speciale ai bambini orfani o separati dalle loro famiglie;
  • l’evacuazione di bambini in aree sicure finalizzata a unirli alle loro famiglie. Inoltre, quando i bambini vengono evacuati, garantire che siano disponibili “ministri di tutte le religioni, personale medico e attrezzature mediche” nel luogo in cui i bambini vengono spostati.

Bisogna aggiungere, inoltre, che anche se gli Stati affermano di agire per legittima difesa, le regole del conflitto armato si applicano a tutti i partecipanti a una guerra. Anche ai membri di Hamas possono essere imputati crimini di guerra, così come un assedio di un esercito riconosciuto o uno Stato può essere considerato un crimine se prende di mira i civili. Questo vuol dire che anche se Israele sta giustificando le sue azioni come un mezzo legittimo per difendersi e indebolire i terroristi, se si tratta di azioni sproporzionate, anche gli attacchi contro obiettivi militari possono essere considerati crimini di guerra se “sproporzionati”.

Le regole di diritto internazionale che Israele non sta rispettando

La quarta Convenzione di Ginevra afferma che i bambini hanno diritto alla protezione del loro ambiente culturale e alla loro educazione, anche in tempo di guerra. Eppure, Israele ha già bombardato dozzine di scuole nella Striscia di Gaza. Almeno 90 istituti scolastici sono stati danneggiati dai bombardamenti israeliani, comprese diverse gestite dalle Nazioni Unite, che fungevano anche da rifugi dove le persone si trasferivano dopo che le loro case e i loro quartieri erano stati attaccati con attacchi missilistici.

Migliaia di bambini sono stati uccisi dagli attacchi aerei israeliani, mentre quelli a Gaza ancora vivi o feriti vengono privati di cibo e medicine, in violazione della quarta Convenzione di Ginevra.

Human Rights Watch, con sede a New York, ha inoltre citato come possibili crimini di guerra “il deliberato attacco contro i civili, gli attacchi missilistici indiscriminati e la presa di civili come ostaggi” da parte di gruppi armati palestinesi, oltre ai contrattacchi israeliani troppo violenti su Gaza.

Una conseguenza del “blocco totale” di Gaza annunciato da Israele dopo l’attacco di Hamas, con cui senza mezzi termini era stato annunciato (e poi realizzato) proprio lo stop all’ingresso di viveri, medicinali, carburante e altri beni essenziali nell’enclave. Le organizzazioni internazionali hanno chiesto la creazione di un corridoio umanitario più sicuro, sostenendo che le strutture mediche di Gaza sono al “punto di rottura”, ma finora Israele si è rifiutato di cedere.

Intanto, secondo una dichiarazione di Fabrizio Carboni, direttore regionale per il Vicino e Medio Oriente del Comitato internazionale della Croce Rossa, elettricità e generatori che hanno smesso di funzionare mettendo a rischio anche i neonati nelle incubatrici.

Chi può perseguire le violazioni del diritto internazionale?

In risposta alla violenza di Hamas, Israele ha messo Gaza, dove vivono 2,3 milioni di persone, sotto assedio e ha lanciato la campagna di bombardamenti di gran lunga più potente nella storia di 75 anni di conflitto israelo-palestinese, distruggendo interi quartieri. La presa di ostaggi, l’omicidio e la tortura sono esplicitamente vietati dalle Convenzioni di Ginevra, quindi – con le denunce che si susseguono in questi giorni – la controffensiva di Israele potrebbe essere oggetto di un’indagine per crimini di guerra, così come le azioni di Hamas.

Tribunali come la Corte penale internazionale dell’Aia possono avviare un’indagine per determinare se gli attacchi in Palestina e Israele violano il diritto internazionale. Gli attivisti hanno chiesto alla Corte penale internazionale di rompere il silenzio sull’aggressione israeliana a Gaza, anche se già in passato i giudici CPI hanno avviato indagini su potenziali crimini di guerra commessi dalle forze israeliane nei territori palestinesi (senza portare all’individuazione di colpevoli).

Quando si tratta di crimini di guerra, comunque, il procedimento è questo:

  • le prime a processare presunti crimini di guerra sono le giurisdizioni locali, in questo caso i tribunali di Israele e dei territori palestinesi;
  • se i presunti autori palestinesi di atrocità in Israele e tutti i presunti autori di crimini nei territori palestinesi occupati non vengono consegnati alla giustizia in patria, la Corte penale internazionale (CPI) dell’Aja è l’unico organo legale internazionale in grado di sporgere denuncia;
  • lo Statuto di Roma istitutivo della CPI le conferisce l’autorità legale di indagare su presunti crimini commessi sul territorio dei suoi membri o da parte di loro cittadini, quando le autorità nazionali “non vogliono o non possono” farlo.

Tuttavia, sebbene le Convenzioni di Ginevra richiedano che le violazioni siano punite, in passato raramente si sono verificati procedimenti giudiziari.

C’è inoltre un altro passaggio ostico da considerare. La Corte penale internazionale (CPI), il tribunale permanente mondiale per i crimini di guerra, è stata aperta all’Aia nel 2002. Ha giurisdizione sui crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio commessi nei suoi 123 stati membri o commessi dai suoi cittadini. Molte delle maggiori potenze mondiali non ne fanno parte, tra cui Cina, Stati Uniti, Russia, India ed Egitto, che riconoscono la Palestina come Stato membro, mentre Israele rifiuta la giurisdizione della Corte e non si impegna formalmente a rispettarne le decisioni.

Infatti, La Corte penale internazionale ha avviato un’indagine sulle accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nei territori palestinesi occupati già nel 2021. Eppure a tali operazioni, nonostante budget e staff illimitato, nessun mandato di arresto ha fatto seguito fino ad oggi.